Due anni di recessione in Germania, la locomotiva d'Europa è ferma
- Postato il 23 febbraio 2025
- Di Agi.it
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Due anni di recessione in Germania, la locomotiva d'Europa è ferma
AGI - Chiunque vinca alle elezioni federali tedesche più attese e incerte degli ultimi anni dovrà affrontare la sfida del rilancio economico della Germania, che ha smesso di essere la locomotiva d'Europa. Da due anni l'economia tedesca è in recessione e ora le cose potrebbero peggiorare ulteriormente con la prospettiva della guerra commerciale legata ai dazi annunciati dagli Usa. I tedeschi insomma, analizza l'Ispi, "andranno a votare pensando principalmente all'economia".
Nelle analisi di mercato si torna spesso a citare la Germania con il 'Grande Malato d'Europa' come avvenne alla fine degli anni 90, quando il Paese pagava un decennio di costi per la riunificazione dopo il crollo del Muro e la fine dei Paesi del blocco del socialismo reale. A partire dal 2020 infatti la Germania appare priva di quella spinta economica che l'aveva contraddistinto nel decennio precedente: ha ripreso i livelli pre-pandemia di Covid soltanto a inizio 2022 e a fine 2022 l'economia si è inceppata di nuovo.
Tra i Paesi europei è probabilmente quello che sta pagando il conto più alto dei contraccolpi dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, viste le molte interconnessioni che esistevano con l'economia di Mosca. L'elevata dipendenza della Germania dalla Russia l'ha resa più vulnerabile: nel 2021 le importazioni di gas naturale russo ammontavano a una quota maggioritaria del totale consumato in Germania, ovvero i 57% di 96 miliardi di metri cubi (in Italia era circa il 38% di 76 miliardi di metri cubi).
Ma c'è dell'altro. Le industrie tedesche soffrono di quella che leader aziendali e sindacali definiscono "una crisi di competitività" determinata da carenze infrastrutturali, eccesso di burocrazia, elevati costi energetici, assenza di manodopera qualificata ed invecchiamento della popolazione. Le aziende tedesche presenti nella classifica Fortune 500 Europe, relativa ai più grandi gruppi per fatturato, hanno annunciato oltre 60mila licenziamenti nel 2024.
ThyssenKrupp ha comunicato la divisione siderurgica perderà 11mila posti di lavoro. Mentre l'accordo tra sindacato e Volkswagen raggiunto a fine dicembre ha evitato per ora quella che sarebbe stata la prima storica chiusura di una serie di stabilimenti in Germania, anche se ci sarà il taglio di oltre 35mila posti di lavoro entro il 2030. Il comparto auto in particolare soffre la concorrenza delle vetture cinesi, arrivate prima nella sfida per la transizione all'elettrico.
"La Germania è ormai stabilmente il fanalino di coda dell'eurozona ed è l'unico grande paese europeo ad aver registrato una riduzione del Pil rispetto al 2019, prima della pandemia di Covid", commentava lo scorso anno Ruth Brand, presidente dell'istituto Destatis.
"L'economia tedesca difficilmente si libererà dalla stagnazione quest'anno" in assenza di riforme economiche, ha ammonito il mese scorso l'istituto di ricerca economica Ifo, che si aspetta una crescita "appena percepibile dello 0,4%". Secondo il responsabile delle previsioni dell'Ifo Timo Wollmershauser:
"La Germania sta attraversando la più lunga fase di stagnazione post-guerra e sta considerevolmente perdendo posizioni nei ranking internazionali". Le previsioni per il 2025 variano tra il -0,1% indicato dalla Bundesverband der Deutschen Industrie e il +0,3% stimato dal Fondo monetario internazionale. Nel decennio pre-pandemia 2010-19 la Germania, ricorda l'ufficio studi di Confindustria, "ha trainato l'economia dell'Eurozona con la sua crescita e la sua stazza (il 28% del PIL dell'area è tedesco)".
Aveva superato due crisi, quella finanziaria del 2008-2009 e quella dei debiti sovrani del 2012-2013, con più vigore e velocità rispetto agli altri partner europei. Il dinamismo tedesco nel periodo pre-pandemia era dovuto "all'accresciuta rilevanza dell'export e alle riforme sul mercato del lavoro", con i commentatori che allora parlavano del 'German Job Wunder', il miracolo dell'occupazione tedesco.
Tra le prime conseguenze della stagnazione attuale c'è la crescita della disoccupazione, che è aumentato al 6,2% a gennaio 2025 dal 6,1% del mese precedente. Si tratta del dato più alto da ottobre 2020. I presupposti per la ripartenza economica tedesca pero' non mancano. La Germania, ricorda Ispi, "resta saldamente l'economia più grande d'Europa, ha il rapporto debito pubblico su PIL più basso tra i Paesi G7 (al 62%), nonché in traiettoria discendente" ceteris paribus, e può contare sul "maggior numero di 'campioni nascosti' al mondo, ovvero le piccole e medie imprese che sono leader globali nel loro campo di specializzazione.
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