“Dormire poco e fino a tardi rallenta lo sviluppo del cervello di bambini e adolescenti”. Lo studio di Cambridge e l’allarme degli psichiatri: “Colpa anche dei social”

  • Postato il 16 maggio 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La cattiva abitudine di molti bambini e adolescenti di andare a letto tardi la sera e dormire fino a tardi può avere effetti dannosi sullo sviluppo del cervello. Di conseguenza, ne possono risentire anche le prestazioni cognitive, che si riflettono poi sulle pagelle e non solo. La compromissione dello sviluppo cerebrale durante l’infanzia e l’adolescenza sembra poi avere effetti duraturi. A scoprirlo è uno studio dell’Università di Cambridge (Regno Unito) e dell’Università Fudan di Shanghai (Cina), i cui risultati sono stati discussi a Cagliari, in occasione della IV edizione del convegno congiunto di Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (SINPF) e Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA).

“L’obiettivo del convegno è di stimolare la connessione tra specialisti con diversa formazione (farmacologi, neurologi, neuropsichiatri infantili, psichiatri, medici delle dipendenze) al fine di creare un sapere condiviso necessario a migliorare l’intervento clinico in una fase delicata e complessa della vita di ogni persona, l’adolescenza”, affermano i presidenti di SINPF, Matteo Balestrieri e Claudio Mencacci, e di SINPIA, Elisa Fazzi. “I dati epidemiologici evidenziano che la gran parte dei disturbi psichici cronici ha il proprio esordio proprio in questa fascia d’età, spesso anche più precocemente in infanzia e preadolescenza e che, intervenendo precocemente, è possibile migliorare gli esiti futuri”, aggiunge.

Lo studio internazionale ha scoperto che gli adolescenti che vanno a letto prima e dormono più a lungo sono quelli che ottengono prestazioni cognitive migliori. “Inoltre, le scansioni cerebrali – spiega Sara Carucci, professoressa associata di neuropsichiatria infantile all’Università di Cagliari, direttrice della Clinica di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza della ASL di Cagliari – hanno mostrato che gli adolescenti che rimanevano svegli fino a tardi e che quindi dormivano meno presentavano connessioni più deboli tra le aree cerebrali chiave. Avevano anche volumi cerebrali più piccoli, soprattutto in aree importanti per la memoria, come l’ippocampo. Tutti elementi che possono spiegare un basso punteggio nei test cognitivi”. I ricercatori hanno seguito ragazzi dai 9-10 anni fino ai 14 anni, scoprendo anche che le differenze cerebrali e cognitive tra gli adolescenti con diversi modelli di sonno rimangono costanti nel tempo. “Questo suggerisce che gli effetti dei modelli di sonno sullo sviluppo cerebrale non sono temporanei, ma possono plasmare le traiettorie cognitive durante l’adolescenza”, dice Carucci. “Per questo adottare sane abitudini del sonno fin dalla tenera età può favorire un più sano sviluppo cerebrale e migliorare le prestazioni cognitive durante l’adolescenza. L’adolescenza – continua – è un periodo di estrema ricchezza e potenzialità: è importante mettere i giovani nelle condizioni di esprimere appieno il loro potenziale”. Gli specialisti raccomandano di evitare l’uso dello smartphone e del tablet la sera, specialmente quando l’obiettivo è collegarsi sui social media. “Oltre a disturbare il sonno, l’iperconnessione legata all’utilizzo dei social ha un impatto negativo sulla salute mentale”, sottolinea Giovanni Migliarese, psichiatra direttore SC Salute Mentale Lomellina ASST di Pavia.

“E questo lo sanno molto bene gli stessi giovani, tanto che una recente ricerca americana che ha coinvolto ragazzi dai 13 ai 17 anni ha rilevato che il 48% ritiene che i social abbiano un effetto negativo sui coetanei. Un adolescente su 5, invece, ammette che influiscono negativamente anche su di loro. Quindi – prosegue – non ci sarebbero che vantaggi nello ‘scollegarsi’ dai social, soprattutto la sera. Non dimentichiamo inoltre –che una scarsa igiene del sonno e iperconnessione spesso si associano ad altri stili di vita negativi quali insufficiente attività fisica, alimentazione scorretta e uso di sostanze, che impattano ulteriormente sullo sviluppo neurobiologico cerebrale e creano le basi per una maggiore predisposizione a sviluppare ansia, depressione e rischio di suicidio. Più stili di vita negativi sono associati, peggiori sono le conseguenze in età tardo adolescenziale e adulta”.

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