Ecco quel che resta dei dazi di Trump

  • Postato il 6 giugno 2025
  • Di Panorama
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A poco più di due mesi dal “Liberation day” con cui il presidente Trump ha dato il via alla guerra commerciale (e successive pause) ecco che cosa resta oggi dei dazi  Usa.

1. Quali sono le ultime misure tariffarie imposte dagli Stati Uniti e cosa comportano?
Gli Stati Uniti hanno introdotto nuovi dazi del 50% su acciaio e alluminio, raddoppiando così le tariffe precedenti del 25% in vigore dal 2018. Le nuove misure colpiscono la stragrande maggioranza dei Paesi esportatori. L’obiettivo dichiarato è quello di proteggere l’industria siderurgica nazionale, ma la misura ha già innescato reazioni diplomatiche e preoccupazioni nei principali partner commerciali degli USA, in particolare nell’Unione Europea.

2. Esistono Paesi che sono stati esclusi da queste nuove tariffe?
Sì, l’unico Paese finora esentato dall’aumento al 50% è il Regno Unito, che l’8 maggio ha sottoscritto un accordo commerciale bilaterale con gli Stati Uniti. In base a tale intesa, Londra continuerà a beneficiare di un regime tariffario agevolato, con dazi generali fissati al 10%. Il governo britannico ha inoltre ottenuto l’azzeramento delle tariffe sull’acciaio e sull’alluminio, precedentemente soggette all’aliquota del 25%. Una vittoria diplomatica che Downing Street ha rivendicato come un passo fondamentale per tutelare le imprese del settore.

3. Qual è il Paese dell’Unione Europea maggiormente penalizzato dalle nuove tariffe americane su acciaio e alluminio?
La Germania è, di gran lunga, il Paese europeo più colpito dalle nuove tariffe USA. Secondo i dati forniti da Eurofer, l’associazione europea dell’acciaio, l’UE esporta ogni anno circa 3,8 milioni di tonnellate di acciaio verso gli Stati Uniti, una quota rilevante per la manifattura americana, che ne ha bisogno per produzioni specializzate. Di questo totale, ben 840.000 tonnellate sono state esportate dalla Germania tra gennaio e novembre 2024, rendendo Berlino il primo esportatore europeo nel settore.

4. Qual è l’impatto atteso per l’industria italiana?
L’Italia, negli ultimi anni, ha diversificato le sue destinazioni commerciali per l’acciaio, riducendo progressivamente la dipendenza dal mercato statunitense. Dal picco di 708.000 tonnellate esportate nel 2018, si è scesi a 287.000 tonnellate nel 2024, secondo i dati di Federacciai. Questo ridimensionamento ha limitato l’esposizione diretta ai dazi. Tuttavia, per quanto riguarda l’alluminio – esportato principalmente come semilavorato di alta qualità – le preoccupazioni restano. Le quantità non sono elevate, ma Assomet segnala che il mercato americano difficilmente potrà sostenere un ulteriore aumento dei prezzi, con possibili ripercussioni negative sulla competitività delle imprese italiane.

5. Quando ha avuto inizio questa nuova fase di tensione commerciale tra Stati Uniti e resto del mondo?
Una data chiave è il 2 aprile, giornata che l’ex presidente Donald Trump ha ribattezzato «Liberation Day». In quell’occasione, ha annunciato l’imposizione unilaterale di dazi doganali a livello globale, segnando una netta escalation della guerra commerciale. La mossa è stata giustificata come un tentativo di riequilibrare la bilancia commerciale americana, ma ha suscitato forti critiche da parte di molti governi e associazioni industriali.

6. Quali altri settori, oltre a quello siderurgico, rischiano di essere coinvolti da nuove tariffe?
Oltre ad acciaio e alluminio, nel mirino dell’amministrazione statunitense ci sono numerosi altri comparti, in particolare l’agroalimentare, il vino, il tessile, l’elettronica e il settore farmaceutico. Secondo un’analisi condotta da Assolombarda, l’Italia rischierebbe pesanti contraccolpi in vari ambiti produttivi nel caso in cui si instaurasse un regime di dazi reciproci. I settori più vulnerabili sarebbero quelli della gomma-plastica, dei trasporti, della chimica, della farmaceutica, dell’agroalimentare e della meccanica. Si tratta di comparti strategici per l’export italiano, che potrebbero vedere aumenti significativi dei costi e una perdita di competitività.

7. L’entrata in vigore dei dazi è definitiva o è prevista una fase di negoziato?
Al momento, l’aumento tariffario è stato sospeso temporaneamente. È stato lo stesso Trump a dichiarare una pausa nell’applicazione delle cosiddette «tariffe reciproche», in attesa dell’esito dei negoziati con l’Unione Europea e con altri partner commerciali come Giappone, Canada e diversi Paesi dell’America Latina. La sospensione è valida fino al 9 luglio, ma non si esclude che possa essere prorogata o revocata a seconda degli sviluppi diplomatici.

8. Oltre all’acciaio e all’alluminio, quali altri dazi statunitensi sono già in vigore?
Sono attualmente attive tariffe del 25% su automobili, componenti e ricambi. Le misure relative alle auto sono entrate in vigore il 3 aprile, mentre quelle su componentistica e ricambi sono scattate il 3 maggio. Anche in questo caso l’obiettivo dichiarato è quello di sostenere la produzione nazionale e ridurre la dipendenza da forniture estere, ma le ripercussioni sui produttori europei – in particolare tedeschi e italiani – potrebbero essere significative.

9. Qual è stata la risposta ufficiale dell’Unione Europea?
L’UE ha deciso di adottare un approccio prudente ma determinato. Il 10 aprile, Bruxelles ha sospeso per 90 giorni l’entrata in vigore dei contro-dazi che la Commissione europea aveva predisposto in risposta alle misure americane. Questi dazi avrebbero colpito una serie di prodotti statunitensi a partire dal 15 aprile, ma il Consiglio dei ministri dell’UE – riunitosi il 9 aprile – ha optato per una sospensione temporanea, per dare spazio al dialogo e cercare di evitare un’escalation commerciale.

10. Chi rappresenta le due parti al tavolo delle trattative tra Stati Uniti e Unione Europea?
Per l’Unione Europea, i negoziati sono guidati dal commissario al Commercio Maros Šefčovič, diplomatico slovacco con lunga esperienza nei dossier comunitari. Dall’altra parte, per gli Stati Uniti, il responsabile è Jamieson Greer, rappresentante per il Commercio e avvocato esperto di politica commerciale. Greer dirige lo USTR (United States Trade Representative), l’organo preposto alla definizione della strategia tariffaria americana. I due si sono incontrati ieri a Parigi per un primo scambio diretto, volto a ridurre le tensioni.

11. Sono previsti altri incontri tra le due parti nelle prossime settimane?
Una data ufficiale per il prossimo round negoziale non è ancora stata comunicata. I dazi commerciali sono stati  dei temi centrali del colloquio tra il cancelliere tedesco Merz e il presidente Trump  insieme ad altri dossier strategici per le relazioni transatlantiche. L’incontro potrebbe rappresentare un momento chiave per capire la reale volontà dell’amministrazione americana di trovare una soluzione diplomatica.

Autore
Panorama

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