Donnarumma non lo merita, il PSG gli renda onore adesso ma Luis Enrique va rispettato
- Postato il 13 agosto 2025
- Di Virgilio.it
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A Parigi tira brutta aria. Il PSG rompe con Gianluigi Donnarumma, la scelta tecnica sta in capo a Luis Enrique che s’è accollato ogni decisione. Gigio non fa più parte dei piani del club, ha un contratto che scade nel 2026 e che non rinnoverà, il divorzio si è consumato in un giorno. Il numero 1 dell’Italia fuori dalla lista dei convocati per la Supercoppa europea, non se lo aspettava.
Ma Enrique non ha nascosto nulla: ha parlato chiaro dopo qualche ora: ho deciso così, voglio un altro tipo di portiere. Donnarumma non sapeva – forse immaginava perché una cosa è il rispetto, che non è mai mancato, un’altra è l’idea di calcio che si ha in mente – e ha replicato a stretto giro sui social. Parla di amarezza e sono parole di chi è già con le valigie in mano. Prossima destinazione: per ora ignota, 20 giorni ancora di calciomercato sono un’eternità, l’unica certezza è che Gigio si accaserà in un top club per restare competitivo ai massimi livelli. Il resto, tutto il resto, è solo gossip: guardare dal buco della serratura per cercare indizi, movente, assassino. Ma è roba che interessa meno di zero.
- Luis Enrique scarica Donnarumma
- Punto primo: Gigio è stato una colonna del PSG
- Punto secondo: è successo qualcosa tra Donnarumma e Luis Enrique?
- Punto terzo: Donnarumma non lo merita ma ha ragione Luis Enrique
- Punto quarto. Entra in gioco il Psg
- Punto quinto. Scelta forte, non folle
Luis Enrique scarica Donnarumma
Un po’ di mente locale, qualche chat riattivata coi colleghi. Poi l’archivio, quello è una memoria storica. Ma niente. Una cosa che somigli minimamente a Luis Enrique che scarica Donnarumma non c’è. E non perché manchino casistiche in cui allenatori abbiano segnato il corso professionale di un calciatore – ed è successo pure il contrario, di mezzo c’erano i grandi campioni, quelli che (solo loro) potevano permettersi di togliere la panca da un deretano di qualche tecnico – piuttosto è per la contingenza, gli antefatti, lo stato delle cose.

Donnarumma e Luis Enrique, finale Champions League 2025
Punto primo: Gigio è stato una colonna del PSG
Punto primo. Gigio Donnarumma è (è stato, non suona ancora familiare ma ormai è un passato prossimo: Gigione non ha ancora cambiato squadra ma non è più un calciatore del Psg da manciate di ore) una delle colonne portanti dei parigini: le bandiere hanno un’altra storia, Donnarumma non è una bandiera dei discendenti di Saint-Germain-en-Laye. Ma colonna sì, arrivato nell’ondata dei mega trasferimenti del 2021:
- firma a parametro zero.
- Si prende gli insulti di mezza Milano e di qualche altra milionata di tifosi rossoneri dislocati in Italia per aver salutato il Milan, rifiutato il rinnovo, non aver portato al club l’incasso di un centesimo.
- Quando Donnarumma va Oltralpe, è fresco vincitore dell’Europeo, ma mica solo quello: miglior giocatore del torneo. Il biglietto da visita è pesantissimo.
- A Parigi lo accolgono a braccia aperte: una tifoseria intera a emulare l’apertura alare di quel gigante-prodigio che si chiama come uno dei migliori portieri della storia del calcio. È cresciuto nel mito di Buffon, Gigio. Ma che si chiami come lui è solo un caso, assurdo ma casuale.
Pochettino, Galtier, Enrique: gli allenatori di Donnarumma al PSG
Mauricio Pochettino, Christophe Galtier e Luis Enrique. Tre allenatori che si somigliano nemmeno un po’: filosofie a confronto, personalità distinte. Però, diciamolo subito: Pochettino e Galtier stanno al di qua del guado, Luis Enrique è un’altra cosa. Non è solo questione di carisma, empatia, feeling o idea di calcio. Non è solo mettere tre vite – personali, professionali – a confronto e scovare differenze sostanziali. È qualcosa di diverso: autorevolezza. E quella, nel calcio modernissimo, non te la restituiscono i campionati vinti (ci sono riusciti tutti e tre) ma la Champions League. Mettici poi il fatto, incontrovertibile, che Luis Enrique non ha solo vinto la Champions. Parliamo della prima – unica, storica – vittoria del Psg in Europa:
- il club dove sono passati Messi e Neymar, Ibra e Di Maria, Sergio Ramos e David Beckham, Ronaldinho e George Weah, Kylian Mbappe e Dani Alves. E la Champions l’hanno vista in cartolina.

