Dissezione aortica scambiata per un mal di schiena: prosciolti i medici indagati

  • Postato il 30 maggio 2025
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Daniele D'Amato

Genova. La giudice per l’udienza preliminare Angela Nutini con sentenza di non luogo a procedere ha prosciolto i due medici del pronto soccorso di Novi Ligure e dell’ospedale San Martino di Genova (il primo difeso difeso da Gianluca Franchi e Salvatore Leggio e la seconda dagli avvocati Antonio Rubino e Giuseppe Caccamo) che visitarono il 48enne Daniele D’Amato morto tre anni fa per una una dissezione aortica addominale scambiata per un mal di schiena.

Era stata la stessa pm Francesca Rombolà a chiedere il proscioglimento all’esito della perizia discussa nella scorsa udienza in cui di fatto veniva escluso il nesso causale tra la condotta dei medici e la morte di D’Amato.

D’Amato era arrivato la prima volta alle 2 e mezza di notte del 23 maggio 2021 al pronto soccorso dell’ospedale di Novi ligure lamentando dolori lombari che arrivavano fino alle gambe e uno stato di agitazione psicomotoria. Dopo gli esami del sangue che avevano rilevato fra l’altro globuli bianchi in percentuale molto elevata e la pressione molto alta, all’alba, intorno alle 7 e mezza, aveva lasciato il pronto soccorso per poi tornarci, tuttavia, solo quattro ore dopo, trasportato con l’elisoccorso per sintomi analoghi. Dimesso con una diagnosi di lomboscialgia intorno alle 13.30 dal pronto soccorso di Novi ligure, solo cinque ore dopo dello stesso giorno, alle 18.30 l’uomo si era presentato al pronto soccorso del San Martino di Genova. Qui gli erano stati fatti i raggi alla schiena e ancora una volta il paziente era stato dimesso sempre con la medesima diagnosi: lombosciatalgia. Tre giorni dopo, il 26 maggio, era tornato al San Martino sempre con un fortissimo mal di schiena insieme a un dolore addominale. Questa volta era stato ricoverato ma solo due giorni dopo, il 28 maggio gli era fatta una tac con contrasto. E’ solo in quel momento che i medici si erano accorti che si trattava di un aneurisma addominale (‘dissecazione aortica’ la diagnosi). Era stato operato d’urgenza ma era morto tre giorni dopo, il 1 giugno.

La perizia, affidata dalla gup al medico legale genovese Davide Bedocchi e al cardiochirurgo torinese Enrico Donegani, evidenzia tuttavia alcune responsabilità da parte dei medici imputati.

In particolare durante il secondo accesso al pronto soccorso di Novi Ligure dove D’Amato era arrivato con l’elisoccorso per l’impossibilità di muoversi il medico – dice in sunto la perizia – avrebbe dovuto rifare alcuni esami, tra cui emocromo ed elettrocardiogramma e poi avrebbe dovuto “valutare attentamente l’appropriatezza di una dimissione, alla luce della sintomatologia complessa e del recente accesso ospedaliero”. Per i periti “l’omissione di tali approfondimenti diagnostici e valutativi rappresenta un discostamento dalle buone pratiche clinico-assistenziali”.

E profili di possibile negligenza sono indicati dai periti anche al pronto soccorso del San Martino. Qui – sostengono Bedocchi e Donegani – viene presa per buona la diagnosi precedente di una “lombosciatalgia”: a D’Amato vengono fatti i raggi e viene visitato da un ortopedico ma ”non risultano eseguiti esami ematochimici di alcun tipo, non è stata raccolta un’anamnesi approfondita (né è emerso che si trattasse del terzo accesso ospedaliero in meno di 48 ore) e non è stato condotto un esame obiettivo strutturato”. Una condotta, quella di prendere per buona la precedente diagnosi, che “risulta inadeguata rispetto alle raccomandazioni delle principali linee guida in ambito di emergenza-urgenza”.

Tuttavia per i periti “fatti salvi i profili di responsabilità sopra evidenziati, sotto il profilo strettamente eziologico, non è possibile affermare con grado di elevata probabilità logico-scientifica prossima alla certezza che la condotta omissiva dei sanitari in questione abbia avuto un ruolo causalmente determinante nel decesso del paziente” perché quella di D’Amato era una “una patologia rara, con un tipo di presentazione atipica” e con un “andamento di tipo aggressivo”. In sostanza la sintomatologia era particolare e poteva essere tipica di una lombosciatalgia, visto che l’uomo aveva anche parlato in un primo momento di un sforzo compiuto che a suo avviso poteva essere messo in relazione con il dolore. Non sarebbe stata invece un sintomo tipico di una dissecazione aortica.

Autore
Genova24

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