Dopo 1.297 gare in doppia cifra LeBron James sacrifica il suo record di longevità per una W. "La cosa giusta da fare"
- Postato il 5 dicembre 2025
- Di Virgilio.it
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Fosse successo una decina d’anni fa, o magari anche meno, difficile che sarebbe potuto succedere una cosa simile: LeBron James che rinuncia a una conclusione nel cuore dell’area per servire un compagno sul perimetro, pronto a scagliare il tiro decisivo di una delle gare più tirate di questo primo scorcio di stagione. Ma non è tanto una questione di “fiducia”, quanto di numeri e “storia”: dopo 1.297 partite di regular season nelle quali ha segnato almeno 10 punti ogni volta che è sceso in campo, LeBron James ha concluso una serata senza andare in doppia cifra. Appunto, 1.297 partite dopo l’ultima: 5 gennaio 2007, anche allora 8 punti segnati nella sfida tra i suoi Cavs e i Bucks. Un’era geologica fa.
- Lo scarico su Hachimura e la vittoria che "guasta" la striscia
- Com'era il mondo quando James fece l'ultima partita da 8 punti
- LeBron per nulla sorpreso: "Bisogna vincere, altro che i record..."
Lo scarico su Hachimura e la vittoria che “guasta” la striscia
LeBron avrebbe potuto allungarla tranquillamente la sua strike, ma ha preferito chiuderla lì e prendersi una vittoria che per i Lakers ha la sua valenza, visto che ad essere battuti sono stati i Toronto Raptors, rivelazione di questa prima parte di stagione.
Sul punteggio di 120 pari e con tre secondi appena sul cronometro, James ha preferito servite Rui Hachimura nell’angolo anziché tentare la soluzione personale e la penetrazione a canestro, con la quale avrebbe potuto segnare il canestro della vittoria (e con due punti la striscia sarebbe stata salva) oppure subire fallo e andare in lunetta, quindi con ulteriori due tentativi per far quadrare i conti.
LeBron però, quando s’è ritrovato la palla fra le mani, non c’ha pensato su un istante di più: scarico nell’angolo per Hachimura, tripla della vittoria a segno e festa Lakers, nonostante più d’uno in quel momento s’è reso conto che la vera notizia non fosse la vittoria della squadra di Redick, quanto piuttosto la fine della strike di partite in doppia cifra di James. Tanto per dire: Michael Jordan, secondo in questa speciale classifica, ne aveva messe in fila 866, seguito da Kareem Abdul-Jabbar con 787 e da Karl Malone a quota 575.
Com’era il mondo quando James fece l’ultima partita da 8 punti
Pensare che ci possa essere qualcuno in grado di superare questo incredibile record di longevità di LeBron James è oggettivamente cosa ardua, per non dire impossibile. Ad oggi c’è Kevin Durant in striscia aperta da 267 gare, mentre Shai Gilgeous-Alexander viaggia a 170 partite consecutive.
Quando James chiuse la sua ultima partita sotto la doppia cifra di punti, il mondo era un posto ben diverso: non esistevano ancora iPhone in commercio, Steve Nash era l’MVP della stagione regolare, LeBron non aveva ancora mai disputato neppure una finale NBA (ne arriveranno 9) e addirittura l’Italia del calcio s’era da poco laureata campione del mondo.
Di più: Cooper Flagg, l’ultima scelta numero 1 al draft, aveva appena 15 giorni di vita. Insomma, un mondo decisamente distante da quello attuale, che 18 anni e 11 mesi più tardi ha visto riscritta la storia nel modo più inusuale.
LeBron per nulla sorpreso: “Bisogna vincere, altro che i record…”
Interpellato a fine partita sull’accaduto, James non s’è minimamente scomposto: “Abbiamo vinto, giusto? Allora era la cosa da fare, e va bene così”, ha risposto ai cronisti, pronti a incalzarlo sullo slancio di “generosità” che gli è costato lo stop della strike. “Questo mi ha imparato il gioco in tutti questi anni: la squadra viene prima del singolo, e penso di averlo dimostrato durante tutta la mia carriera”.
Da quando è rientrato sul parquet un paio di settimane fa, James c’è andato piuttosto cauto: i giri del motore restano bassi e il 3/15 al tiro di serata ne è la riprova. “LeBron sapeva che aveva “solo” 8 punti, ma sapeva anche quello che c’era da fare per vincere e l’ha fatto”, ha sentenziato JJ Redick a fine partita. “Bisogna togliersi il cappello davanti a questo ragazzo che pensa a far vincere la sua squadra, senza curarsi troppo delle sue statistiche personali”.
“Se fai la mossa giusta, gli déi del basket ti ricompensano”, ha aggiunto James. “Molte volte sono stato criticato per aver rinunciato all’ultimo tiro, e ho sempre trovato la cosa abbastanza stupida. L’obiettivo di un giocatore di basket è vincere le partite, e si vincono giocando di squadra”. Postilla finale: combinando il dato tra gare di regular season e play-off chiude la sia strike a 865 partite (qui è Jordan a detenere il primato con 1.045).