Economia, le previsioni della Regione: la Liguria crescerà dell’1% all’anno ma domina l’incertezza
- Postato il 16 dicembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. “Una crescita economica moderata ma costante, prossima all’1% annuo“. È la previsione per la Liguria contenuta nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza regionale che in questi giorni passa al vaglio del Consiglio nella seduta di bilancio. Una stima superiore a quella nazionale che, pur mettendo in conto una crescita progressiva nei prossimi tre anni, si ferma a un +0,9% nel 2028.
“Nel periodo compreso tra il 2025 e il triennio successivo – si legge nel documento – il Pil regionale sarebbe trainato principalmente dai consumi delle famiglie, sostenuti dall’aumento dei salari reali e dal graduale rientro dell’inflazione verso i livelli obiettivo. Permangono tuttavia rischi legati alle tensioni sui traffici commerciali internazionali, che potrebbero incidere sull’export ligure, in relazione alla volatilità e alle oscillazioni cicliche del settore. Per quanto concerne gli investimenti, a fronte del contributo positivo derivante dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, si prospetta una dinamica più incerta, imputabile alle aspettative prudenti di imprese e consumatori”.
Gli uffici della Regione citano i dati positivi dell’occupazione (+2,1% nel secondo semestre rispetto allo stesso periodo del 2024, secondo l’Istat) e del turismo, mentre i numeri dei traffici portuali restano in chiaroscuro: l’Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale segna una contrazione dei volumi del 2,9% nel secondo semestre, dipendente in gran parte da prodotti petroliferi ed energetici (-7,6%) e traffico convenzionale (-5,9%) nonostante il buon andamento dei container (+3,9%) e delle rinfuse solide (+8,7%). I passeggeri delle crociere sono cresciuti del 10%, quelli dei traghetti dell’1,6%.
“L’attuale scenario macroeconomico continua a essere estremamente complesso e connotato da un certo grado di incertezza a causa delle misure adottate dall’amministrazione statunitense in tema di dazi con un conseguente cambio di regime in termini di politiche commerciali che si è innestato su un contesto già caratterizzato da accresciuti conflitti e tensioni geopolitiche – si legge ancora nella Nadefr -. Risulta conseguentemente difficile elaborare previsioni che rimangano solide nel tempo” in termini di finanza pubblica regionale.
Anche la programmazione sanitaria regionale “risente inevitabilmente del sotto-finanziamento del sistema sanitario pubblico che si protrae già da diversi anni. I dati evidenziano come in Italia la spesa sanitaria pubblica si attesti al 6,3% del Pil, un valore nettamente inferiore sia alla media Ocse del 7,1% che alla media Ue del 6,9%, con un gap che va dai +4,3 punti percentuali della Germania (10,6% del Pil) ai +0,1 del Portogallo (6,4% del Pil)”.