Il 20 novembre è una data dedicata a chi spesso non riesce a far sentire la propria voce. Oggi è la Giornata Mondiale dell'Infanzia e dell'adolescenza (World Children's Day), celebrata per ricordare l'adozione di due documenti fondamentali per i diritti dei bambini: la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, approvata dall'ONU il 20 novembre del 1959 alla luce degli effetti prodotti dalla guerre mondiali sui bambini, e la Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia, uno strumento giuridicamente vincolante a difesa dei bambini approvato dall'ONU il 20 novembre 1989.. Povertà e bisogni nell'età dei giochi. L'UNICEF ha dedicato la Giornata dell'infanzia di quest'anno al diritto al gioco, sancito dall'articolo 31 della Convenzione ONU: «Per tanti bambini che vivono in contesti di emergenza e vulnerabilità il gioco rappresenta un modo per ritrovare un senso di normalità» ha spiegato Nicola Graziano, Presidente di UNICEF Italia.
«Questo diritto non è garantito nel mondo: circa 1 bambino su 5 fra i 2 e i 4 anni non gioca con le persone che se ne prendono cura a casa, mentre circa 1 su 8 sotto i 5 anni non ha giochi o giocattoli a casa; circa 4 bambini su 10 fra i 2 e i 4 anni non ricevono sufficienti interazioni o stimoli a casa; 1 bambino su 10 non pratica attività con le persone che se ne prendono cura».. Quello che la Convenzione ONU definisce il diritto ad attività ricreative appropriate per l'età, al riposo e al tempo libero, è spesso calpestato da esigenze più stringenti, che minacciano la sopravvivenza e la crescita dei minori. In occasione della Giornata dell'infanzia, l'UNICEF ha pubblicato il rapporto The State of the World's Children 2025, ("La condizione dell'infanzia nel mondo 2025") che mette in luce le diverse sfaccettature della povertà tra bambini e adolescenti e fa il punto su come possiamo combatterla.. La povertà è multidimensionale. Il rapporto ricorda che i bambini oggi vivono una convergenza di crisi tra conflitti, shock climatici e riduzione deliberata degli aiuti economici internazionali: una combinazione di fattori che mina la loro infanzia e rende incerto il loro futuro.
L'analisi ha raccolto dati su 130 Paesi a medio e basso reddito per valutare il grado di deprivazioni patito dai bambini in sei aree: istruzione, salute, condizioni abitative, nutrizione, disponibilità di servizi igienico-sanitari adeguati e di acqua pulita. Più di un bambino su 5 in questi Paesi - 417 milioni di bambini - risulta gravemente deprivato in almeno due di queste sfere, fondamentale per la salute, lo sviluppo e il benessere individuale.. Nei Paesi considerati, 118 milioni di bambini sono sottoposti a deprivazioni in tre o più settori, e 17 milioni in 4 o più settori. I tassi più elevati di povertà "su vari fronti" si concentrano in Africa subsahariana e Asia meridionale.. Mancano acqua e wc: è un grosso problema per le scuole. Secondo il rapporto, la mancanza di servizi igienici sanitari è l'area in cui si notano le mancanze più gravi: il 65% dei bambini nei Paesi a basso reddito (ma anche il 26% in quelli a medio-basso reddito e l'11% in quelli a reddito medio-alto) non ha accesso, nel 2025, a un bagno.
È un problema infrastrutturale che diviene problema di salute e a sua volta di istruzione e di benessere economico. Come ha ricordato Nicola Graziano in occasione del World Toilet Day del 19 novembre: «I servizi igienici salvano vite perché evitano la diffusione di malattie facilmente prevenibili. Secondo i dati UNICEF, a livello globale 427 milioni di bambini non hanno accesso a servizi igienici separati per sesso e utilizzabili a scuola. Una scuola su cinque, ovvero il 22%, non dispone di impianti igienici di base; 646 milioni di bambini non dispongono di strutture per lavarsi le mani con acqua e sapone a scuola. Una scuola su tre, ovvero il 33%, non dispone di servizi igienici di base».
I servizi igienici adeguati non sono un privilegio, ma un diritto umano di base, perché la loro mancanza favorisce la diffusione di malattie come colera e tifo, che debilitano soprattutto i bambini, e perché le ragazze che non dispongono di bagni privati o separati sono più vulnerabili agli abusi e alle malattie, e faticano a gestire il ciclo mestruale.. I progressi sono possibili (ma in stallo). La percentuale di bambini alle prese con la povertà in una o più aree nei Paesi più svantaggiati è scesa dal 51% nel 2013 al 41% nel 2023, grazie a politiche che hanno fatto dei diritti dei bambini una priorità. Oggi però i progressi arrancano anche a causa dei passi indietro internazionali ai finanziamenti per assistere i Paesi più poveri, che potrebbero risultare nella morte di 4,5 milioni di bambini sotto i 5 anni entro il 2030.. Occorre fare della lotta alla povertà infantile una priorità nazionale, anche nei Paesi ricchi, dove permangono differenze di reddito e di partecipazione alla vita sociale tra più e meno fortunati; integrare con il sostegno economico le aree di maggiore deprivazione infantile, promuovere la sicurezza economica dei genitori, espandere l'accesso pubblico e gratuito ai servizi essenziali, e pensare a programmi di protezione sociale, inclusi sostegni economici diretti per le famiglie..