Droni: l’industria più veloce, grazie alla guerra
- Postato il 13 gennaio 2025
- Di Panorama
- 1 Visualizzazioni
Droni: l’industria più veloce, grazie alla guerra
C’è un’idea che le forze armate Usa vorrebbero implementare, utile soprattutto all’esercito ma che coinvolge innanzi tutto l’aviazione. Quella di creare sciami di droni da lanciare da piattaforme in volo a media o alta quota per svolgere compiti d’intelligence, sorveglianza e ricognizione, infine con capacità di attacco.
Ciò appare già sul portale federale per le opportunità commerciali ed è una richiesta della Special electronic mission aircraft product directorate (Sem), organizzazione che è parte del Fixed-Wing aircraft Project Office dell'esercito, la quale ha posto come limite temporale l’anno fiscale 2026. Tali droni potrebbero essere agganciati ad aeromobili di categoria jet executive di gamma medio-alta come quelli prodotti da Gulfstream e Bombardier, che opererebbero sopra i 41.000 piedi (12.5 km di quota) sul livello medio del mare a una velocità effettiva superiore a 700 km/h per almeno 5-8 ore. Da qui la sfida tecnologica maggiore: tali droni dovrebbero sopportare le temperature estremamente basse di quelle quote, anche -70 °C, per un periodo prolungato, senza che le batterie, l’elettronica di bordo e la struttura possano cedere. Per i progettisti un vero incubo. Una volta sganciati, i droni dovrebbero volare traiettorie che supportino attività di sorveglianza e pattugliamento, ricerca e designazione dei bersagli, ma anche che possano fare da nodi per estendere le reti di comunicazione, sia da e verso altri velivoli, sia per i mezzi navali e terrestri.
Diversamente dai grandi sistemi aerei senza pilota come i Predator, questi sarebbero esemplari più economici e relativamente spendibili, concetto che richiede di dover rendere inutilizzabile la loro tecnologia qualora finissero nelle mani del nemico. A contendersi la nuova interessante commessa ci sono ovviamente anche i colossi dell’aerospazio, e già nel 2020 il Sem aveva selezionato dieci aziende, tra queste Anduril Industries con la controllata Area-I, lo sviluppatore originale del drone Altius 700, già utilizzato dall'esercito. Ma anche Collins Aerospace (gruppo Raytheon Technologies) per l’elettronica e Aurora Flight Sciences come integratore di sistema, infine Northrop Grumman Information Systems per studiare i carichi modulari sugli aeromobili da modificare per il trasporto dei droni. L'esercito sta anche lavorando a una versione dei mezzi senza pilota a corto raggio e lungo raggio con l'intenzione di iniziare la prototipazione per la versione a corto raggio all'inizio dell'anno fiscale 2025 per poi continuarla fino al 2029.
Da notare che non esistono limitazioni alla configurazione dei mezzi senza pilota, pertanto potranno essere proposti anche palloni aerostatici o velivoli ad ala fissa alimentati a energia solare. Tutto ciò sta dimostrando che il settore dei droni militari subisce un’evoluzione molto più rapida di quella inizialmente prevista, così come accade al segmento di quelli che vengono impropriamente chiamati taxi volanti o con la sigla eVtol (mezzi elettrici a decollo e atterraggio verticale). In questo caso il fallimento di alcune delle aziende che sembravano più vicine al traguardo della certificazione civile e dell’entrata in servizio nelle città, nonché la presa di coscienza dei reali limiti tecnologici delle batterie, hanno portato a una trasformazione di vari progetti verso maggiori capacità di trasporto, integrando alla propulsione elettrica quella ibrida, in particolare con la proposta di usare turbine a gas. Tutto questo ha aumentato ulteriormente l’interesse dei militari, in particolare per droni con capacità di trasporto da 6-8 persone, consci che poter disporre di mezzi automatizzati senza equipaggio per l’evacuazione o il rifornimento sarebbe una svolta per i reparti di fanteria e le operazioni speciali. La logica conseguenza è uno spostamento dei finanziamenti dai comparti automotive e aerospaziale verso quelli governativi.
La guerra russo-ucraina ha invece dimostrato l’efficacia dei piccoli-medi droni, che però possono operare da quote e distanze limitate, i quali sono rivelati utili come vedette ma soprattutto per compiere attacchi mirati, e questo comporta un ampliamento delle fasce nelle quali gli Usa per primi, e tutti gli altri Paesi Nato dopo, stanno investendo sempre più denaro. Gli sviluppi sono trainanti della tecnologia in settori come quello delle batterie, dell’intelligenza artificiale, della sensoristica e dei materiali, con ricadute che già oggi sono comparse nei mercati consumer. Tra tutte, a titolo d’esempio, quella che permette a un drone di pochi grammi, quasi un giocattolo, di seguire il suo operatore in modo automatico per realizzare filmati spettacolari.
Continua a leggere...