Cenni di intesa tra Donnarumma e Luis Enrique
Luis Enrique s’è preso il PSG
Tradotto: Enrique – con pieno merito – s’è preso il Psg. Nessuno come lui, allo stato attuale, tra gli allenatori in Europa: forse Guardiola, quanto Enrique, può incidere nelle scelte di un club in maniera totalizzante. Forse Klopp qualche anno fa. Antonio Conte? Mah, in Italia magari sì. Ma Conte, all’estero, questo riconoscimento non ce l’ha.
Enrique oggi può permettersi di decidere che Gigio Donnarumma non rientra nel progetto tecnico del Psg e ha ragione lui. Non lo fa mentre Gigio ha cominciato la parabola discendente, macché. 26 anni, un lustro di trionfi in Francia culminati con quello più importante, atteso, cercato.
Si parla di Dembelè e Douè, di Vitinha e Marquinhos, di Ruiz e Kvara: la verità è che su quella coppa ci sono i guantoni di Gigio. Decisivo, determinante, disarmante. Solo in finale ha riposato e s’è goduto il monologo parigino dalla posizione privilegiata. Ma il suo l’aveva già fatto. Senza Donnarumma, il Psg in finale non ci sarebbe arrivato e anche quarti e semifinale avrebbe rischiato di vederli dal divano.
Punto secondo: è successo qualcosa tra Donnarumma e Luis Enrique?
Punto secondo. È successo qualcosa tra Donnarumma e Luis Enrique? Qualcosa di grosso, di pesante, che non sappiamo? Che cavolo succede a Parigi, al Psg? È più semplice di come viene detto, scritto, raccontato. E no: tra Donnarumma ed Enrique non è successo nulla che non sappiamo. La faccenda è di facile comprensione, non esistono i non detti: Luis Enrique cerca un portiere diverso. Che sia scelta lucida, folle, vincente o sciagurata: si vedrà.
Nell’undici di Enrique, Donnarumma non è un titolare
Gli va riconosciuta l’onestà intellettuale di non averlo mai nascosto: si può stimare un professionista e ritenerlo, al contempo, non adeguato – o non il più idoneo – al proprio credo calcistico? Risposta affermativa: certo che sì. Nell’undici ideale di Enrique, Donnarumma non è un titolare. Ecco, qui sì che occorre contestualizzare. Poi puntualizzare.
In linea di massima non rinunci a Gigio, ovvero a uno dei primi cinque portieri al mondo. Se trovi una fontana e riempi una bottiglia d’acqua – voglio dire – è per berla non per farci dei lividi agli zebedei. C’è chi l’ha fatto, c’è chi lo fa. Ma qualcuno può tacciare Enrique di autolesionismo? E perché mai.
La filosofia di gioco di Luis Enrique
Crede nella costruzione del gioco dal basso, vuole un portiere che garantisca sicurezza in fase di impostazione, probabilmente crede che Donnarumma non sia l’estremo ideale cui affidare il compito e sceglie: rinuncia a tutte le parate di Gigio (qualcuno direbbe anche alle papere; qualcun altro replicherebbe che solo lui, Gigione, vale almeno 10-15 punti in campionato e qualche passaggio del turno nelle competizioni nazionali ed europee) in cambio di un paio di piedi – di una visione del gioco, di una partecipazione alla manovra corale – migliori di quelli di Donnarumma.
Guardiola ha fatto la rivoluzione, Enrique ci ha messo un contributo
E in questa necessaria ricerca del portiere che sappia usare i piedi almeno bene quanto le mani, Luis Enrique non ha inventato niente: Guardiola, semmai, ha rivoluzionato. Enrique ha giusto portato il suo contributo. Cosa non torna? L’anomalia è che mentre il figlio putativo della costruzione dal basso rinnega Donnarumma, papà Guardiola – il papà di tanti – sta provando a portarselo a Manchester. Stranezze, dettagli. Mah. Quello che Enrique ha preso da Guardiola:
- Possesso palla e dominio del gioco.
