Disastro Inter: Chivu abbia il coraggio di fare ciò che la società non ha voluto quest’estate
- Postato il 15 settembre 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Due partite perse nelle prime tre giornate, meno sei dal Napoli capolista, beffati al 90’ dai rivali di sempre della Juventus per una sconfitta sanguinosa che rischia di condizionare tutta la stagione. Peggio di così non poteva partire la nuova, vecchia Inter di Chivu. Non è una sorpresa. Sta succedendo esattamente ciò che tutti i tifosi interisti temevano dopo la terribile notte di Monaco, e che si era già intravisto in estate durante il disastroso Mondiale per club, ma che dirigenza e proprietà hanno colpevolmente sottovalutato. Una squadra anziana, devastata dalla finale di Champions, mollata dall’allenatore che l’aveva plasmata a sua immagine e somiglianza negli ultimi quattro anni, con le gambe e la testa pesanti. Avrebbe dovuto essere rifondata per mille motivi, tecnici e psicologici, invece si è scelto di confermarla in blocco inserendo solo dei giovani come possibili alternative. Ed ecco il risultato. Le prestazioni in realtà sono state anche migliori di quanto dica la classifica, perché l’Inter non meritava di perdere con l’Udinese e tantomeno con la Juve. Ma non si può nemmeno parlare di sfortuna se si ripetono sempre gli stessi errori, identici a quelli dello scorso anno, per altro. È evidente che Chivu debba fare qualcosa, prima che sia troppo tardi.
Un segnale in realtà l’ha già lanciato. A metà del secondo tempo con la Juventus, quando sotto 1-2 ha tolto Lautaro e Barella, capitano e vicecapitano: senza di loro, l’Inter ha giocato meglio e aveva anche rimontato nel punteggio. Se avesse vinto, sarebbe stato un eroe: con una sola mossa si sarebbe guadagnato la fiducia dei tifosi e l’autorevolezza di fronte allo spogliatoio. Purtroppo per lui e per l’Inter, i soliti dieci minuti di amnesia collettiva e gli errori di Sommer hanno trasformato una vittoria che avrebbe potuto svoltare la stagione in una sconfitta già drammatica. E dei suoi cambi non si è accorto quasi nessuno. Evidentemente non sono bastati, ma la strada è quella lì. Tanti giocatori, da tempo, non sono più all’altezza dei loro standard, sembrano giocare per diritto acquisito, o mancanza di alternative. Mkhitaryan, Acerbi alle soglie dei 38 anni, si è parlato tanto di Calhanoglu (che però rimane l’unico giocatore con un minimo di fantasia, seppur in posizione arretrata), Sommer finito sul banco degli imputati a Torino (e verso una panchina contro l’Ajax in Champions), lo stesso Thuram con la sua indolenza. Molti di loro, se non tutti, non avrebbero proprio dovuto più far parte della rosa dell’Inter: anche se ci sono ancora non è detto debbano giocare sempre e comunque.
Non sappiamo se Chivu sia un bravo allenatore (del resto come potremmo, con una manciata di panchine in Serie A alle spalle), probabilmente non è da Inter, non adesso almeno. È ingiusto pretendere che lui abbia la forza e il coraggio di fare ciò dirigenti navigati come Marotta e Ausilio, o la proprietà Oaktree, non hanno potuto o voluto fare in estate. Però il punto adesso è proprio questo. Visto che la terapia conservativa (blandire i senatori, confermare l’impianto di gioco con soli piccoli accorgimenti) evidentemente non sta funzionando, serve uno choc. Certo, il rischio è di scassare definitivamente la squadra e lo spogliatoio, ma l’impressione è che ormai non ci sia più tanto da perdere. È il momento di una rivoluzione, magari silenziosa e non per forza urlata. Chivu cambi giocatori e anche modulo, se lo ritiene opportuno. Accompagni in panchina pure gli intoccabili, quando necessario. Anche perché altrimenti sarà lui a passare per capro espiatorio, già si parla di riunioni tecniche e possibili successori, come se la colpa fosse sua, e non di chi lo ha scelto, o gli ha costruito la rosa. Visto che il finale è piuttosto scontato (in questi casi salta sempre l’allenatore), che almeno paghi per idee e colpe sue, non degli altri.
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