DOOM: The Dark Ages. Il ritorno dello Slayer non delude, tra scontri adrenalinici e novità – la recensione

  • Postato il 12 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il 15 maggio sarà disponibile DOOM: the Dark Ages, l’ultimo capitolo di uno dei franchise più celebri e storici del genere sparatutto, che riporterà i giocatori al comando del misterioso “Slayer” in un’avventura che si pone come antecedente agli eventi narrati nei precedenti due titoli usciti in seguito al rilancio / reboot del 2016 – DOOM, e DOOM Eternal (2020).

Per il nuovo capitolo idSoftware ha fatto delle scelte interessanti sia dal punto di vista narrativo sia dal punto di vista delle meccaniche di gioco, senza però snaturare quella che è l’anima di DOOM: il massacro dei nemici giurati dello Slayer, i demoni. Rispetto alle ambientazioni sci-fi futuristiche dei due capitoli moderni, su DOOM: the Dark Ages ci troveremo catapultati in una realtà che fonde i tipici elementi di un’ambientazione medievale/gotica come villaggi, muraglioni, forti e castelli ad elementi sci-fi vedendo le “Sentinelle” – l’antico ordine di cavalieri che si erge come baluardo contro le forze infernali – utilizzare navicelle spaziali, mecha (giganteschi robot chiamati Atlas) ed armi futuristiche, il tutto senza che nulla sembri veramente “fuori posto”.

Questa nuova ambientazione si riflette in parte anche sulle armi del Doom Slayer e sulle meccaniche di gioco: il tradizionale set di armi da fuoco è rivisto graficamente (ed in alcuni casi meccanicamente) in chiave gotica, offrendo man mano che le si sblocca un ottimo ventaglio di opzioni per lanciarsi contro i nemici potendo scegliendo quella più adatta al proprio stile o al tipo di nemico che ci si para di fronte; ad affiancarle da una parte sono le armi da corpo a corpo (guanto corazzato, mazzafrusto / flagello, e mazza) che permettono di lanciare potenti colpi sui nemici a distanza ravvicinata, ed ottenere munizioni, ma limitate nell’uso da un sistema di cariche, dall’altra lo scudo-sega, uno scudo dotato di una catena da motosega lungo il bordo, che diventa parte fondamentale nell’arsenale dello Slayer e protagonista di una delle più evidenti modifiche al gameplay in combattimento rispetto al passato: l’introduzione delle parate.

DOOM The Dark Ages screenshot combattimento corpo a corpo
DOOM: The Dark Ages – Combattimento corpo a corpo utilizzando il “Flagello”

Dunque è proprio nei combattimento che emerge parte del sapore medievale di quest’ultimo capitolo di DOOM: all’alta mobilità anche verticale dei precedenti capitoli, con doppio salto e scatti, si sostituisce un combattimento più con i piedi a terra, altrettanto frenetico ma più crudo, dove diventa ancora più importante comprendere ed usare a proprio vantaggio ed in modo strategico le geometrie dei campi da battaglia che fungono da arena per gli scontri più importanti, come al contempo diventa importante imparare al meglio le mosse dei vari demoni nemici in modo da poter contrastare i loro attacchi più potenti; come anticipato nel precedente paragrafo, con l’arrivo su the Dark Ages dello scudo-sega, lo slayer diventa capace di parare i colpi in arrivo: lo scudo può essere tenuto su per incassare una serie di colpi nemici (ma attenti che la sua funzionalità non dura in eterno, consumata la sua forza dovrà ricaricarsi) ma, quando impegnati contro i demoni più potenti dell’orda infernale, sarà possibile parare i più forti dei colpi in arrivo (evidenziati in verde) rispedendoli al mittente ,nel caso di colpi a distanza, o frastornando il nemico, nel caso di corpo a corpo.

Lo scudo in combattimento però non esaurisce le sue funzionalità con la difesa, può essere infatti utilizzato in modo offensivo sia per caricare i nemici (utile anche per allontanarsi rapidamente da un’area affollata di nemici forti e recuperare), sia come arma da lancio: spedendolo contro i nemici deboli funzionerà come una sorta di “boomerang”, mentre contro i nemici più potenti può permettere di stordirli o di infrangere eventuali loro armature. Ad aggiungere un altro tocco di novità (e di epica distruzione) rispetto ai giochi precedenti sono sicuramente le missioni in cui si può pilotare uno degli Atlas, i già giganteschi mecha delle Sentinelle, e prendere letteralmente a cazzotti i Titani, degli equamente giganteschi demoni, e le missioni in cui si può salire in sella ad un drago “cyborg” ed impegnarsi in combattimenti aerei contro le forze infernali.

