Droni navali ucraini abbattono due caccia russi: nuova minaccia per Mosca
- Postato il 6 maggio 2025
- Di Panorama
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L’idea è semplice quanto micidiale, per certi versi ricorda quella dei motoscafi armati siluranti italiani (Mas) impiegati dal 1917 al secondo conflitto mondiale. Stavolta però la paternità è ucraina: si tratta di mettere su un motoscafo a comando remoto (drone navale), due missili nati per gli scontri aerei aria-aria dotati di propellente solido, modulo (seeker) a ricerca di calore e testate esplosive con sistema d’innesco di prossimità. Un pilota di caccia che lo sorvola da un’altezza di qualche chilometro non si aspetta certo che da un piccolo scafo possa arrivare una minaccia e neanche un missile antiaereo. A quel punto, quando in cabina scatta l’allarme e il pilota vede una scia nel cielo, se la distanza è troppo limitata il tempo per eludere il missile è insufficiente, non c’è più manovra, se non una disperata e fortunata, che possa evitare il peggio e anche lanciare i falsi bersagli dall’intenso calore (flare) risulta poco efficace. Il missile esplode in prossimità delle parti calde dell’aeroplano, le parti a frammentazione distruggono quello che incontrano e va già bene se il pilota riesce a lanciarsi.
Come è accaduto all’equipaggio di un caccia Sukhoi 30 il 2 maggio scorso, anche se la notizia è stata diffusa ieri dopo che un secondo Flanker aveva subito la medesima sorte, sempre volando sul mar Nero. Si tratta dei primi due caccia della storia a essere abbattuti da un drone di superficie senza equipaggio, ma è certo improbabile che siano anche gli ultimi. Dal fronte opposto, tutti i “barchini” saranno oggi identificati come possibili minacce e colpiti preventivamente, poco importa che il missile a bordo ce l’abbiano oppure no. Anche perché la visibilità e le nubi giocano un ruolo decisivo nei puntamenti come nel riconoscimento del pericolo.
Il tenente generale Kyrylo Budanov, capo della Direzione dell’intelligence della Difesa ucraina (Hur), e il Presidente Volodymyr Zelenskyy, hanno confermato quanto accaduto. Il drone scelto per questa modifica e quindi usato per colpire gli aeroplani russi è del tipo Magura V-7, più grande del diffuso V-5 ma differente da quella inizialmente dichiarata e nota come Sea Dragon, sulla quale erano stati installati missili AA-11 Archer.
Il più performante Sidewinder ha implicato l’uso di uno scafo più largo e la riprogettazione dei binari dai quali viene lanciato. Ora il sistema è quindi lungo circa 8 metri rispetto ai 5,5 metri del V-5. Ma non è ancora noto se possa essere armato esclusivamente con missili AIM-9 Sidewinder o trasportare anche altre armi. Un’altra caratteristica del V-7 è la prua rimodellata per migliorare il comportamento in caso di onde alte, ovvero consentire migliori operazioni soprattutto nel periodo invernale.
Dall’analisi del battello si nota la presenza di ulteriori antenne per comunicazioni, probabilmente connesse ai sistemi che permettono di trasmettere agli operatori remoti lo stato del sistema di ricerca del missile, vero cuore del lavoro d’integrazione eseguito dagli ingegneri ucraini e tedeschi. Lo scafo non pare però avere altri armamenti, neppure cariche esplosive in prua come il V-5, che viene fatto esplodere a contatto con le navi nemiche a causa di detonatori a impatto.
I missili Sidewinder sono di fabbricazione americana, vengono installati sulle rispettive “rotaie” di lancio che sembrano essere in grado di essere sollevate e orientate da remoto. La gittata operativa e le prestazioni sono simili a quelle dei corrispettivi di epoca sovietica AA-11 Archer (R-73) utilizzati dal Sea Dragon, e stando a quanto emerso dagli episodi recenti dei primi mesi di maggio la gittata del sistema arriva a 10 km.
Per chi deve difendersi da tali droni armati diventa quindi fondamentale l’avvistamento precoce e l’analisi delle trasmissioni dati tra l’imbarcazione e l’operatore che li controlla, che potrebbe trovarsi anche molto distante e fuori dalla portata ottica.