È lite continua: tasse, giustizia, privacy, sindaco di Roma, campagna elettorale a tempo indeterminato
- Postato il 11 novembre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Tasse, manovra economica, pro Pal, libertà di stampa, crisi economica, garante della privacy, immigrazione, povertà, riforma della giustizia: ogni appiglio è buono per inscenare un contrasto e dare inizio al solito balletto della politica.
Non c’è giorno che queste scene non si ripetano, la pace e la tranquillità nei Palazzi dura qualche ora, forse qualche minuto. Poi, riprende con maggior vigore nemmeno fossimo alla vigilia delle elezioni del 2027, anno in cui si vedrà se la destra potrà continuare a governare.
È vero, ma non si deve dimenticare che alla fine di questo mese si andrà alle urne in tre importanti regioni, il Veneto, la Puglia e la Campania.
Così, lo scontro si fa giorno dopo giorno sempre più cruento e tutti i principi della politically correctness vanno a farsi benedire.
Elettori confusi

Purtroppo, in questa situazione, chi ci rimette è il povero elettore che non riesce più a seguire le tante peripezie e i tanti sotterfugi delle due coalizioni.
Quindi, se decide di astenersi e di rimanere a casa il giorno in cui dovrebbe scegliere a chi dare la propria preferenza si grida allo scandalo e l’astensionismo finisce col diventare un’altra scusa per dividersi e darsele di santa ragione.
Tasse per i “ricchi”
Per la Schlein e i suoi alleati (quali, di grazia?) il ceto medio, un tempo asse portante del Paese, diventa un popolo di ricchi, mentre, per la verità, in qualche caso rischia con il solo stipendio di non arrivare alla fine del mese. Se in una di queste famiglie, non lavorano moglie e marito, il bilancio va spesso in rosso e si deve far ricorso ai risparmi, se ancora qualcuno li ha.
Si tira in ballo la libertà di stampa quando sono proprio i partiti (di destra e di sinistra) ad essere intervenuti pesantemente per “accaparrarsi”questo o quell’informatore, editorialista o cronista che sia. Una volta, si diceva che alla Rai di dieci giornalisti, uno solo era bravo, gli altri appartenevano a questa o a quella forza politica.
Sulla immigrazione, i numeri delle due opposte fazioni sono diametralmente opposti e si fa fatica a capire qual è l’esatta situazione. Nel frattempo, meglio puntare sullo scivolone che ha preso il governo sui centri che si volevano aprire in Albania per quei clandestini che erano arrivati in Italia senza avere nessuna possibilità di trovare in lavoro. Quindi, si dovevano rispedire a casa. Assolutamente no, hanno detto i giudici e quelle costruzioni sono oggi vuote per una vittoria insperata della sinistra.
Gli scioperi sono diventati di moda: in tre mesi ben cinque ne sono stati organizzati, perché stavolta non sono i partiti a battersi, bensì le organizzazioni sindacali che si fronteggiano per il primato. Anche la storica Cgil ha i suoi problemi perché i sindacati di base cercano in tutti i modi di toglierle il primato. Maurizio Landini è in crisi, tuona contro il governo, ritiene che Giorgia Meloni stia portando il Paese verso una crisi economica irreversibile.
Ma la verità è che l’uomo non ha più il potere di una volta e allora cerca di buttarsi in politica, circostanza che per il momento non gli è riuscita.
Dopo i Pro Pal che hanno sfilato per settimane sulle strade delle nostre città bloccando coloro che invece volevano andare a lavorare, ecco una nuova scintilla che provoca l’ennesimo incendio. Si parla del garante della privacy che dovrebbe essere un organismo indipendente. Invece non lo è perché i quattro esponenti che lo compongono sono stati scelti dalle segreterie. Tutti, nessuno escluso: allora come si fa a chiederne la testa quando essi stessi sono stati favoriti dai partiti.
Elly Schlein si traveste da Zorro, una specie di Robin Hood al contrario, ma Giuseppe Conte non la segue, non vuole essere la ruota di scorta di via del Nazareno: si trincera dietro il silenzio, dando l’ennesimo ceffone al campo largo che qualcuno sostiene essere “la morte del Pd”.
Sembra di essere tornati ai tempi in cui Massimo d’Alema si augurava vedere Silvio Berlusconi chiedere l’elemosina nella centralissima via del Corso.
È questa la marcia indietro? È questo quel che si vuole? C’è chi sostiene che i maggiori alleati del governo siano proprio i vari gruppi dell’opposizione, però siamo in presenza di teorie che non hanno un gran fondamento. Sono supposizioni e basta.
Si dice che la politica diventa follower invece che leader. Segue i fatti di cronaca e gli va appresso: al contrario dovrebbe precederli e trovare l’atout senza essere giocatori di bridge.
Giorgia Meloni guida il Paese da tre anni: da navigata parlamentare qual è ha cercato di dare una svolta all’Italia per darle quel credito che le compete in Europa. Ha trovato non solo nella sinistra una opposizione che non le dà tregua, ma anche una magistratura che non vuole perdere i privilegi che ha.
D’altronde che la situazione sia quanto la mai complessa lo dimostra quel che sta succedendo in Campidoglio: il sindaco Roberto Gualtieri vuole continuare a sedersi su quella poltrona, ma sapete chi sono i suoi più acerrimi nemici? Virginia Raggi e Ignazio Marino che un giorno si combattevano con alacrità per diventare primi cittadini della Capitale.
Nemmeno nella storica Ferrari si respira l’aria di una volta. I risultati non arrivano, sul podio non ci sono più gli uomini con la tipica divisa rossa. Arrivano sempre nelle retroguardie, tanto che John Elkann non si trattiene e spiffera ai cronisti che lo guardano meravigliati: “È ora che i nostri piloti parlino di meno e guidino meglio”. È vero: la gloria passa in fretta.
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