Economia della Liguria, nel 2024 è calma piatta: “Ma la stabilità è una buona notizia”
- Postato il 13 novembre 2024
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- Di Genova24
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Genova. Calma piatta. Si può sintetizzare così l’economia della Liguria nel 2024 secondo l’aggiornamento congiunturale presentato oggi nella sede della Banca d’Italia. Uno scenario in linea con quello italiano, che risente soprattutto del contesto internazionale e almeno non mostra segnali marcatamente negativi. Ancora una volta, data l’elevata incertezza, le previsioni degli operatori restano improntate alla prudenza.
“È un quadro di sostanziale stabilità e questa è una buona notizia, moderatamente positiva – spiega la direttrice della sede genovese di Bankitalia Raffaella Di Donato -. Ci stiamo muovendo in linea con l’economia nazionale e, dove ci sono degli scostamenti, questi non sono particolarmente significativi. È chiaro che c’è stato in Liguria, così come un po’ in Italia, un forte rimbalzo dopo il periodo del Covid, poi c’è stata una progressiva riduzione del prodotto interno lordo”.
Che segnali si intravedono per il futuro? “Chiaramente in questa fase dell’anno parliamo di stime. Sappiamo che a livello nazionale le stime si aggirano intorno ad uno 0,6%. Noi siamo su una crescita pressoché nulla. È chiaro che c’è lo scenario di un rallentamento della domanda mondiale, anche di una frammentazione delle catene di valore e dei mercati internazionali. Questo potrebbe pesare sugli scenari di crescita della regione e del Paese”.
Nell’industria in senso stretto, nei primi tre trimestri dell’anno il numero delle ore lavorate è aumentato marginalmente, mentre il fatturato e le quantità vendute non sono variati in misura apprezzabile. Anche gli investimenti attesi per il 2024 dovrebbero attestarsi sugli stessi livelli del 2023.
Un segnale negativo arriva sul fronte delle esportazioni: “Stiamo soffrendo un po’ e questo è un dato in controtendenza con quello nazionale – spiega la direttrice della sede di Genova della Banca d’Italia -. Però sul comparto industriale e manifatturiero ligure pesa molto la cantieristica, che ha un ciclo di produzione assolutamente particolare, quindi questo non deve influenzare più di tanto l’analisi dei dati complessivi. Peraltro, anche al netto di questa componente, abbiamo rilevato una flessione delle esportazioni degli altri prodotti in questo periodo dell’anno. È chiaro, sono dati congiunturali, quindi non possiamo fare analisi strutturali. Possiamo dire che questa è una fase storica nella quale rileviamo questa questo momento di calo. Vedremo poi nel consuntivo di fine anno”.
L’espansione nell’edilizia è proseguita ma rallenta ancora, anche per effetto del minore ricorso al Superbonus dopo le modifiche al quadro normativo. Le ore lavorate segnalate alle Casse edili sono cresciute di quasi il 3%. Il comparto ha continuato a trarre vantaggio dai lavori relativi alle principali opere infrastrutturali, che beneficiano delle ingenti risorse messe a disposizione dal Pnrr.
Nel settore immobiliare le compravendite di abitazioni sono ancora diminuite di oltre il 4%, sebbene in misura meno intensa, mentre nel segmento non residenziale sono aumentate del 4%.
Nel complesso del terziario l’attività e rimasta sostanzialmente invariata. Tra gennaio e agosto le presenze turistiche sono state prossime quelle del corrispondente periodo dello scorso anno, con una crescita minima dello 0,2%. All’incremento della componente straniera (1,6%) si è associato un calo di quella italiana (-0,8%). I passeggeri in transito nei porti regionali sono saliti marginalmente (0,6%), grazie alle crociere. Il traffico commerciale marittimo espresso in tonnellate è rimasto pressoché stazionario (-0,3%), mentre il numero di container trasportati e tornato a crescere (1,7%).
Mercato del lavoro senza infamia e senza lode. Il numero degli occupati si è attestato su valori prossimi a quelli del primo semestre 2023 (poco meno di 630mila): la crescita dei dipendenti (2%) ha compensato la riduzione degli autonomi (-6,2%o), mentre non si sono osservate differenze apprezzabili tra gli andamenti della componente femminile e di quella maschile. Le attivazioni nette di nuove posizioni lavorative sono calate di quasi il 5%, per tutte le tipologie contrattuali e nei principali comparti. Il numero di persone in cerca di occupazione è diminuito -9,6%, determinando una discesa del tasso di disoccupazione del 5,9%. Il ricorso alle forme di integrazione salariale si è ulteriormente abbassato. “Secondo me il dato è nel complesso positivo – commenta Di Donato -. Poi ci possono essere anche qui delle stagionalità che influiscono o fenomeni di carattere strutturale che però, non fanno parte di questo tipo di analisi”.
Il calo dell’inflazione ha favorito una moderata ripresa (2,4%) del reddito disponibile delle famiglie, che ha contribuito a sostenere i consumi, in leggero aumento (0,8% a valori costanti). Nonostante la riduzione dei tassi applicati alle nuove operazioni, è continuata la flessione dei mutui per l’acquisto di abitazioni (-1,6%); il credito al consumo, invece, è ancora cresciuto (5,6%o), soprattutto nella componente finalizzata all’acquisto di automezzi.
Nell’ambito del risparmio finanziario, i depositi delle famiglie e delle imprese liguri sono diminuiti complessivamente del 3,5%: il calo, concentrato nella componente rappresentata dai conti correnti, ha continuato a riflettere la preferenza della clientela verso strumenti che offrono una remunerazione più elevata. I titoli di famiglie e imprese a custodia presso il sistema bancario, valutati ai prezzi di mercato, sono aumentati (16%), in particolare i titoli di Stato e le obbligazioni bancarie
Le attese sulla redditività sono favorevoli: circa i quattro quinti delle aziende liguri prevedono di conseguire un utile nel 2024. Sebbene i tassi di interesse applicati alle nuove operazioni di finanziamento con durata superiore all’anno abbiano cominciato a diminuire, la domanda di prestiti da parte delle imprese, che dispongono di riserve di liquidità ancora elevate nel confronto storico, è rimasta nel complesso invariata e la flessione del credito al comparto produttivo è proseguita (-5,7% alla fine di giugno). Relativamente alla qualità degli attivi bancari, i flussi di posizioni deteriorate si sono mantenuti su livelli analoghi a quelli dell’anno precedente e la rischiosità dei prestiti che non presentano anomalie di rimborso non ha fatto segnare particolari variazioni.