Dzeko: Inter, non dimentico Bologna e finale Champions, per i miei compagni Conte era un fenomeno

  • Postato il 20 agosto 2025
  • Di Virgilio.it
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Il Cigno di Sarajevo è tornato in Italia. Edin Dzeko l’aveva lasciata nell’estate del 2023, salutando l’Inter dopo la finale di Champions League per la Turchia e il Fenerbahce. A distanza di due anni ha accolto la chiamata della Fiorentina per dire ancora la sua in Serie A. Il bosniaco si è raccontato al Corriere dello Sport, tra passato, presente e futuro.

Il ritorno di Dzeko

Si torna sempre dove si è stati bene. Edin Dzeko arrivò in Italia nel 2015 con alle spalle un bagaglio di esperienze di tutto rispetto, tra Bosnia, Germania (Wolfsburg) e Inghilterra (Manchester City). Sei anni alla Roma, 85 reti in 199 presenze, quindi il trasferimento all’Inter, per altri due anni sulla cresta dell’onda, nonostante l’arrivo di Romelu Lukaku nella seconda stagione in nerazzurra. Poi la volontà di cambiare: la Turchia e di nuovo l’Italia, la Fiorentina.

Dzeko non è più un ragazzino, ma alla soglia dei 40 anni non ha alcuna intenzione di essere un comprimario: Non sono tornato per fare il vecchietto che sta lì leggero e spensierato – ha detto l’attaccante al Corriere dello Sport -. Mi sento bene, la testa è quella di sempre, e anche i piedi. Non sarò velocissimo, ma a 39 anni faccio ancora dieci, undici chilometri a partita.

L’età non è un problema per Dzeko, in una Serie A che ha accolto altri due “vecchietti” niente male, Luka Modric, 40 anni, e Kevin De Bruyne, 34 anni: Modric è un calcio senza età, fa ancora la differenza. Ma ci sono anche tanti giocatori giovani. Il Liverpool ha speso 35 milioni per Leoni che ha 18 anni, e la scorsa estate Calafiori è andato all’Arsenal”. Insomma, Dzeko non ha alcuna voglia di ritirarsi, non adesso: “Mi sento ancora lontano da quel giorno. So di non poterle giocare tutte, i tempi di recupero sono diversi da quando avevo 20 anni, ma ho tanto da dare alla Fiorentina.

Dzeko, Spalletti il top, Istanbul e Bologna

Dal presente e dal futuro ancora tutto da scrivere, a un passato importante. Con Luciano Spalletti gli anni più prolifici in Italia (44 gol in 69 partite): “È uno dei migliori allenatori che abbia avuto. Ha un carattere particolare e va capito. Quando l’ho conosciuto meglio le cose sono migliorate: sa entrare nella testa dei giocatori. Per gli attaccanti è il numero uno in assoluto. Mi dispiace non sia andato bene con la Nazionale”, ha proseguito Dzeko.

Di Spalletti ricorda un particolare: “Quando segnavo due gol mi diceva ‘Sei contento Edin?’. E io: ‘Certo’. ‘Pensa che potevi farne quattro’, mi rispondeva”. Ma è con Simone Inzaghi all’Inter ad aver vinto gli ultimi trofei in carriera – una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana – almeno per il momento: “Lui è una bravissima persona, fa star bene i calciatori, dà grande libertà. Eravamo forti, lui proseguì il lavoro di Conte, non lo stravolse. Abbiamo vinto dei trofei, ma anche vissuto un paio di giornate nere.

E qui il racconto di Dzeko si fa più cupo. Chiari i riferimenti a Istanbul, alla finale di Champions League persa contro il Manchester City nel 2023, ma anche a Bologna, un anno prima, dove l’Inter lasciò sul terreno del Dall’Ara lo scudetto, consegnandolo al Milan: “Quella giornata non la dimentico”, spiega il bosniaco.

Dzeko, l’Italia e il rapporto con Conte

Prima di Inzaghi, all’Inter c’era stato Antonio Conte: “I compagni mi dicevano che è un fenomeno, sapevano sempre cosa fare e dove andare. Erano tutti movimenti codificati”. Ma se dovesse scegliere, Dzeko saprebbe a chi dare il suo cuore: “Ho vissuto otto anni magnifici in Italia, i miei quattro figli sono nati qui, l’intenzione mia e di mia moglie è di restare in Italia. Ma a Roma abbiamo vinto una Champions. Il 3-0 al Barcellona, dopo il 4-1 all’andata, è stato come vincere la Champions…”.

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