Disturbi alimentari, oltre 3 milioni di casi in Italia. I medici: “Preoccupati dai pazienti sempre più giovani”. Cos’è l’Arfid e perché colpisce i bambini anche di 6-7 anni

  • Postato il 15 marzo 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 2 Visualizzazioni

Il cibo come simbolo di un malessere personale dalle cause non sempre note e che sfocia in atteggiamenti che mettono pericolosamente a rischio la salute. Sono i disturbi del comportamento alimentare (Dca o più recentemente disturbi della nutrizione e dell’Alimentazione – Dna). Parliamo di anoressia, bulimia, il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating), ortoressia… Sono in forte aumento e colpiscono sempre più bambini e adolescenti. Il 15 marzo si celebra la settimana Lilla dedicata alla sensibilizzazione su questi temi.

Le cifre del fenomeno
Dal duemila a oggi, il numero di persone con disturbi alimentari in Italia è passato da 300mila a oltre 3 milioni, e potrebbe essere persino sottostimato. “Preoccupa in particolare l’abbassamento dell’età di esordio: il 30% delle persone colpite ha meno di 14 anni, con casi diagnosticati già tra gli 8 e i 10 anni. Un esordio precoce aumenta il rischio di conseguenze gravi, talvolta irreversibili. La diagnosi precoce è fondamentale perché permette di intervenire prima che il disturbo diventi più grave e difficile da trattare” – ha affermato il presidente della Società italiana di Pediatria Rino Agostiniani. Se non trattati in tempi e con metodi adeguati, i DCA possono, infatti, diventare una condizione permanente e compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico ecc.) e, nei casi gravi, portare alla morte. Un esempio su tutti: all’anoressia nervosa è collegata una mortalità 5-10 volte maggiore di quella di persone sane della stessa età e sesso. Il Ministero della Salute indica sulla base di studi epidemiologici internazionali un aumento dell’incidenza nel genere femminile di età compresa tra i 12 e 25 anni.

In occidente (e quindi anche in Italia), si stima che:

la prevalenza dell’anoressia sia dello 0.2-0.8%
la prevalenza della bulimia sia di circa il 3%
l’incidenza dell’anoressia sia di 4-8 nuovi casi per anno su 100mila individui
l’incidenza della bulimia sia di 9-12 nuovi casi su 100mila individui, con un’età di esordio tra i 10 ed i 30 anni, e un’età media di insorgenza di 17 anni.

Ozempic e gli altri
Un ulteriore elemento che sta complicando la situazione è la recente diffusione di farmaci antifame come la Semaglutide (Ozempic), per il rischio di farne un uso improprio. “Per noi medici che ci occupiamo di disturbi alimentari è sicuramente un’arma in più. Ma come per tutti gli strumenti utilizzati per le cure bisogna saperlo usare in modo corretto – spiega al FattoQuotidiano.it il dottor Leonardo Mendolicchio, Direttore Riabilitazione disturbi alimentari Istituto Auxologico di Milano -. Nel nostro caso, sicuramente non è indicato per intervenire in casi di lieve sovrappeso, come alcune pazienti sono tentate di fare”. Ma l’uso di sostanze chimiche non è un fenomeno recentissimo. “Attraverso le ricerche e nella mia esperienza clinica abbiamo riscontrato da molti anni nei pazienti con disturbi alimentari il possibile uso di sostanze chimiche, come per esempio lo sciroppo di ipecac per indurre il vomito, o preparati anoressizzanti che riducono la percezione della fame – ci segnala la dottoressa Elisa Valteroni, psicologa-psicoterapeuta e ricercatrice interna al Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo di cui è responsabile dell’unità clinica per i disturbi alimentari -; ma anche l’uso improprio dei farmaci per la tiroide, o, appunto, dell’insulina nei pazienti diabetici, per impedire l’assorbimento dei nutrienti e favorire il dimagrimento. Ma negli ultimi periodi in istituto abbiamo rilevato anche un aumento del numero dei pazienti con obesità in trattamento con la cosiddetta ‘puntura per dimagrire’”. Il ricorso a queste sostanze non riguarda solo persone con problemi di obesità: “Mi è capitato di ricevere donne ossessionate dall’esigenza di perdere 3-4 chili, spinte da qualcuno a richiedere la Semaglutide. Spesso dietro questa richiesta si nasconde invece un disturbo alimentare – sottolinea l’esperto -. In ogni caso, per combattere l’obesità, bisogna comprendere che una molecola da sola non può risolvere un problema che richiede invece un importante lavoro psicologico”.

Riconoscere i segnali per tempo
Come accorgersi di questi malesseri? Spesso infatti chi soffre di questi disturbi cambia atteggiamento nei confronti del cibo, mostrando comportamenti insoliti. “È importante che la famiglia sia aiutata a cogliere i primi segnali dello sviluppo di un disordine alimentare – sottolinea Valteroni -. Tra questi vi sono: un irrigidimento rispetto all’alimentazione, in termini di qualità dei cibi concessi, di quantità o nelle consuetudini del pasto (orari, luogo, presenza o assenza di specifiche persone), una tendenza alla rinuncia a relazionarsi con gli altri, una graduale perdita di flessibilità nella pratica dell’attività motoria, cambiamenti nell’espressione emotiva, maggiore irascibilità. Chi soffre di un disturbo alimentare può mostrare una preoccupazione costante per il proprio peso, esprimendo insoddisfazione per il proprio corpo anche in assenza di un reale cambiamento fisico”. Oltre ai segnali comportamentali, ci sono sintomi fisici che possono suggerire la presenza di un disturbo alimentare. Tra questi, la sensazione costante di freddo, episodi di vertigini o svenimenti, affaticamento e, nelle ragazze, alterazioni del ciclo mestruale fino all’amenorrea.

