Eddington: il Covid, i guru, il complottismo. Il caos noioso di Ari Aster

  • Postato il 17 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Ari Aster, ma che succede? Voce sorprendente e anticonvenzionale della nuova generazione di cineasti, innovatore del genere horror, il trentanovenne di Santa Fe inciampa ancora. Eddington (dal 17 ottobre al cinema), che ha segnato il suo ingresso nell’Olimpo di Cannes, lascia affaticati e annoiati. Dalla pandemia al complottismo, dalla supremazia bianca all’imperversare dei social, tante le tematiche affrontate, spesso in maniera sregolata. Tanto caos, tanta noia.

Non basta un super cast

Eppure il cast di Eddington è quello delle grandi occasioni. Ari Aster assolda nuovamente Joaquin Phoenix, dopo averlo voluto in Beau ha paura (2023), il suo primo sbandamento dopo il successo di Hereditary – Le radici del male e Midsommar – Il villaggio dei dannati, horror raffinati e originali.

È lui lo sceriffo di Eddington, polveroso paese immaginario del New Mexico, nel sud-ovest americano. Un po’ impacciato, tormentato, è ossessionato dalla moglie, con cui fatica a entrare in contatto, chiusa com’è in un suo mondo di dolore, provata nella sanità mentale. Ed ecco Emma Stone! A lenire un po’ le ferite di lei c’è un guru online, che offre ai suoi seguaci una performance di conforto e consolazione (niente meno di Austin Butler).

Il rivale dello sceriffo, invece, ha il volto schietto e in salute di Pedro Pascal, che interpreta il sindaco di Eddington, sicuro di sé, progressista, a fine mandato e pronto a ricandidarsi per un nuovo incarico. Ed eccola, la miccia che porterà alla collisione: anche lo sceriffo di Joaquin Phoenix vuole candidarsi a sindaco e scende in campagna elettorale e. Tra i due c’è un rapporto spinoso, dovuto a un grande torbido dubbio sul passato. E il capo della polizia è convinto della sua verità.

Eddington: il Covid, i guru, il complottismo. Il caos noioso di Ari Aster
Emma Stone in “Eddington” (Foto: I Wonder Pictures)

Eddington, così ambizioso e dispersivo

A tutto questo fa da sfondo l’estate 2020 della pandemia di Covid. Anzi, l’isteria di supposizioni, paure e sospetti complottistici generati dal Coronavirus è piena protagonista. Inonda le 2 ore e 28 minuti di film della sua ebbra confusione. Ma il suo spettro è così vicino e recente, e ci ha riempito così tanto gli animi negli ultimi anni, che non scalfisce l’interesse.

Ari Aster sfida i confini dei generi, mescolando commedia dark, western, thriller fino allo splatter. Ma ora è didascalico, ora si lascia prender la mano perdendo il controllo della narrazione. Rari i momenti in cui, da spettatori, ci si sente pienamente e convintamente dentro la storia.
Al Festival di Cannes 2025, dove Eddington era in corsa per la Palma d’oro, se ne uscì senza premi.

Quando il successo non l’aveva ancora abbracciato, Ari Aster sapeva essere provocatorio e bruciante, in lenti e coinvolgenti crescendo di tensione. La sensazione è che ora, che ha a disposizione favori di budget e libertà creativa, si perda in progetti tanto ambiziosi e dispersivi che non riesce a incanalare.

Eddington: il Covid, i guru, il complottismo. Il caos noioso di Ari Aster
Joaquin Phoenix e Pedro Pascal in “Eddington” (Foto: I Wonder Pictures)

Un western dove le pistole sono i cellulari

«Sappiamo tutti che viviamo nelle nostre camere dell’eco perché siamo intrappolati in un sistema basato sul feedback», ha affermato Aster. «Il problema è che le persone non si ricordano di saperlo. Eddington parla di ciò che accade quando il feedback aumenta a dismisura e le bolle entrano in collisione».

Prima è scoppiata la pandemia, quindi c’è stato l’orribile omicidio di George Floyd. Aster ha scritto Eddington per usare quella confluenza di eventi e cercare di dare un senso a ciò che stava accadendo.

Da internet si è mosso un flusso di notizie, esperienze personali, teorie complottiste e disinformazione. Aster ha visto qualcosa in quel flusso, nel ruolo che la tecnologia ha nel manipolarci e dividerci: «Eddington è un western, ma le pistole sono telefoni», le sue parole.

Entrano in scena il movimento Black Lives Matter, le pericolose illazioni di QAnon, la pedofilia, il terrorismo Antifa, gli indiani d’America, una giostra sfinente di mistificazione della verità. Le paure della nostra epoca, certo. Ma tanto, troppo, senza incisività.

Una curiosità? Eddington ha trovato le sue location per lo più a Truth or Consequences, cittadina del New Mexico molto cinematografica, dai bellissimi panorami circostanti, e da un nome singolare che tradotto significa “verità o conseguenze”. Nel 1950 gli abitanti, tramite referendum, scelsero di cambiare il nome della località da Hot Springs in quello di un popolarissimo show di quegli anni.

Autore
Panorama

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