Lungo il corso dei 22 capitoli che compongono il gioco è difficile annoiarsi: i combattimenti contro le gigantesche orde di demoni sono sicuramente le protagoniste, ma le ampie mappe di gioco offrono ai “fanatici” dell’esplorazione e del collezionismo di allontanarsi dalla missione principale del capitolo alla ricerca di varie chicche come skin per le armi e giocattoli (pupazzetti collezionabili), ma anche la possibilità di trovare quantità maggiori di oro e cristalli per potenziare le proprie armi, richiedendo a volte di affrontare “puzzle” ambientali per raggiungerli in punti a prima vista inaccessibili. Rispetto ai capitoli precedenti diventa più centrale la parte narrativa, vedendo gli eventi che accompagnano lo Slayer in questo capitolo della saga rappresentati tramite cutscene e dialoghi ben fatti, capaci di mostrare l’evoluzione dei vari personaggi alleati e non del protagonista lungo il corso della storia; nulla di super intricato o farcito da super colpi di scena, ma il giusto tocco per far conoscere meglio al giocatore il mondo in cui agisce.

Passando al lato più tecnico, abbiamo provato DOOM: the Dark Ages su un notebook da gaming di alcuni anni fa, equipaggiato con una scheda video NVIDIA RTX3070 ed un processore Intel Core i7-12700H, con un livello di dettagli medio-bassi, in tutte le situazioni, anche quelle a schermo più affollate, il gioco è rimasto sempre fluido senza mostrare indecisioni o tentennamenti; nonostante non stessimo giocando ai livelli grafici più elevati, il titolo di idSoftware ha mostrato degli ambienti ben realizzati, esteticamente gradevoli ed in grado di rappresentare al meglio il piano dimensionale in cui ci si trova, passando da colorazioni più fredde per le terre di Argent D’Nur – terra di origine delle sentinelle – a quelle più calde delle aree infernali. Fa sicuramente ottenere punti extra al gioco la distruzione ambientale che si può provocare andando in giro con il proprio Atlas.

DOOM: the Dark Ages non sarebbe un “DOOM” come si deve senza un comparto sonoro di livello, ed è impossibile avere qualcosa da ridire su questo fronte: ben caratterizzati i suoni delle diverse armi, così come quello dello scudo sulle parate, ottimi i suoni ambientali, e poi quando lo scontro si fa più caldo ecco intervenire un sonoro di background metal che supporta l’adrenalinicità dei fight.

Doom: the Dark Ages – In sella a “Serrat”, il drago

Merita un paragrafo a parte la gestione del livello di difficoltà del gioco: con the Dark Ages, il team di idSoftware ha deciso di permettere ai giocatori di adattare il livello di difficoltà a proprio piacimento (potendolo variare anche all’interno di un livello accedendo alle impostazioni una volta messo in pausa il gioco), potendo sia scegliere tra quattro livelli preimpostati di difficoltà, da Aspirante Slayer, dedicato ai player neofiti, per arrivare ad Incubo, dedicato a chi è in cerca di una sfida senza possibilità di errore, sia personalizzare uno per uno i 10 parametri che compongono la difficoltà come l’aggressività dei nemici, la percentuale di danno subito dallo Slayer e dai demoni, la velocità dei proiettili nemici e la finestra di parata, potendo effettivamente rendere il gioco ancora più semplice del livello preimpostato più basso o in modo opposto renderlo ancora più difficile di quello più alto. Ciò a nostro parere permette a DOOM: the Dark Ages di abbracciare un’ampissima fetta di pubblico, offrendo dunque ad un neofita del genere o a chi vuole godersi solo la storia di poterlo fare liberamente senza in alcun modo togliere nulla a coloro che da DOOM pretendono un altissimo livello di sfida.

A nostro parere “DOOM: the Dark Ages” ha tutte le carte in regola per essere uno dei giochi più interessanti del 2025, riuscendo a nostro parere nell’impresa di offrire un gioco degno di portare il nome dell’iconica saga di idSoftware, introducendo novità interessanti che gli permettono di non essere un semplice “sequel” senza però snaturare il carattere adrenalinico dei combattimenti.

DOOM: the Dark Ages sarà disponibile, come anticipato in apertura, a partire dal 15 maggio su PlayStation 5, PC ed XBox Series X/S (anche tramite Game Pass). Coloro che acquisteranno (o hanno già acquistato) la versione premium potranno invece godere di due giorni di accesso anticipato, vedendo il gioco per loro disponibile dal 13 maggio.

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Il Fatto Quotidiano

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