E adesso chi porge le sue scuse a Gennaro Sangiuliano? Nessuno

  • Postato il 16 aprile 2025
  • Di Panorama
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Ogni tanto i lettori accusano noi giornalisti di occuparci con grande enfasi di alcuni fatti e poi, una volta data la notizia, di dimenticarcene, quasi ci annoiassimo in fretta di ciò che abbiamo raccontato. In parte è vero: a volte dedichiamo pagine e pagine a una domanda, come se fosse la più importante del mondo. Dopo alcuni giorni però l’avvenimento viene derubricato, con articoli sempre più brevi e retrocessi dalla prima pagina a quelle interne, fino a sparire. In particolare, se ne lamentano i protagonisti di vicende giudiziarie, ai quali, quando finiscono nel mirino della magistratura, si dedicano «titoloni», ma a cui quando avranno l’assoluzione riserviamo una notizia striminzita in fondo al giornale.

A tutto ciò ho pensato nei giorni scorsi, guardando come la stampa ha trattato il caso Sangiuliano. Gennaro è un collega che conosco dai tempi in cui era direttore del Roma, storico quotidiano di Napoli che negli anni Novanta fu rilanciato da Giuseppe Tatarella. Lasciato il giornale campano, Sangiuliano ha fatto una brillante carriera in Rai, dove era riuscito a diventare direttore del Tg2, pubblicando nel frattempo una ventina di libri dedicati a personaggi storici, ma anche attuali come Trump, Putin, Xi Jinping. Insomma, un cursus honorum di tutto rispetto. Poi Gennaro ha avuto la pessima idea di accettare l’offerta che Giorgia Meloni gli fece dopo aver vinto le elezioni: diventare ministro della Cultura. Mal gliene incolse, perché quella è una poltrona che scotta e sulla quale se non sei di sinistra rischi grosso. Il Mic è un centro di potere, che non solo distribuisce molti contributi, in particolare a chi fa cinema, ma che l’intellighenzia progressista considera cosa sua. Dunque, in poco tempo il povero Gennaro si è fatto molti nemici. Così, quando è incappato in una vicenda privata, ovvero ha iniziato a frequentare Maria Rosaria Boccia, bella e intraprendente donna che lo accompagnava in alcune visite ufficiali e pure nei corridoi del dicastero, sono stati guai.

La storia è nota e nello scorso mese di settembre ha tenuto banco sulle prime pagine di tutti i giornali italiani, con polemiche che hanno portato alle dimissioni del ministro. Non so se ricordate le accuse, alcune delle quali sono pure finite in Procura grazie all’intraprendenza del leader dei verdi Angelo Bonelli (il quale è molto sollecito nel denunciare, ma solo chi è dalla parte opposta alla sua, preferendo sorvolare sulle vicende che coinvolgono i Soumahoro e i Lucano o le Salis). A Gennaro è stato imputato di aver sprecato soldi pubblici per i viaggi in compagnia della signora, e di aver rivelato a un’estranea i segreti del «G7 cultura», in programma a Napoli per la fine di settembre dello scorso anno, con la partecipazione dei ministri di Stati Uniti , Gran Bretagna, Francia, Germania, Giappone e Canada. Qualcuno ipotizzò che avesse perfino messo a repentaglio la sicurezza dell’evento, spizzerando il percorso che avrebbero fatto le delegazioni straniere per raggiungere i luoghi in cui si sarebbero svolti gli incontri.

Be’, dopo una serie di innumerevoli titoli d’apertura di giornali e telegiornali possiamo dire che è finito tutto in una bolla di sapone. O meglio: Gennaro è finito nel tritacarne e la sua vita privata è stata devastata dalle polemiche che ne sono seguite, ma nel cestino dei rifiuti sono finite pure le accuse contro di lui. Il fascicolo che il Tribunale dei ministri aveva aperto nei suoi confronti è stato chiuso con un’archiviazione. I magistrati hanno rilevato che non c’è stato alcun peculato e nessuna rivelazione di atti coperti da segreto. Il che era evidente fin dall’inizio, in quanto Sangiuliano aveva esibito gli estratti conto della sua carta di credito, per dimostrare di aver pagato di tasca propria alcuni viaggi, mentre altri erano stati offerti da privati o associazioni. Quanto ai segreti del G7, anche un bambino – figurarsi un onorevole o un giornalista –  avrebbe dovuto sapere che la sicurezza di un evento non è garantita dal ministero della Cultura, ma da quello dell’Interno.

Insomma, Gennaro è colpevole di aver frequentato una donna e di nient’altro. Vale a dire che la sua disavventura non era politica o giudiziaria, ma privata. Anzi, privatissima. E tutti i titoli dedicati alla vicenda e tutte le ore di trasmissione tv per discutere del caso? Dimenticati. Quando il Tribunale dei ministri ha deciso l’archiviazione, i giornali hanno pubblicato poche righe nelle pagine interne, mentre i talk show hanno ignorato la notizia. E Bonelli, quello che aveva denunciato in Procura il comportamento del ministro? Zitto. Neanche ha chiesto scusa.

Autore
Panorama

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