- Costruzione dal basso: imposta la difesa con passaggi corti.
- Pressing alto per recuperare velocemente il pallone
- Duttilità, eclettismo: calciatori in grado di cambiare posizione in campo.
Col tempo, poi, il guardiolismo di Enrique è diventato meno dogmatico e le transizioni sono diventate più importanti del possesso palla.
Punto terzo: Donnarumma non lo merita ma ha ragione Luis Enrique
Punto terzo. Donnarumma non lo merita ma ha ragione Luis Enrique. L’ha spiegato bene l’allenatore del Psg: è il calcio, va così. Un professionista straordinario e una persona ancor più di valore, Gigio: ma non basta. Per rinforzare i parigini – e non è mica facile – Enrique ha chiesto e ottenuto Chevalier, un portiere nuovo. 4 Ligue 1, 2 coppe di Francia, 3 Supercoppa di Francia, 1 Champions League. Affetto reciproco con tutto l’ambiente. La storia si può mettere alla porta con tale rapidità? Enrique ha iniziato un ciclo, degli storici è rimasto solo Marquinhos, destinato a chiudere la carriera lì dov’è.
Cosa chiede Luis Enrique a un portiere
Per il resto, squadra rinnovata e ringiovanita. Ha costruito la squadra a sua immagine e sta ultimando il processo. Cosa chiede a un portiere?
- Partecipazione alla costruzione, spesso come primo regista.
- Abilità con i piedi, anche sotto pressione.
- Precisione nei passaggi corti e giocate lunghe di qualità.
- Uscite dai pali per agire da “libero aggiunto”.
Perché Donnarumma non ha convinto Luis Enrique
In cosa Donnarumma non convince Luis Enrique? Sotto pressione non è impeccabile; diversi errori nelle uscite alte o nei passaggi tra le linee; non sempre reattivo in fase di impostazione: se questi elementi, sommati, non girano a dovere, la squadra riduce le proprie opzioni offensive.
È la summa dei motivi che inducono Enrique a rinunciare a ciò che Gigione può restituire come pochi altri al mondo: senso della posizione tra i pali, almeno un paio di parate decisive a partita, grande prestanza nelle uscite alte, para-rigori di acclarata capacità. E personalità, carisma in campo da poterci mettere su un mercatino e venderla a dosi.
Donnarumma, numeri da top player
I numeri di Gigio sono quelli di un top player. Detto dei trofei, basti un dato ulteriore oltre alla sequela di numeri che parlano per Donnarumma. L’ultima è stata una stagione da 53 partite disputate (quasi 5mila minuti in campo) e 46 gol subiti, 17 clean sheets. L’Equipe ha riassunto la fase a eliminazione diretta della Champions del Psg con un elogio a Gigio: 77 % di parate, una media di 0,75 gol subiti, 2.89 gol evitati.
Nonostante il valore assoluto, negli anni di Parigi ha sempre vissuto una concorrenza attiva e serrata ma il posto da titolare lo ha sempre blindato, anche quando Keylor Navas stava in cima alle gerarchie, anche quando Sergio Rico ha beneficiato di una fiducia piena da parte del club, anche quando Matvej Safonov avrebbe dovuto scalzarlo piano piano.

Nasser Al-Khelaifi, Presidente del Paris Saint-Germain, abbraccia Gianluigi Donnarumma dopo la vittoria della Champions League
Punto quarto. Entra in gioco il Psg
Punto quarto. Entra in gioco il Psg e le cose si complicano un po’. Già. Finora si sono fatti ragionamenti di calcio, ma due cose sull’extra campo val la pena tirarle fuori: non sono secondarie. Una delle due rimanda alla situazione contrattuale di Donnarumma, l’altra al rispetto. L’ha spiegata Enzo Raiola, in rappresentanza della famiglia storica di procuratori che ha proseguito il lavoro di Mino e che non ha mai smesso di rappresentare Gigio.
Donnarumma e il Psg, ricostruiamo gli ultimi mesi
In estrema sintesi:
- Donnarumma ha firmato con il PSG il 16 giugno 2021: contratto di 5 anni, scadenza 30 giugno 2026
- Le parti cominciano a parlarsi la scorsa primavera per rinnovare
- Il Psg propone a Donnarumma un’intesa con condizioni economiche al ribasso
- Il nodo principale pare ruotare intorno alla nuova politica salariale del club: ingaggi con parte fissa e parte variabile legata alle prestazioni.