Alla ricerca delle cause
I Dna sono problematiche molto complesse che richiedono un intervento multidisciplinare. Alla base di questi fenomeni “Ci sono due aspetti fondamentali dal punto di vista psicologico – ci spiega Mendolicchio -. Il primo è il tema dell’identità. I disturbi alimentari insorgono quando qualcosa della nostra identità vacilla, viene messa in discussione; il secondo elemento è legato alla relazione tra cibo e convivialità, quindi al rapporto con gli altri. Quando si verificano problemi di relazione o si presentano dinamiche sociali che spingono a isolarsi e ad avvertire sintomi di depressione, il disturbo alimentare può trovare in queste condizioni un terreno fertile”.

I social e l’ideale di perfezione
Spesso tra le cause scatenanti si fa riferimento ai modelli estetici veicolati soprattutto dai social e alla sensazione quindi di avere un’immagine corporea non adeguata. Lo conferma anche l’ultima indagine svolta della Digital health tech startup Lilac-Centro Dca sulla sua community (oltre 600 gli intervistati), composta da giovani adulti d’età media 30 anni, in cui l’81% degli intervistati ha dichiarato che i social media hanno avuto un’ampia influenza sul rapporto tra cibo e corpo. “È vero, ma non dobbiamo concentrarci troppo sul tema della bellezza. I canoni estetici di oggi non sono centrati su questo concetto, ma sul parametro della perfezione – continua Mendolicchio -. Pensiamo per esempio ai filtri utilizzati nei social che puntano a mostrare un corpo perfetto e che provocano nei più giovani una costante frustrazione, un’elevata ansia sociale perché si paragonano a quei modelli. Tutto questo produce livelli di insoddisfazione del proprio corpo particolarmente diffusi”. Tra le imperfezioni meno tollerate ci sono “quelle del volto e di alcune zone del corpo, come i fianchi, l’addome e la pancia; tutti elementi messi più in evidenza sui social e che minano alcuni canoni estetici femminili”. Di fatto, l’aumento della condivisione di fotografie e il commento di immagini basate sull’estetica “è legato all’interiorizzazione dell’ideale di un corpo magro, all’insoddisfazione verso il proprio peso e alla preoccupazione di come il proprio corpo possa apparire agli altri”, aggiunge Valteroni.

Arfid, un disturbo emergente
Tra i disturbi emergenti c’è l’Arfid, il disturbo evitante/restrittivo che colpisce bambini molto piccoli, anche di 6-7 anni, caratterizzato dal rifiuto di mangiare numerosissimi cibi al punto da mettere a rischio pericolosamente la loro salute. “Una premessa: nei bambini, entro certi limiti, è fisiologica l’ansia dell’abbandono e di separazione dalla figura genitoriale. L’Arfid sorge in particolare nei soggetti che l’hanno sperimentata in modo marcato o come conseguenza di un trauma psicologico. Per cui i bambini proiettano nel cibo, rifiutandolo, questo tipo di disagio” – chiarisce Mendolicchio. Dobbiamo quindi dedurre che in questi anni qualcosa sta accadendo nelle famiglie che provoca ansia di abbandono dai genitori. “È probabile che molti bambini crescano in contesti familiari in cui il legame genitoriale è percepito come poco sicuro e un’intensità diversa e più precocemente. Forse il sistema familiare non è più rassicurante come un tempo”.

Le migliori cure
Come scegliere quindi un efficace approccio terapeutico per i disturbi alimentari? “Bisogna essere molto chiari: serve uno specialista in disturbi alimentari. E questo vale per lo psicologo, come per lo psichiatra o nutrizionista – sottolinea Mendolicchio. Bisogna rivolgersi a professionisti che conoscano bene questo tipo di disturbo perché possano effettuare una diagnosi precoce, primo fattore di successo di una terapia. Ci si può quindi rivolgere a centri specializzati, pubblici o privati”. L’approccio migliore è quindi quello multidisciplinare. “È importante che intervengano più figure professionali per un disturbo che si presenta particolarmente complesso. I protagonisti di questo percorso sono lo psicologo e psichiatra, l’endocrinologo, i dietisti e gli educatori: devono lavorare in squadra secondo un approccio integrato, olistico”.

La mappa dell’Iss dei centri per i Disturbi dell’alimentazione
Infine, l’Iss comunica che oggi possiamo contare su 214 le strutture sul territorio nazionale, tra centri di cura e associazioni, che si occupano di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna) e che sono state censite sulla piattaforma disturbi alimentari dell’Istituto Superiore di Sanità. Trentaquattro in più rispetto a una precedente rilevazione, relativa ad ottobre 2024, nella quale erano 180. I dati aggiornati vengono diffusi in occasione della giornata nazionale del fiocchetto lilla dedicata ai disturbi del comportamento alimentare , che si celebra il 15 marzo. La mappatura dell’Iss, coordinata dal Centro nazionale dipendenze e doping e realizzata con il supporto tecnico e finanziario del Ministero della Salute-CCM a febbraio 2025 conta 132 centri appartenenti al Servizio sanitario nazionale, 32 del privato accreditato convenzionato e 50 associazioni.

L'articolo Disturbi alimentari, oltre 3 milioni di casi in Italia. I medici: “Preoccupati dai pazienti sempre più giovani”. Cos’è l’Arfid e perché colpisce i bambini anche di 6-7 anni proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti