Dorothea Wierer, l'atleta che ha riscritto la storia del biathlon italiano. E che non ha ancora completato l'opera

  • Postato il 6 ottobre 2025
  • Di Virgilio.it
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Per una che sulle nevi di Anterselva è di casa, essendo nata a un tiro di schioppo, chiudere idealmente la carriera nei giorni delle gare olimpiche rappresenterebbe il massimo che un atleta potrebbe desiderare. Il massimo che vorrebbe desiderare Dorothea Wierer, che tra un acciacco e l’altro ha fatto il possibile per presentarsi al via della rassegna a cinque cerchi con la quale intende celebrare una carriera unica nel suo genere, lei che s’è meritata per davvero l’appellativo di regina delle nevi. Perché prima di Doro il biathlon era una disciplina ai più sconosciuta, ma che grazie alle sue vittorie (nonché alla sua bellezza) ha finito per trovare spazio sulle copertine dei giornali e nei servizi delle televisioni. Perché ci sarà un prima e un dopo Wierer, con Milano-Cortina destinata a fungere da spartiacque di questa storia.

Gli inizi: i trionfi ai mondiali giovanili e Juniores

Una storia che parte da Rasun, il paesino dove Dorothea è nata e cresciuta, appunto distante una manciata di chilometri appena dalla valle che ospiterà le gare di biathlon ai giochi di Milano-Cortina 2026. Anterselva è giustamente considerato il paradiso per ogni biatleta, e non fa eccezione Doro, che giovanissima si mette in mostra nelle selezioni nazionali, tanto che nel 2007 è già pronta (non ha ancora 18 anni) per essere aggregata alla sezione maggiore. L’anno dopo, quando conquista la prima storica medaglia d’oro ai mondiali giovanili in Germania, tutti capiscono che si trovano davanti a un’atleta destinata a cambiare il corso degli eventi.

Da Juniores conquista un altro oro ai mondiali canadesi del 2008 (stavolta nell’inseguimento) e il debutto in Coppa del Mondo diventa praticamente automatico, con la sprint di Oberhof nel gennaio del 2009 che la tiene a battesimo. Il momento che cambia definitivamente l’orizzonte alla carriera di Dorothea coincide con i campionati del mondo Juniores di Nove Mesto, in Repubblica Ceca, del 2011: qui le medaglie d’oro sono tre (sprint, inseguimento e individuale), alle quale aggiunge anche un argento nella staffetta. Diventa l’atleta italiana più vincente a livello Juniores di tutte le discipline invernali, ma soprattutto diventa la pepita d’oro sulla quale costruire le basi per un futuro radioso come mai lo era stato prima.

Le prime vittorie in Coppa del Mondo e i trionfi del 2019 e 2020

Quando Wierer entra definitivamente nei quadri della selezione maggiore, l’Italia è spesso costretta a fare anticamera al cospetto delle nazioni più forti della disciplina. Ai mondiali del 2013, sempre nell’amata Nove Mesto, arriva il primo bronzo iridato nella staffetta e da quel momento le prospettive si fanno via via sempre più intriganti. A Sochi, un anno dopo, arriva il debutto olimpico e arriva un altro bronzo in staffetta, col grande pubblico che comincia a conoscere più da vicino quell’atleta di cui tanto si parla, e che oltre a essere bravissima con gli sci e il fucile riesce anche ad ammaliare con uno sguardo che cattura all’istante.

Il biathlon comincia a farsi strada grazie alle vittorie di Doro, che nel 2015 trova il primo successo in Coppa del Mondo nell’individuale di Ostersund, il primo successo dei 18 conquistati in carriera. Pochi mesi dopo arriva la prima coppetta di specialità, quell’individuale, e qualcuno comincia a credere che sarà proprio Dorothea a portare in dote all’Italia la prima Coppa del Mondo assoluta. Un proposito che diventa realtà nel 2019, al culmine di una stagione che la vede conquistare 4 vittorie e una marea di piazzamenti nelle primissime posizioni.

Gli ultimi anni, ancora vincente in mezzo a tanti problemi

Un anno dopo arriva persino il bis, anche se la consegna della coppa avviene proprio nei giorni in cui il mondo sta cominciando a familiarizzare con il Covid-19, tanto che le gare di biathlon riescono a concludersi appena un giorno prima dell’inizio del lockdown. Intanto il palmares era già lievitato con tre ori mondiali (uno a Ostersund nel 2019 nella mass start, due sulla pista di casa di Anterselva nel 2020 nell’inseguimento e nell’individuale), oltre che di un altro bronzo olimpico a Pyeongchang sempre nella staffetta mista.

Negli ultimi anni di carriera, segnati anche da qualche problema fisico di troppo, arriveranno un’altra coppetta di specialità nell’individuale (nel 2021) e un’altra medaglia olimpica, sempre di bronzo, stavolta però nella gara sprint ai giochi di Pechino 2022. Oltre che 4 vittorie in Coppa del Mondo, due nella magica Anterselva nell’inverno 2022, due a Ostersund nell’inverno 2023.

L’eredità di Doro: ad Anterselva per chiudere una carriera unica

Milano-Cortina è l’ultimo avamposto di una carriera che senza i giochi, probabilmente, si sarebbe già interrotta prima. Ma la voglia di gareggiare un’ultima volta sulle nevi di casa è stata la molla che le ha permesso di spingersi oltre la soglia della fatica e del dolore, pur se consapevole che nel frattempo una nuova generazione di biatlete è comparsa sulla scena. Dorothea però, solo per il fatto di esserci, renderà la competizione a cinque cerchi entusiasmante come poche altre, accendendo l’entusiasmo di un intero popolo. Quello che l’ha accompagnata lungo quasi 20 anni di una carriera come in Italia non s’era mai vista prima.

Icona di stile, bellezza ed eleganza, ma anche atleta capace di far sognare intere generazioni che sono cresciuti guardandola vincere in ogni angolo della terra. Perché potranno arrivare nuove fuoriclasse (Lisa Vittozzi è certamente una di queste), ma ci sarà sempre un prima e un dopo Dorothea Wierer. Una storia che pure attende ancora di scrivere l’ultimo emozionante capitolo.

Autore
Virgilio.it

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