Dopo la "ref cam", alla Serie A mancano solo i joypad

  • Postato il 15 settembre 2025
  • Di Il Foglio
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Dopo la "ref cam", alla Serie A mancano solo i joypad

Dopo le orazioni arbitrali per spiegare il Var, ora anche la “ref cam”, ovvero la visuale dell’arbitro. Troppe innovazioni in tre giornate, da non esserci abituati: la nuova telecamera personalizzata aiuterà forse a risolvere dubbi di moralità, ma proiettata in diretta televisiva non evita la riduzione galoppante del calcio a PlayStation. Schemi tattici mutuati sempre più dalle consolle digitali, mercato costruito attorno ai sistemi manageriali, ora anche l’impressione per chi guarda di dirigere mentalmente l’azione in corso.

 

Alla soggettiva traballante - modello van Gogh di Julian Schnabel - manca solo il joystick per ratificare l’altro da sé, la partita personalizzata. Ove quarant’anni fa il video aveva ucciso le star della radio, e con loro l’immaginazione, adesso è il telegioco a infliggere seri colpi al primato del broadcast, riscritto da nuove tecnologie.

        

Il Telebeam è retrofuturismo, e già incombe l’uso massiccio dell’intelligenza artificiale, obiettivo i Videogames di Lana del Rey.

     

Anche nella distopia a venire, non dovrebbe però cadere il fascino di una Juventus-Inter modello Italia-Germania 1970: le squadre più tifate, rivali acerrime da prima delle inchieste del 2006, hanno onorato lo sport anche coi loro errori. E per una volta hanno riportato in auge l’importanza e la bellezza dei tiri da fuori, specie i Tayfun di matrice turca: per lunghi minuti è stata Kenan Yıldız contro Hakan Çalhanoğlu, poi sono saliti in cattedra i fratelli Thuram.

   

Sotto gli occhi del padre Lilian, che una delle casacche l’ha indossata, Marcus e Khéphren rispondono colpo su colpo, entrambi di testa, testimoni della (reciproca) sofferenza di ogni Abele mentre le battaglie infuriavano proprio là in alto. "And though we were hurt so bad /in the fear and alarm / you did not desert me / my brothers in arms": anche Mark Knopfler nei suoi Dire Straits sapeva che le partite durano solo novanta minuti.

         

I tiri da lontano (bentornati, ora però non andate più via) e le dinastie familiari, per corsi e ricorsi trapuntano la domenica: Samuele Ricci a San Siro ci prova ogni volta che può, Giovanni Simeone si reinventa per il derby personale del padre Diego, mentre un altro padre - proprio Gian Piero Gasperini - viene metaforicamente superato dal “figlio” Ivan Jurić alla guida dell’Atalanta. Domenica ci sarà il derby di Roma e nessuna delle due squadre arriva ai massimi indicatori, essendo crollate contro avversarie inferiori.

   

Le castagne dal fuoco al Milan le ha tolte invece il corto muso dell’eterno Luka Modrić, profilo aquilino e inconfondibile: la sua gioia dopo il gol è quella del debuttante, la naturalezza con la quale si avvicina all’area e chiede la palla per depositarla in rete è del fuoriclasse assoluto. Nonostante sia tuttora un piccolo Milan, e che a Christopher Nkunku sia stato negato un rigore solare, forse due nella stessa azione, per onorare il fuoriclasse a San Siro risuona “The best” di Tina Turner: il dna europeo è ereditato dalla grandeur degli anni Ottanta, sorrisi e canzoni. E mentre Tokyo in quattro anni ha fatto e disfatto Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi, meno male che qualcuno come il quarantenne croato ancora prova la gioia (un tempo infantile) di giocare a pallone.

     

Nell’attesa che la capsula del tempo confermi che il dopo Gianluigi Donnarumma si chiamerà Elia Caprile, capace di un figurone là dove i portieri datati steccano, “The best” è anche il Napoli che va per la sua strada: comprova l’imbarazzante dominio dominio sciorinato a Firenze, e che niente - nemmeno la Juve, provvisoria coinquilina in vetta - appare destinato a scalfire. Almeno in Italia, perché martedì iniziano i gironi di Champions League e la golosità di Antonio Conte potrebbe lasciare qualche boccone per strada.

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Autore
Il Foglio

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