Diplomazia incrociata: Ucraina e Medio Oriente sotto la regia di Trump

  • Postato il 4 agosto 2025
  • Di Panorama
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Dobbiamo pensare che qualcosa inizi a muoversi sul fronte diplomatico in Ucraina e in Medio Oriente? È ancora presto per dirlo. Tuttavia, nelle ultime ore, si sono registrati dei segnali interessanti. Innanzitutto, è stato reso noto che l’inviato speciale americano per il Medio Oriente, Steve Witkoff, si recherà a Mosca mercoledì: una visita imminente che lo stesso Cremlino ha accolto con favore, definendola “importante, sostanziale e utile”.

Si tratta di una notizia molto interessante, soprattutto alla luce del fatto che, la scorsa settimana, i rapporti tra Washington e Mosca si erano fatti piuttosto tesi. Trump aveva ordinato di spostare due sottomarini nucleari più vicino alla Russia. Inoltre, il presidente americano aveva fissato all’8 agosto la deadline entro cui il Cremlino dovrebbe accettare un accordo sulla crisi ucraina: in caso contrario, la Casa Bianca si era detta pronta a imporre dazi al 100% a quei Paesi che, come India e Cina, acquistano prodotti energetici russi.

Ma non è finita qui. Poche ore fa, si è infatti tenuta una telefonata tra Vladimir Putin e Benjamin Netanyahu. Secondo il Times of Israel, si è trattato del secondo colloquio che i due leader hanno avuto nell’arco degli ultimi giorni. Ricordiamo che, a giugno, Trump e il presidente russo avevano giocato sotterraneamente di sponda per arrivare a una mediazione diplomatica tra Israele e Iran. Tra l’altro, il mese scorso Axios aveva riferito che il capo del Cremlino aveva esortato il regime khomeinista ad abbandonare l’arricchimento dell’uranio: esattamente quanto auspicato da Washington. Non solo. Lo stesso Witkoff è da tempo in prima linea, su mandato dell’attuale amministrazione statunitense, nei negoziati tra lo Stato ebraico e Hamas, per cercare di concludere un accordo sugli ostaggi e sul cessate il fuoco a Gaza. Alla luce della telefonata tra lo zar e il premier israeliano, l’imminente visita a Mosca di Witkoff potrebbe assumere un significato ancora più profondo.

Non è del resto un mistero che Trump consideri collegate la crisi mediorientale e quella ucraina. Al di là della spinosa questione del nucleare iraniano, spuntano infatti anche altri dossier. Uno è quello che riguarda la Siria: Paese in cui Mosca, dopo la caduta di Bashar al Assad l’anno scorso, ha perso significativamente influenza. Un altro dossier è poi quello della ricostruzione di Gaza: una questione, questa, che si interseca con il tentativo di rilanciare gli Accordi di Abramo e a cui guardano con interesse non soltanto israeliani e sauditi, ma anche americani e russi. E proprio su questo interesse, oltre che sulla minaccia militare e di dazi secondari, Washington potrebbe far leva per ottenere un ammorbidimento di Mosca sul fronte ucraino.

Attenzione: è ancora presto per capire se siamo alla vigilia di una svolta significativa tanto per l’Ucraina quanto per il Medio Oriente. Tuttavia, il viaggio di Witkoff a Mosca e la telefonata tra Netanyahu e Putin potrebbero indicare che la Casa Bianca stia tentando una strada unitaria per risolvere entrambe le crisi.

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Panorama

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