Direttore d’orchestra russo a Caserta, parte la caccia alle streghe
- Postato il 15 luglio 2025
- Di Panorama
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È dal 24 febbraio 2022 che in tutto l’Occidente è in corso una sorta di caccia alle streghe contro tutto ciò che è russo. Non si è salvato nessuno: atleti, artisti, uomini d’affari o squadre sportive, tutti hanno dovuto affrontare la gogna mediatica e, spesso e volentieri, la proscrizione delle varie istituzioni occidentali. L’ultimo, in ordine temporale, è il direttore d’orchestra Valerij Gergiev, invitato a Caserta per esibirsi il prossimo 27 luglio al Festival “Un’estate da Re”.
Gergiev era stato già ostracizzato nel marzo del 2022, a pochi giorni dall’inizio dell’invasione russa, quando, essendosi rifiutato di condannare “L’Operazione Militare Speciale” di Mosca, la sua esibizione alla Scala di Milano era stata cancellata su imbeccata del sindaco Beppe Sala.
Gergiev è infatti colpevole dell’odiosissimo crimine di “sostenere apertamente Putin” e addirittura “essere un suo amico personale”. A guidare il fronte degli indignados, questa volta, è Yulia Navalnaja, la vedova del celebre oppositore politico Alexei Navalny, morto nel febbraio 2024 in una colonia penale presso il Circolo Polare Artico.
Dalle colonne di Repubblica, la vedova accusa: «Com’è possibile che nell’estate del 2025, tre anni dopo l’inizio del conflitto in Ucraina, Valerij Gergiev, complice di Putin e persona inclusa nelle liste delle sanzioni di diversi Paesi, sia stato improvvisamente invitato in Italia per partecipare a un festival?». La risposta è in realtà semplice, Gergiev dirige orchestre, non carri armati, caccia o reggimenti di soldati al fronte. Gergiev non prende decisioni vincolanti in fatto di politica estera o interna, ma si occupa esclusivamente di musica classica.
Non importa. Il direttore d’orchestra è un «lacchè di Putin, il cantore della dittatura di Putin e della guerra da lui scatenata», prendiamo atto. La vedova di Navalny procede quindi ad elencare le terribili malefatte di Gergiev, reo di sostenere attivamente il governo russo e le sue azioni militari in Ucraina, a partire dall’annessione della Crimea (peraltro considerata “terra irredenta russa” anche da Navalny). Anche qui, però, il direttore d’orchestra si è limitato a esprimere il suo sostegno all’azione firmando «una lettera collettiva di personalità della cultura a sostegno della posizione di Vladimir Putin», non è entrato a Sebastopoli con un kalashnikov in mano.
Ma i crimini di Gergiev sono stati commessi su più continenti: «Nel 2016, Gergiev ha tenuto un concerto di propaganda sulle rovine della storica Palmira, in Siria, dove le truppe di Putin avevano contribuito a mantenere al potere il dittatore Bashar al-Assad». Piccola postilla, la città, patrimonio dell’umanità Unesco, era stata liberata dai tagliagole dell’Isis, che stavano procedendo alla sua sistematica distruzione.
Il punto è che, per una buona volta, si farebbe bene a mantenere una netta separazione fra la politica e la cultura. Se la prima è altamente divisiva e, spesso e volentieri, mortale, la seconda dovrebbe invece essere universale, e tentare, per quanto possibile, di unire le persone. Gergiev andrà a Caserta a dirigere un’orchestra, non a tenere un comizio politico sui motivi che hanno spinto Putin a invadere l’Ucraina.
Quale sarebbe poi il risultato di applicare fino in fondo, e coerentemente, quanto proposto dalla Navalnaja? Niente artisti russi che sostengono Putin, niente artisti israeliani visto la guerra a Gaza, ma certamente nemmeno palestinesi, visto l’attacco terroristico del 7 ottobre, vogliamo poi dimenticare i malvagi cinesi e il loro trattamento delle minoranze uigure o tibetane? Per non parlare dei terribili americani e delle loro invasioni e bombardamenti in giro per il mondo. Insomma, con il metodo Navalnaja non si salva nessuno.
Quanto detto dalla vedova di Navalny avrebbe senso se l’ospitata di Gergiev fosse stata pagata da soldi pubblici degli italiani, soprattutto per una questione di coerenza rispetto a quella che è stata la posizione del governo italiano rispetto all’invasione russa dell’Ucraina fin dal primo giorno, ovvero di ferma condanna a Mosca e di sostegno a Kiev. Ma così non è, il ministero della Cultura ha fatto sapere di non aver erogato «né un contributo, né un patrocinio nei confronti del concerto. È tutto in capo alla Regione».
Qualche ora dopo, la questione è molto “italianamente” diventata fonte di litigi politici. Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha infatti affermato: «L’arte è libera e non può essere censurata. La propaganda però, anche se fatta con talento, è un’altra cosa. Per questo motivo il concerto dell’amico e consigliere di Putin, Valery Gergiev, voluto, promosso e pagato dalla Regione Campania e che si terrà nella Reggia di Caserta, autonoma nella scelta di quali eventi ospitare, come tutti gli istituti autonomi del Ministero della Cultura, rischia di far passare un messaggio sbagliato».
Immediata la replica del governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che ha invece affermato: «A Caserta si esibiranno un direttore d’orchestra russo e uno israeliano. Non chiediamo a questi uomini di cultura di rispondere delle scelte politiche di chi guida i loro rispettivi paesi. Avranno le loro idee condivisibili o meno, ma non alimentiamo le sorgenti d’odio».
Anche l’ex generale ora Vicesegretario della Lega, Roberto Vannacci, è intervenuto nella vicenda, affermando che «parliamo di un musicista che ha dedicato tutta la sua vita alla cultura e, semplicemente perché è russo, mancherebbe delle ‘qualità’ politicamente accettabili che l’Occidente richiede, quindi viene trattato come un criminale di guerra».