È guerra tra India e Pakistan: raid nella notte, almeno 39 morti tra cui due bambine. Usa e Cina: “No all’escalation”
- Postato il 7 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Tra India e Pakistan è guerra. E nonostante gli appelli internazionali Nuova Delhi e Islamabad hanno già promesso che lo scontro non è finito qui, dopo che nella nottata tra martedì e mercoledì il Paese del premier Narendra Modi ha lanciato attacchi missilistici contro nove siti che ospitano “infrastrutture terroristiche” situate sul territorio pakistano come rappresaglia per l’attacco del 22 aprile nel Kashmir indiano nel quale sono stati uccisi 28 turisti. Quello che era apparso come un agguato terroristico, per Nuova Delhi è stata invece un’operazione orchestrata dal governo dei vicini rivali. “Di recente, le forze armate indiane hanno lanciato l’operazione Sindoor colpendo le infrastrutture terroristiche in Pakistan da dove venivano organizzati e diretti gli attacchi terroristici contro l’India”, ha affermato il governo indiano in una breve dichiarazione. Il governo indiano, a sua volta, ha parlato di “attacchi di precisione contro campi terroristici” nel Kashmir pakistano, pochi giorni dopo aver accusato Islamabad di un attacco sul lato indiano della regione contesa. L’esercito pakistano ha dichiarato che sono state prese di mira tre località, due nel Kashmir e una a Bahawalpur, una città nella provincia più popolosa del Paese, il Punjab, al confine con l’India. A sua volta, ha risposto al fuoco lanciando attacchi di artiglieria nel territorio indiano.
Il numero dei morti è già drammatico. Solo nelle operazioni militari della nottata sono 31 i morti in Pakistan nell’attacco missilistico, come riferisce il portavoce dell’esercito di Islamabad, il tenente generale Ahmed Sharif, precisando che 26 civili, fra cui donne e due bambine, sono stati uccisi in diverse località del Paese e altri 5 civili sono morti lungo la Line of Control, cioè il confine de facto che divide la regione del Kashmir contesa. Il portavoce ha aggiunto che il Pakistan ha risposto al fuoco in Kashmir e ha anche distrutto alcune postazioni indiane. E anche in questo caso l’operazione ha provocato la morte di almeno otto persone, mentre altre 29 sono rimaste ferite nella città indiana di Poonch, come dichiarato da un funzionario del governo locale.
Scontri sono avvenuti anche nei cieli dei territori contesi. Il Pakistan sostiene di aver abbattuto cinque aerei da combattimento indiani, mentre una fonte della sicurezza di Nuova Delhi aveva riferito che tre suoi aerei erano precipitati sul territorio nazionale per cause sconosciute. Due si sono schiantati nel Jammu e Kashmir, controllato dall’India, e un altro nel Punjab. Così, oltre una ventina di voli commerciali hanno cambiato rotta per evitare lo spazio aereo pakistano e le compagnie aeree hanno cancellato 52 voli da o per il Pakistan, secondo FlightRadar24. La Korean Air ha dichiarato di aver deviato i suoi voli Seul Incheon-Dubai, optando per una rotta meridionale che passa sopra Myanmar, Bangladesh e India evitando lo spazio aereo pakistano. La Thai Airways ha comunicato che i voli verso Europa e Asia meridionale vengono dirottati dalle prime ore di oggi, avvisando che ciò potrebbe causare ritardi. La Vietnam Airlines ha affermato che le tensioni tra India e Pakistan hanno influenzato i suoi piani di volo e che fornirà in seguito dettagli in merito ai programmi di deviazione. Anche alcuni voli dall’India all’Europa hanno seguito rotte più lunghe.
Quello condotto dall’India è stato “un attacco vile che ha preso di mira civili innocenti, colpendo nell’oscurità”, ha detto il tenente generale Ahmad Sharif spiegando che i razzi sono stati lanciati dall’interno del territorio indiano e che nessun aereo da guerra di Nuova Delhi è entrato nello spazio aereo pakistano. Con un post su X, il primo ministro pakistano, Shehbaz Sharif, ha condannato l’attacco, definendolo un “atto di guerra, risponderemo. Il Pakistan ha tutto il diritto di dare una risposta adeguata a questo atto di guerra imposto dall’India e una risposta adeguata è stata data – ha affermato – Non sarà mai permesso al nemico di raggiungere i suoi obiettivi nefasti”. Il governo pachistano, poi, ha reso noto che convocherà il comitato per la sicurezza nazionale, lo stesso che il 24 aprile aveva annunciato una serie di sanzioni diplomatiche contro l’India in risposta a misure analoghe adottate da New Delhi subito dopo l’attacco nel Kashmir indiano.
La diplomazia pakistana si sta muovendo anche a livello internazionale. Il rappresentante permanente presso le Nazioni Unite, Asim Iftikhar, ha informato il Consiglio di sicurezza della “palese aggressione dell’India” e della minaccia che questa rappresenta per la pace e la sicurezza internazionale. Inoltre il ministero degli Esteri di Islamabad ha convocato l’incaricata d’affari indiana Geetika Srivastava per esprimere la ”forte protesta del Pakistan per gli attacchi indiani immotivati in diverse località del Pakistan e dell’Azad Jammu e Kashmir“. Come si legge in una nota del ministero degli Esteri, “è stato comunicato che il palese atto di aggressione dell’India costituisce una chiara violazione della sovranità del Pakistan”. È stato inoltre sottolineato che gli attacchi erano in “violazione della Carta delle Nazioni Unite, del diritto internazionale e delle norme stabilite che regolano le relazioni tra gli stati”. Il primo ministro indiano Modi ha intanto deciso di annullare il tour di metà maggio in Europa, che includeva visite in Croazia, Norvegia e Paesi Bassi.
C’è poi anche un tema di primo piano che interessa le popolazioni dei territori di confine: l’approvvigionamento di acqua. Poco prima dell’attacco, l’India ha dichiarato guerra al Pakistan annunciando che avrebbe “tagliato l’acqua” ai fiumi che nascono nel suo territorio e irrigano il Pakistan. “In precedenza l’acqua dell’India scorreva verso l’esterno, ma ora verrà fermata per servire gli interessi dell’India e sarà utilizzata per il Paese”, ha affermato il primo ministro indiano Narendra Modi in un discorso pubblico, sospendendo de facto la sua partecipazione al trattato di condivisione delle acque con il Pakistan del 1960.
Per giorni la comunità internazionale ha esercitato pressioni su Pakistan e India affinché evitassero l’escalation. “Continuiamo a sollecitare Pakistan e India a lavorare per una risoluzione responsabile che mantenga la pace a lungo termine e la stabilità regionale nell’Asia meridionale“, ha dichiarato ai giornalisti, poche ore prima degli attacchi, la portavoce del Dipartimento di Stato americano Tammy Bruce. Inutilmente. Anche il segretario di Stato americano Marco Rubio ha esortato India e Pakistan a “disinnescare” la situazione di crisi. Lo stesso ha fatto la Cina che esprime rammarico e preoccupazione per gli attacchi esortando le parti a mostrare “moderazione”. “La Cina si oppone a tutte le forme di terrorismo”, ha aggiunto la nota diffusa dal portavoce del ministero degli Esteri. Il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, ha invitato oggi India e Pakistan a “dare prova di moderazione”: “Comprendiamo il desiderio dell’India di proteggersi dal flagello del terrorismo, ma ovviamente invitiamo l’India, così come il Pakistan, a dar prova di moderazione per evitare un’escalation e, naturalmente, per proteggere i civili”.
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