Droni russi in Polonia: Varsavia invoca l’articolo 4, unanime la condanna dei leader europei
- Postato il 10 settembre 2025
- Di Panorama
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Provocazione voluta, effetto collaterale della guerra elettronica o un raid per sondare le difese e i tempi di reazione della Nato. Tutte le opzioni restano sul tavolo riguardo all’attacco notturno occorso questa notte nell’ovest dell’Ucraina, attacco che ha visto circa una ventina di droni violare lo spazio aereo polacco.
Nelle immagini circolate in rete si desume che i droni russi, in parte abbattuti dai caccia polacchi con l’ausilio di mezzi aerei della Nato, era del tipo “Gerbera”, utilizzati da Mosca principalmente nel ruolo di “drone esca”, solitamente privi di testata esplosiva, utilizzati per sopraffare la difesa aerea avversaria.
Fatta eccezione per danni minori al tetto di una casa nel villaggio di Wyryki, nell’est del Paese, non è stato registrato nessun danno a civili o infrastrutture. In mattinata la Nato, citata dalla Reuters, aveva fatto sapere di non considerare l’azione come un attacco deliberato, pur ritenendola una “azione volontaria”.
Le reazioni di Varsavia e l’invocazione dell’articolo 4
Il primo ministro polacco Donald Tusk ha definito l’accaduto un «atto di aggressione senza precedenti» che ha creato «una minaccia reale per la sicurezza dei nostri civili». Dopo consultazioni con il presidente Karol Nawrocki, comandante supremo delle forze armate, la Polonia ha formalmente richiesto l’attivazione dell’Articolo 4 del trattato Nato, che consente consultazioni tra gli alleati quando un membro percepisce una minaccia alla propria sicurezza.
«Il fatto che questi droni, che rappresentavano una minaccia diretta alla nostra sicurezza, siano stati abbattuti è un successo per le nostre forze e quelle della NATO, ma cambia anche la situazione politica», ha dichiarato Tusk davanti al parlamento polacco. L’Articolo 4, invocato solo sette volte dalla fondazione dell’Alleanza nel 1949, era stato utilizzato l’ultima volta da diversi paesi membri, inclusa la Polonia, nel 2022 dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Durante le consultazioni Nato, Varsavia ha chiarito di aspettarsi un «supporto significativamente maggiore» per la difesa del proprio spazio aereo. Anche la Bielorussia, alleato di Mosca, ha offerto la sua versione degli eventi, attraverso il Capo di stato maggiore Pavel Muraveiko, il quale ha sostenuto che i droni avevano «perso la rotta a causa della guerra elettronica operata da entrambe le parti». Minsk ha affermato di aver abbattuto alcuni droni nel proprio spazio aereo e di aver informato Polonia e Lituania dell’avvicinamento dei velivoli senza pilota, facilitando la risposta polacca.
Le dichiarazioni dei leader europei
La violazione dello spazio aereo polacco ha scatenato una serie di condanne da parte dei leader europei, che hanno interpretato l’episodio come un’escalation volontaria del conflitto russo. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito l’accaduto «una violazione sconsiderata e senza precedenti» dello spazio aereo polacco ed europeo da parte di oltre dieci droni Shahed russi (come detto, si trattava di Gerbera, non dei ben più potenti Shahed), esprimendo «piena solidarietà con la Polonia».
Anche la capa della politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, ha caratterizzato l’incidente come «la più grave violazione dello spazio aereo europeo da parte della Russia dall’inizio del conflitto», con indicazioni che suggeriscono fosse «intenzionale, non accidentale». Kallas ha infine avvertito che «la guerra della Russia si sta intensificando, non concludendo».
Il presidente francese Emmanuel Macron, alle prese con una crisi politica senza precedenti in patria, ha comunque trovato il tempo per definire l’incursione «semplicemente inaccettabile», ribadendo «la piena solidarietà» al popolo polacco.
Anche la premier italiana Giorgia Meloni ha condannato quello che ha definito «una grave e inaccettabile violazione» dello spazio aereo NATO, assicurando che «l’Italia continuerà a lavorare per garantire la sicurezza europea».
La risposta del Cremlino
Mosca ha adottato una linea di sostanziale negazione e minimizzazione dell’accaduto. Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov si è rifiutato di commentare l’incidente, dichiarando che «preferiremmo non commentare, non è di nostra competenza, è prerogativa del ministero della difesa». Peskov ha liquidato le accuse di provocazione sostenendo che «i leader dell’Ue e della NATO accusano la Russia di provocazioni quotidianamente, di solito senza nemmeno tentare di presentare alcun tipo di ragionamento».
L’incaricato d’affari russo a Varsavia, Andrei Ordash, convocato dal ministero degli Esteri polacco, ha negato categoricamente l’origine russa dei droni abbattuti. «Non sono state presentate prove che questi droni siano di origine russa», ha dichiarato Ordash ai media statali russi dopo l’incontro. Il diplomatico russo ha anzi rovesciato le accuse, sostenendo che «sappiamo una cosa: questi droni sono volati dal lato dell’Ucraina».
Il ministero della Difesa russo, nel pomeriggio, ha dichiarato: «Non c’era alcuna intenzione di ingaggiare obiettivi sul territorio polacco. La portata massima dei droni utilizzati è di 700 chilometri, ciononostante, siamo pronti a confrontarci con il ministero della Difesa polacco».