Ecco il vero motivo per cui la Furlan ha mollato il Pd: figuraccia dem senza precedenti
- Postato il 8 marzo 2025
- Di Libero Quotidiano
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Ecco il vero motivo per cui la Furlan ha mollato il Pd: figuraccia dem senza precedenti
Non è la prima volta che un parlamentare lascia il Pd. Forse, però, è la prima volta che lo fa non per diversità di visioni su temi etici odi politica internazionale, ma su un argomento come il lavoro. E forse è questo a fare più male - almeno per quanto riguarda i riformisti- nell'addio di Annamaria Furlan, ex segretaria generale della Cisl, alle elezioni politiche del 2022 eletta al Senato. «È una scelta sofferta», ha spiegato la senatrice in una lunga intervista al Corriere della Sera, «maturata dopo una lunga riflessione». Ha ringraziato la segretaria del Pd «per questi due anni importanti di lavoro ma la mia decisione purtroppo non poteva più attendere». Alla base della rottura coi dem, ha spiegato, c'è proprio il lavoro: «Per me caratterizzante, rappresenta l'impegno di una vita: purtroppo molto spesso mi sono trovata nel dibattito e nelle scelte che il Pd ha fatto a non condividere alcune impostazioni». Ha citato, innanzitutto, il salario minimo legale. «Fissare per legge il minimo salariale rischia di indebolire la contrattazione. Per me sono i contratti nazionali firmati da Cgil Cisl e Uil a definire i minimi salariali».
Assieme all'addio al Pd, Furlan ha annunciato anche l'adesione al gruppo parlamentare di Italia Viva, «un partito profondamente riformista, una componente essenziale nel centrosinistra: senza un centro forte e strutturato non si vince e non si può essere attrattivi verso i riformisti». Tornando ai motivi della rottura con il Pd, la senatrice ne ha citato un altro: ha spiegato di aver «molto sofferto il dibattito interno rispetto alla legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori alla governance delle imprese, una legge per cui la Cisl ha raccolto oltre 400.000 firme. È vero che il governo della destra ha falcidiato alcune parti fondamentali di quella legge - che riproporrò sotto forma emendativa - ma avrei dato molto più valore al fatto che questo Paese, come la costituzione del resto, riconosce il lavoro partecipativo.
La scelta di astenersi su un provvedimento che rappresenta molto per chi ha la mia storia politica è stata decisiva». Dalle parti di Italia Viva si festeggia. Matteo Renzi su X si è detto «molto felice che una personalità come la senatrice Annamaria Furlan abbia scelto di costruire questo futuro insieme». Opposto, invece, il clima tra i riformisti dem, reduci da una giornata, quella di giovedì, molto complicata. La scelta, infatti, di Elly Schlein, unica dei leader socialisti e in minoranza anche all'interno della stessa delegazione dem, di schierarsi contro il piano di riarmo dell'Unione europea non è stata digerita bene. E ora l'addio di Furlan. Lorenzo Guerini si è detto «molto dispiaciuto» e ha invitato a interrogarsi «sulle ragioni» di questa scelta, «ignorarle sarebbe sbagliato». Gli ha fatto eco Alessandro Alfieri: «Non si può fare finta di niente». Il richiamo alla riflessione - dove il destinatario implicito è la segreteria - è stato ribadito, ieri, da tutti i riformisti. Da Filippo Sensi («sono molto rattristato per la scelta di Annamaria Furlan e per le ragioni, da meditare, che l'hanno portata a un nuovo cammino») a Simona Malpezzi («una scelta che non può cadere e accadere nel silenzio»). Da Piero De Luca, che ha ricordato come Furlan «ha dato tanto e poteva dare ancora un contributo importante alla comunità politica del Pd», a Simona Bonafé, secondo cui deve essere un «motivo di riflessione l'uscita dal Pd di una figura che rappresenta la sensibilità di un pezzo importante del mondo del lavoro». Il contesto dentro cui è maturata la scelta di Furlan è anche quello che vedrà svolgersi, in primavera, i 4 referendum promossi dalla Cgil (sostenuti dalla Schlein) contro il jobs act. Altro fatto che sta provocando non pochi mal di pancia tra i riformisti.
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