Donald Trump e la sburocratizzazione della guerra. Rimossi i vincoli per i raid aerei: ora potranno autorizzarli anche i militari sul campo
- Postato il 3 marzo 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Un cambio “sismico” delle regole di ingaggio. Così fonti del Pentagono descrivono la decisione di Donald Trump di revocare le regole stabilite dall’amministrazione Biden in tema di operazioni militari speciali. Il nuovo presidente ha tolto i vincoli esistenti per i raid aerei al di fuori dei campi di battaglia convenzionali e aveva già autorizzato tattiche più aggressive ai tempi del suo primo mandato. Quelle direttive – firmate dal segretario alla Difesa Pete Hegseth – tornano in vigore ora, dopo la parentesi di amministrazione democratica. Verranno allentate regole e supervisione dell’esecutivo e dello stato maggiore sui militari in servizio attivo. I comandanti Usa avranno mano più libera nell’ordinare raid delle forze speciali contro obiettivi e persone al di fuori delle zone di guerra prestabilite. La decisione, di cui ha parlato per prima Cbs, dà ai ranghi dell’esercito un potere molto più ampio rispetto al recente passato.
I rapporti tra Trump e i generali non sono mai stati facili. A più riprese, durante il primo mandato, il presidente si è scontrato con il Pentagono: dalla decisione di usare i militari contro le proteste di piazza al perdono ai soldati sotto processo per crimini di guerra. John Kelly, un ex generale dei marine che Trump nominò suo chief of staff, è diventato negli anni uno dei suoi più acerrimi nemici, arrivando a dire che Trump è un “un dittatore e un fascista”. Stessa sorte è toccata a Mark Milley, che Trump aveva nominato a capo delle forze armate e che è entrato a tal punto in rotta di collisione con il vecchio capo da essere uno di quelli cui Joe Biden ha garantito un “perdono preventivo”, nel caso di vendette dell’attuale presidente. Lo smantellamento dei programmi di “diversity, equity and inclusion” e il recente benservito a sei alti funzionari del Pentagono, compreso il chair of the joint chiefs of staff, il capo delle forze armate Charles Q. Brown, non hanno reso più facili i rapporti.
La decisione di dare più potere ai militari sul campo di battaglia può quindi essere considerata una mossa per alleviare opposizione e malumori delle forze armate. Biden aveva sottoposto i militari a uno stretto controllo politico. Come già avvenuto ai tempi di Barack Obama – con Biden che ha replicato le sue politiche di guerra – il potere di decidere chi colpire nel corso di operazioni speciali era stato centralizzato nelle mani del presidente e dei suoi più stretti collaboratori civili e militari. Quelle operazioni avevano in genere preso di mira i vertici di organizzazioni che gli Stati Uniti designano come terroriste, in particolare in Somalia e Yemen. Le nuove regole cambiano completamente il quadro. Il via libera ai raid potrà ora essere dato direttamente dai militari. Ciò, a detta di diversi esperti, può dare benefici importanti, ma comporta anche rischi non indifferenti. Processi semplificati di decision making sono infatti destinati a colpire più velocemente, e con maggiore efficacia, il nemico. L’assenza di una supervisione politica potrebbe però aumentare i rischi di decisioni errate, soprattutto per quanto riguarda le vittime civili.
Sinora gli attacchi aerei americani erano distinti in due grandi categorie. Deliberati e difensivi. I difensivi sono quelli in cui i soldati americani si trovano “in pericolo imminente da parte di forze ostili”. In questi casi, i raid sono autorizzati dai vertici militari sul campo, senza bisogno del via libera dell’amministrazione. I deliberati hanno invece una natura eminentemente offensiva. Si identificano gli obiettivi da colpire e si sottopongono le ragioni per la richiesta d’attacco a Washington. Gli avvocati dell’esercito valutano la richiesta che deve rispettare una serie di criteri. Tra questi, ci deve essere la certezza dell’appartenenza dell’obiettivo a un’organizzazione terroristica e si deve prevedere un numero minimo di vittime civili. A quel punto, la richiesta passa ad esecutivo e Stato Maggiore e deve essere approvata da sette persone, tra cui il presidente. Basta un solo no e il raid è bloccato. Il processo sarebbe appunto diventato troppo lungo, lento, inefficace. Di qui la scelta di rivederlo. Le future operazioni speciali dovrebbero peraltro ancora una volta riguardare gruppi come gli Al-Shabaab in Somalia e gli Houthi in Yemen. Non è chiaro, al momento, se altre organizzazioni in altre parti del mondo saranno coinvolte. Quello che è chiaro è che si tratta di un cambiamento di strategia importante che potrebbe allargare a dismisura la mappa degli interventi militari Usa.
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