- Alla fine Gigio le accetta: ha voglia di restare a Parigi. Un po’ perché ha trovato la sua dimensione, un po’ perché è parte integrante anche del nuovo ciclo, destinato a scrivere la storia del calcio per i prossimi anni
- Secondo Raiola, il Psg avrebbe cambiato i termini dell’accordo a intesa raggiunta. Calciatore e club si danno appuntamento a dopo il Mondiale per Club
- Donnarumma comunica la volontà di rispettare il contratto in essere e di non rinnovarlo.
- Il Psg ingaggia Lucas Chevalier, la stoccata a Gigio arriva quando viene rimarcata la grande abilità a giocare palla a terra
- Luis Enrique lo esclude dalla lista dei convocati per la Supercoppa Europea contro il Tottenham
- L’allenatore strappa definitivamente quando si assume la responsabilità della decisione motivandola come scelta tecnica non occasionale ma definitiva: vuole un portiere con altre caratteristiche
- Donnarumma replica sui social: saluta e ringrazia i tifosi del Psg, lamenta una scelta subita e contro cui non può nulla, archivia di fatto l’esperienza con il club
- Gigio finisce sul mercato: valutazione del cartellino, 50 milioni di euro
Psg Donnarumma, è anche questione di rispetto
Il rispetto entra in gioco perché è una storia che finisce male: l’epilogo di due mesi intacca un percorso pluriennale ineccepibile. Le scelte sono fatte, ognuno trarrà conseguenze e benefici ma l’onore a Gigio va reso adesso. Si possono ammainare le bandiere, si possono rimuovere le colonne, si può perfino decidere il destino altrui portando motivazioni più o meno incisive. Ma il PSG gli renda adesso l’onore che Gigio merita agevolandone la cessione.
L’ostracismo sul prezzo del cartellino è la macchia peggiore. Più del commiato, più del divorzio. E Gigio sceglierà con cura da dove ricominciare: a 26 anni entra nel pieno della carriera, ha una bacheca da riempire e non è nemmeno all’ultimo contratto della vita. Ha modo di riscattarsi altrove e andarsi a prendere qualunque rivincita. Le porte dell’Italia e della Premier League sono spalancate, in Liga restano semichiuse perché Real Madrid e Barcellona hanno i pali blindati e pare improbabile che Donnarumma accetti di sedersi a qualunque altro tavolo.

Quale sarà il futuro calcistico di Gianluigi Donnarumma?
Punto quinto. Scelta forte, non folle
A Parigi tira brutta aria. Il PSG ha archiviato definitivamente il capitolo Donnarumma, Luis Enrique s’è accollato tutto. Ha deciso lui. Donnarumma è sul mercato. Costa 50 milioni – più altrettanti per definire un rapporto pluriennale. Guardiola s’è scritto sulla lista degli interessati, ha messo Gigio nell’elenco dei desiderata e sta per liberare Ederson, si parla di un’intesa col Galatasaray. Allo stato attuale è lo scenario più realistico, forse l’epilogo che accontenterebbe tutti, Donnarumma in primis.
Gigio diventa metro di paragone
La levata di scudi in favore di Gigio, soprattutto in Italia, è comprensibile, legittima, a tal punto logica da sembrare impeccabile. Ma in buona parte si tratta di partigianeria: parlare di scelta folle è eccessivo. È una scelta forte, semmai, destinata a diventare metro di misura di ogni fatto calcistico che riguarderà il PSG.
Gli occhi addosso a Chevalier
Il più danneggiato di tutti? Forse proprio Chevalier, l’omologo che ha preso il posto di Gigio. Il confronto sarà inevitabile, in alcuni casi pesante, a volte anche infausto. E certo: Donnarumma non lo merita, il PSG gli renda onore adesso e ne agevoli la cessione.
Decide Luis Enrique. Ed è giusto così
Ma Luis Enrique va rispettato: rendere migliore questa squadra è compito arduo, come ti muovi rischi di sbagliare e anche le migliori intenzioni non per forza si tramuteranno in scelte vincenti. Enrique, però, s’è preso il PSG come nessun altro. Crede che un ruolo perfettibile sia quello del portiere. Decide lui ed è giusto così.