“Ecco perché i Comuni alimentano la speculazione edilizia: saccheggiamo il territorio per tenere in piedi i bilanci”

  • Postato il 17 ottobre 2025
  • Economia
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 2 Visualizzazioni

“Mai come ora, con Giorgia Meloni a palazzo Chigi, i Comuni sono allo stremo e alimentano l’edilizie e la speculazione per garantirsi qualche entrata in più”. Luigi Tassoni da 46 anni (quasi filati) è sindaco di Alonte, 1.500 anime in provincia di Vicenza. Secondo lui il caso Milano non è un capriccio del destino. La speculazione immobiliare, con i prezzi delle case alle stelle irraggiungibili perfino per il ceto medio, sono il frutto di ragioni strutturali. “I comuni sono incentivati alla speculazione edilizia, soprattutto dalla scarsità delle risorse”, dice Tassoni.

Sindaco, perché il cemento e gli affari immobiliari portano soldi in cassa ai Comuni?
I bilanci degli enti locali si reggono in piedi quasi esclusivamente grazie all’Imu, l’imposta municipale unica. E più alto è il valore dei beni immobiliare, maggiori risorse incasserà un ente locale dall’Imu.

Come si moltiplica il valore immobiliare di un Comune?
Con nuove aree edificabili, edifici, volumetrie. Insomma con le colate di cemento. Se aumentano, crescono gli incassi dei Comuni. Ecco perché il regime delle finanze locali è un incentivo strutturale alla speculazione. Se ci sono problemi di bilancio, un sindaco può fare due cose. La prima: aumentare l’Imu, una mossa sgradita agli elettori. La seconda: aumentare il numero di costruzioni su cui imporre l’Imu.

Con i valori immobiliari cresce l’incasso Imu ma aumentano anche gli oneri di urbanizzazione.
Certo, il rilascio dei permessi è condizionato dagli oneri, un’entrata importante per i Comuni. Dovrebbe essere destinata a investimenti e spese straordinarie. Invece i sindaci le usano per coprire la parte corrente del bilancio, cioè le spese ordinarie come gli stipendi, la manutenzione delle strade e del verde pubblico. Tecnicamente è scorretto, ma una norma statale consente tale utilizzo perché le entrate dei Comuni non bastano a coprire le spese: i bilanci di molti comuni sono strutturalmente in deficit..

Beppe Sala, il sindaco inquisito di Milano, con il rischio dello stop alle costruzioni minaccio: “Senza 165 milioni di oneri di urbanizzazione, sarei costretto a tagliare i servizi ai cittadini”.
Ma così saccheggiamo il territorio, lo riempiamo di fabbricati per sostenere i bilanci e i servizi in una logica che funziona a breve termine ma che nel lungo termine rischia di essere devastante.

Se fossero passate le norme del “Salva Milano” cosa sarebbe successo?
Avremmo trasformato l’urbanistica da scienza “quasi esatta” in un mercato. Il governo del territorio deve essere di competenza dei Consigli comunali, istituzioni che rappresentano l’intera comunità.

Invece a Milano e nel resto d’Italia cosa succede?
Le aule consiliari restano a guardare, non toccano palla, mentre le decisioni passano dagli accordi tra pubblico e privato, esaminati dalle commissioni tecniche. Ma non ci sono paletti o criteri per presidiare l’interesse pubblico. La difesa dei cittadini è affidata solo alla buona volontà di tecnici e politici impegni nei negoziati con le imprese.

Con i Comuni senza risorse e le regole blande degli accordi tra pubblico e privato, la speculazione trova spazio?
Certo ed è chiaro che nel gioco delle parti le aziende puntano al profitto lasciando in secondo piano i bisogni delle persone. Del resto la speculazione porta soldi in cassa anche al Comune, con l’Imu e gli oneri di urbanizzazione.

Ci rimette il ceto medio perché il costo delle case può schizzare in orbita, come a Milano e in parte anche a Roma.
Sì ma delle soluzioni ci sarebbero. Servono nuovi finanziamenti agli enti locali e una legge sul regime del suolo.

Partiamo dalla seconda: le norme sul suolo.
Oggi in Italia un’area se diviene edificabile aumenta di valore, ma ci guadagna quasi sempre solo il privato. In molte parti d’ Europa è diverso: tutti gli interventi di trasformazione urbana riconoscono il vantaggio per l’amministrazione pubblica, quando sale il valore immobiliare. In Italia questo non accade, perché mancano norme adeguate allo scopo sul regime dei suoli e la rendita fondiaria corre solo in un’unica direzione. Da noi domina il “partito trasversale” della rendita fondiaria.

La seconda soluzione?
Lasciare ai singoli Comuni la scelta della leva fiscale in modo ampio e diversificato. Non è detto che la stessa imposta funzioni bene per Alonte come per Cortina. Oppure destinare ai Comuni le risorse inutilizzate del Pnrr, una proposta dell’Asmel, l’associazione dei piccoli Comuni. Di sicuro non abbiamo mai avuto così poche risorse come ora, con il governo Meloni. I costi sono in aumento sull’energia, l’assistenza sociale, il personale. Ma le entrate sono fisse, quando non le tagliano.

L'articolo “Ecco perché i Comuni alimentano la speculazione edilizia: saccheggiamo il territorio per tenere in piedi i bilanci” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti