Dopo Spagna e Grecia, anche l’Italia “aggancia” i rendimenti dei titoli di Stato francesi
- Postato il 7 luglio 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Dopo quelli di Spagna e Grecia, anche l’Italia fa meglio della Francia quanto a rendimenti dei titoli di Stato, quantomeno sulle scadenze più brevi, di 5 e 2 anni. Un Btp a due anni paga il 2,04%, contro il 2,11% dello stesso titolo francese (2% un bonos spagnolo), mentre il Btp a 5 anni rende il 2,67%, contro il 2,69% dell’Oat francese. Rimangono superiori i rendimenti del decennale: 3,46% i Btp contro 3,29% dei bond francesi. Viceversa Grecia e, soprattutto Spagna, hanno interessi uguali o inferiori di quelli di Parigi.
L’aggancio era nell’aria, viste le turbolenze in cui si barcamena il governo francese, costretto faticosamente a far quadrare i conti mentre la crescita economica è asfittica e la spesa sociale rimane alta ed inattaccabile. A peggiorare le cose il fardello della spesa per il riarmo che, se applicata come promesso, nei prossimi anni drenerà una novantina di miliardi di euro per ogni esercizio. È probabile che un qualche aumento delle tasse arrivi, se non si vuole indebitarsi ancora o tagliare la spesa (quella che sembra essere la strada preferita dall’Italia, seppur in modo surrettizio come i mancati o parziali adeguamenti all’inflazione di capitoli di spesa come pensioni e sanità, ndr).
Secondo il quotidiano economico conservatore francese Les Echos “il rendimento delle obbligazioni di Stato italiane è calato grazie ad una maggiore fiducia nell’economia dell’Italia. Roma si è finanziata a 5 anni spendendo meno di Parigi per la prima volta dal 2005“. “Soprattutto, aggiunge Les Echos l’Italia, abituata agli psicodrammi politici, mostra una stabilità che rafforza la qualità del suo credito”. Il quotidiano rimarca poi la differente situazione francese: “La minaccia di una sfiducia al governo Bayrou sul bilancio si sta delineando. E saranno necessari sforzi ulteriori per mantenere la promessa di un deficit limitato al 5,4% del Pil nel 2025″.
Oltre all'”onta” del sorpasso italiano, Parigi deve digerire un altro dato molto indigesto diffuso oggi. Il tasso di povertà è salito al 15,4% della popolazione nel 2023, un record dal 1996, data di creazione dell’indicatore dell’Insee, l’istituto di statistica, che parla oggi anche di una “forte crescita” delle diseguaglianze. In un solo anno, il tasso di povertà è cresciuto di 0,9 punti, che tradotto in numeri assoluti significa che 9,8 milioni di francesi si trovano con redditi mensili inferiori alla soglia di povertà, fissata al 60% del redito medio (1.288 euro per una persona sola).
Sono 650.000 le persone finite in un anno al di sotto di questa soglia, “un livello mai toccato da circa 30 anni”, precisa l’istituto statistico. L’aumento della povertà è dovuto “al blocco degli aiuti straordinari, in particolare la scala mobile e il bonus per il rientro dopo l’estate, istituiti nel 2022 per sostenere il potere d’acquisto”. Rendite finanziarie e riduzione delle tasse sulla casa principale hanno invece spinto i redditi più alti, incrementando il gap.
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