Droga, la ‘ndrangheta al vertice del narcotraffico internazionale

  • Postato il 1 ottobre 2025
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Droga, la ‘ndrangheta al vertice del narcotraffico internazionale

Panetto di droga

L’ultima relazione annuale della Direzione centrale per i servizi antidroga mette in evidenza come la ‘ndrangheta si confermi regina del narcotraffico internazionale


CATANZARO – La ‘ndrangheta si conferma regina del narcotraffico internazionale. Tra le mafie italiane è l’organizzazione criminale più insidiosa e penetrante, per la sua tendenza all’espansione su scala nazionale e internazionale e il solido radicamento nella regione di origine. Caratteristiche, insieme alla forza militare espressa negli anni, all’affidabilità economica e all’assenza di fenomeni estesi di collaborazione con la giustizia da parte degli affiliati, che la rendono un interlocutore privilegiato dei narcos sudamericani.

Dall’analisi degli elementi investigativi più aggiornati si confermano la supremazia della ‘ndrangheta nel narcotraffico e il controllo quasi totale del mercato della cocaina, nei diversi Paesi di produzione e di transito. Lo mette in evidenza la Relazione annuale della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (Dcsa) che scatta una foto della situazione nel 2024, presentata a Roma nel corso di una conferenza stampa alla presenza del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e del procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo.

DROGA, LA ‘NDRANGHETA LEADER DEL NARCOTRAFFICO INTERNAZIONALE: IL PORTO DI GIOIA TAURO

Resta la centralità del porto Gioia Tauro nei traffici, per posizione geografica e per volume di merci in transito. Il grosso dei sequestri di cocaina pura è ancora in Calabria, anche se ormai si delocalizza nei porti di Genova e Livorno. La cocaina viene poi distribuita nel resto del Paese e in Europa, e in Calabria non resta quasi nulla. Ma non c’è soltanto la ‘ndrangheta. Le saldature criminali sono con le organizzazioni di matrice mafiosa siciliane, campane, pugliesi ed anche albanesi. Inoltre, la ‘ndrangheta, unica mafia presente in tutti i continenti, opera in alcuni Stati esteri dove è presente con le sue articolazioni, avamposti per il riciclaggio dei proventi illeciti.

Le rotte del narcotraffico però si stanno evolvendo. La necessità di abbattere i costi degli approvvigionamenti degli stupefacenti, in special modo della cocaina, caratterizza il modus operandi delle delle più agguerrite organizzazioni calabresi. Per scavalcare i livelli intermedi di una complessa filiera criminale, la ‘ndrangheta preferisce ricercare il contatto diretto con i cartelli del narcotraffico mondiale tramite i broker esperti che li rappresentano. Così la ‘ndrangheta si è specializzata nell’intessere collaborazioni con gruppi di narcos di provenienza e culture differenti nei diversi continenti del globo.

IL RUOLO DELLA CAMORRA

Mentre la ‘ndrangheta controlla il mercato internazionale, la camorra continua a contendersi le piazze, Cosa nostra resta attiva nelle forniture e le mafie pugliesi intrattengono rapporti stretti con i clan albanesi. Ma emerge anche il ruolo di organizzazioni straniere, da nigeriani ai cinesi, ciascuno con un compito specifico, dal trasporto al riciclaggio. Il narcotraffico si concentra ancora al Sud, dove si registra quasi la metà dei sequestri complessivi: 48,4% tra Mezzogiorno e isole, contro il 31,7% del Nord e il 19,9% del Centro. Ma la droga finisce sulle piazze di Roma e Milano, terminali privilegiati dello spaccio, affidato sempre più spesso a gruppi criminali multietnici.
«Il narcotraffico – avverte il direttore della Dcsa, generale Giuseppe Spina – è una minaccia globale che si evolve con velocità. Servono cooperazione internazionale e nuove risorse per tenere il passo».

Il vero punto dolente su cui si deve riflettere, secondo il capo della polizia, Vittorio Pisani, è «la capacità di intercettare le conversazioni» su Telegram, Signal e anche WhatsApp, «perché non sono come le altre conversazioni telefoniche, ma criptate e questo limita la forza investigativa». «Nell’ultimo anno c’è stato un calo di sequestri, ma un aumento delle operazioni: non bisogna valutare però l’operato su un ciclo annuale, ma sul pluriennale», ha detto ancora il prefetto Pisani

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