Dopo le dimissioni di Occhiuto: L’ultimo atto del Consiglio regionale

  • Postato il 9 agosto 2025
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Dopo le dimissioni di Occhiuto: L’ultimo atto del Consiglio regionale

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Nell’ultimo Consiglio Regionale, Azione critica le dimissioni di Occhiuto per il voto anticipato in Calabria, mentre le opposizioni accusano una «fuga».


L’ultimo atto della legislatura regionale, chiusa ieri con un anno d’anticipo per le dimissioni del presidente Occhiuto, è quello dei saluti, dei ringraziamenti, degli auguri per il futuro. Come pure, naturalmente, dell’ultimo botta e risposta politico, in aula, tra maggioranza e opposizione. Apre le danze Amalia Bruni, la candidata che quattro anni fa sfidò Occhiuto per il centrosinistra. Durissimo l’intervento della dem. Le dimissioni, dice rivolta a Occhiuto, sono state «uno sfregio alla dignità delle istituzioni, alla serietà della democrazia». La verità, dice Bruni, «è che lei sta scappando. Da cosa? Non lo dice». Antonio Lo Schiavo, da poco approdato in Sinistra Italiana, parla di «istituzioni forzate». Saltare i filtri, per parlare direttamente al popolo, «è da repubbliche sudamericane». Ad essere umiliato, dice, «è questo consiglio regionale». Chiude l’intervento tirando fuori la bandiera della Palestina (anche il dem Alecci in aula ne richiama i colori con la sua cravatta). «È il simbolo di tutti i popoli che lottano per giustizia e dignità. Ed è quindi anche la bandiera della Calabria, che ora lotta per giustizia e dignità».

DOPO LE DIMISSIONI DI OCCHIUTO: IL BILANCIO DI FERDINANDO LAGHI NELL’ULTIMO CONSIGLIO REGIONALE

Ferdinando Laghi non tradisce invece il consueto aplomb nel suo intervento. Che è soprattutto il bilancio del suo operato di attivista ambientale diventato consigliere regionale. Si dice soddisfatto delle leggi che ha fatto approvare, confessa il rammarico per «l’ingiusta penalizzazione subita dalla riserva pedemontana Castrovillari». La coabitazione con il resto dell’opposizione non è stata proprio serena, arrivando pressoché allo strappo. E pensa forse a questo quando chiosa: «La forza sta nei contenuti, non nei decibel usati per esprimerli».

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LE ACCUSE DI DAVIDE TAVERNISE

In assetto da campagna elettorale è già il capogruppo del M5S Davide Tavernise pronto, dice, a ribattere reel su reel a Occhiuto. «Le piacerebbe vincere facile, ma facile non sarà da qui alle elezioni – dice – Sono convinto – aggiunge poi – che arriverà all’archiviazione, però non capisco perché dimettersi ora, sporcando la sua onorabilità». Il forzista Antonello Talerico è il primo consigliere di maggioranza a intervenire. E parla da consigliere, ma pure da giurista. «Il presidente Occhiuto non scappa da un processo o da esigenze cautelari, come voi avete voluto far intendere. Si candida perché sa di essere innocente. Se non fosse così, da qui a qualche mese, una volta rieletto, sarebbe nella stessa situazione. Cosa cambia quindi? – argomenta – Vi siete inventati che saltava il Consiglio di oggi, che c’erano arresti, che c’erano perquisizioni, che c’erano richieste di misure cautelari. Ecco perché andiamo al voto: perché sarebbe un anno di martellamento continuo. Ripartiamo con un nuovo asset così tutti si mettono in pace. Se poi terzi soggetti rispetto alla Giunta o al Consiglio hanno commesso reati, saranno puniti».

AMARO SFOGO DI PIERLUIGI CAPUTO

Pieno sostegno al presidente Occhiuto anche da Pierluigi Caputo, che si è detto amareggiato per la notizia – «infondata» – circolata nelle scorse ore su un suo coinvolgimento nell’inchiesta. «Quello che sta accadendo in questi giorni, il chiacchiericcio, le voci inventate, è grave. Dovrebbe farci riflettere tutti, non c’è colore politico – dice – Queste cose forse succedono solo qui, la Calabria è una terra amara». Arriva da Azione l’unica voce contro, in maggioranza, e certifica lo strappo ormai evidente. È presente in aula solo De Nisi e parla delle dimissioni e del voto anticipato come di un «errore». Chiude gli interventi – prima di Occhiuto, di cui vi riferiamo accanto – il capogruppo dem Mimmo Bevacqua, che alza i decibel della discussione. Accusa Occhiuto di «gestione autoritaria» e definisce le dimissioni «un atto oscuro».

L’ULTIMO SALUTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Infine invita Filippo Mancuso, presidente del Consiglio, a «chiedere scusa» per il «fallimento di quest’aula incapace di incidere sulle scelte politiche». Mancuso prende la parola alla fine ma non per rispondere, dice, agli attacchi (prima di Bevacqua c’erano stati quelli di Mammoliti). «È stato un percorso intenso, fatto di sfide difficili ma anche di conquiste – conclude, prima di congedare definitivamente i consiglieri – La scelta di Occhiuto non è una fuga, ma un gesto coraggioso».

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