Droni russi in Polonia: ecco tutto quello che non torna nell’attacco

  • Postato il 11 settembre 2025
  • Di Panorama
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Che cosa c’entra il sabotaggio del gasdotto North Stream 2 con quanto accaduto ieri nel cielo polacco? Troppe cose non tornano nell’operazione di polizia aerea che ieri ha visto impegnati due caccia F-16 polacchi, due F-35 olandesi, due aerei radar (uno dei quali italiano, un nuovissimo G-550 Caew) e qualche elicottero.

Una forza sproporzionata per intercettare e abbattere uno sciame di 19 droni, peraltro lenti e “misteriosamente” non armati. Alcuni siti di intelligence riportano infatti che quelli abbattuti – soltanto 4, altro che grande risultato della Nato – fossero privi di esplosivo. E guarda caso non esistono prove fotografiche di esplosioni sui luoghi degli impatti, anche con un “piccolo aiuto” da parte della Bielorussia, fedele al Cremlino ma che ha prontamente avvisato Varsavia.

C’è anche un fatto incontrovertibile: quei droni non hanno autonomia sufficiente per arrivare a colpire siti strategici polacchi. Il momento non è casuale: domani iniziano le esercitazioni militari di Russia e Bielorussia “Zapad 2025” vicino al territorio polacco.

Droni russi in Polonia: ecco tutto quello che non torna nell’attacco

Il precedente dei gasdotti e le smentite di Mosca

Polacchi e ucraini sono considerati gli autori dei sabotaggi ai gasdotti del Mar Baltico, attacco che Bruxelles cercò di attribuire a Mosca. Il Cremlino ha smentito sia di aver voluto colpire obiettivi in Polonia, sia che i droni facessero parte dei suoi arsenali.

Resta da capire se quegli ordigni stessero prendendo una scorciatoia verso l’Ucraina, se fossero stati lanciati per testare la prontezza della difesa occidentale, o se – partiti per un’altra missione – siano stati deviati dalla guerra elettronica che colpisce i sistemi di navigazione come il Gps o il russo Glonass.

Tra le ipotesi c’è anche quella che i droni fossero diretti in Ucraina ma che l’azione di disturbo di Kiev li abbia spinti verso la Bielorussia fino a sconfinare in Polonia.

L’impatto politico e industriale

Comunque sia andata, Ursula ha abboccato in pieno e i titoli delle aziende legate alla Difesa oggi festeggiano. Colpisce anche l’uso di missili Aim-9, dal costo di milioni di dollari, o di proiettili di cannoncino preziosi, per abbattere droni Geran-2 (versione russa degli iraniani Shahed) dal valore di diecimila dollari.

Nulla da ridire sul decollo del G-550 Caew dell’Aeronautica Militare, schierato in Lettonia: l’elettronica che ha identificato e tracciato i bersagli, passando le informazioni agli F-16 e F-35, è prodotta e venduta da Israele. Un dettaglio che certi politici dovrebbero ricordare quando parlano di boicottaggio: senza quell’elettronica, anche droni economici potrebbero diventare letali.

Tempismo e nuove tecnologie

Sarà un caso che questo evento arrivi il giorno dopo l’annuncio di Usa e UK di un progetto congiunto per un drone anti-drone?

Proprio ieri, Bae Systems (UK) e Lockheed Martin (Usa), alla fiera londinese della difesa “Dsei 2025”, hanno presentato la collaborazione per sviluppare una famiglia di sistemi aerei autonomi con focus iniziale sulla guerra elettronica. L’obiettivo è creare un “effettore economico” modulare, adattabile, rapido da produrre e schierabile da aerei, terra o mare.

Martedì scorso, anche Mbda (di cui il 25% è di Leonardo) ha presentato un missile unidirezionale con gittata di 800 km, costruibile con componenti standard e armabile con diverse testate. Bae Systems, che possiede il 37,5% di Mbda insieme ad Airbus, considera il progetto con Lockheed “altamente complementare” alle capacità di Mbda.

Ursula von der Leyen e la spinta alla difesa europea

Ursula von der Leyen ha dichiarato che l’Europa “debba combattere”. In prospettiva, eventi come quello polacco sono utili a convincere gli scettici a sostenere un’industria militare europea che, dopo anni di crisi, oggi non può permettersi di rallentare, soprattutto per Germania, Francia e Regno Unito (che pur non essendo nella Ue è legato agli Usa).

Se Putin ha davvero lanciato quei droni, ha fatto un favore all’industria militare europea e ha offerto alla Polonia l’occasione di aumentare l’insofferenza verso Mosca: non a caso il Presidente Karol Nawrocki ha convocato il Consiglio di sicurezza nazionale entro 48 ore, mentre il premier Donald Tusk ha parlato di “situazione più vicina a un conflitto aperto dalla Seconda Guerra Mondiale”, ma anche di “non avere motivo di credere che siamo sull’orlo della guerra”.

Autore
Panorama

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