Diga, legge ad hoc per sbloccare il riempimento dei cassoni con le terre dei dragaggi

  • Postato il 3 ottobre 2024
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cassoni diga

Genova. Entro la fine di ottobre, il Consiglio dei ministri potrebbe dare il via libera al riempimento dei cassoni per la nuova diga foranea di Genova con i materiali di risulta dei dragaggi in porto e con quelli provenienti da demolizioni e scavi per la realizzazione del tunnel subportuale e di altre opere in città.

L’annuncio è arrivato ieri dal vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, durante il question time alla Camera: “Per sostenere e chiarire l’operatività di questo piano economico e ambientale stiamo lavorando, col ministero dell’Ambiente, a un intervento normativo che dovrebbe essere portato entro il mese di ottobre in Consiglio dei ministri“. Il riferimento è alla gestione dei materiali necessari al riempimento dei cassoni, che, come previsto dal progetto della diga, dovrebbero arrivare dal riutilizzo di detriti provenienti dalle demolizioni e rocce da scavo anche di altri cantieri “in un’ottica di economia circolare”, come riferito dallo stesso ministro.

Su tutti lo smarino che sarà prodotto dal tunnel subportuale, la cui opera di scavo dovrebbe iniziare nei prossimi mesi, e che sarà probabilmente stoccato nell’area dell’ex Carbonile in attesa di essere poi utilizzato per il riempimento. La soluzione di accatastare le terre di scavo in quest’aerea è stata richiesta da Aspi per procedere coi lavori, dopo che il riempimento di calaca Concenter è finito nel vortice dell’inchiesta sulla corruzione in Liguria. Per la diga saranno poi utilizzati circa 600mila metri cubi.

cassoni diga

Ma questo non basterà: per riempire tutta la diga, come si evince dalla documentazione progettuale, saranno necessari circa 2,4 milioni di metri cubi di materiale, e solo poco più di un milione arriverà da altri cantieri o dal riutilizzo di parti di demolizioni previste. Per questo motivo nel progetto della diga è presente una quota di circa 1,2 milioni di metri cubi di materiale per il riempimento a carico dell’Autorità di Sistema Portuale.

Per recuperare questo materiale, il progetto avrebbe previsto l’utilizzo delle terre ricavate dai dragaggi del bacino di Sampierdarena e dell’avanporto. Su questo passaggio, però, nei mesi scorsi erano sorti dei problemi, con la richiesta di integrazioni sul punto da parte degli uffici tecnici ambientali di Regione Liguria. Le criticità emerse sono sostanzialmente due: per quanto riguarda le i dragaggi di Sampierdarena bisognerà aspettare la demolizione della vecchia diga per arrivare alla quoto prevista di -18 msl, e per la demolizione bisogna aspettare che la corrispettiva nuova diga sia costruita per ovvi motivi di protezione delle banchine portuali. In seconda istanza, inoltre, dai campionamenti svolti sul materiale dei dragaggi sono emerse delle concentrazioni di inquinanti chimici, i residui portuali, piuttosto elevate che hanno indotto ad una caratterizzazione delle terre in fascia D e C, che comporta, in termini non tecnici, l’utilizzo di queste terre per riempimenti in ambienti esclusivamente stagni, vale a dire non a contatto con il mare aperto. Una procedura possibile ma con tempistiche molto più dilatate.

Un doppio cortocircuito che di fatto stava tenendo in stand by l’ultimo via libera definitvo per le operazioni di riempimento, e che di fatto avrebbe rallentato di parecchio i lavori. Anche perchè nel difficile gioco ad incastri dei grandi cantieri della città non mancano i ritardi, e procedere in maniera sincronica non è cosa semplice, se non al prezzo di attese incrociate.

matteo salvini

Qui quindi si inserisce la promessa del ministro Salvini, che ha preannunciato un intervento normativo per sbloccare questa situazione. Un intervento, al momento non definito, che potrebbe da un lato prevedere una procedura ad hoc più semplificata a livello ambientale (come ad esempio l’utilizzo delle terre dei dragaggi in maniera più “disinvolta”) o a livello procedurale, vale a dire utilizzando subito le terre disponibili (per esempio risultanze di scavo di altri cantieri) per procedere con una modalità di riempimento nuova diga, demolizione della vecchia e dragaggi che possano procedere a step paralleli. Queste le ipotesi che secondo alcune fonti portuali potrebbero essere utilizzate per l’intervento del governo.

Quello dell’utilizzo di terre da scavo, detriti e dragaggi per i riempimenti è stata definita come una svolta dal punto di vista di una “economia circolale” previsto dal progetto della nuova diga. Di per sè, però questa non è assolutamente una novità per il porto di Genova e la sua costa. Per fare un esempio la pista del Cristoforo Colombo fu realizzata tra gli anni 50 e gli anni 60 con 8 milioni di metri cubi di materiale in gran parte proveniente dalla demolita collina di Monte Croce e parte degli Erzelli, alture tra Sestri e Cornigliano che sarebbe state demolite per consentire lo sviluppo del cono aereo dello stesso aeroporto. Ma non solo: per i riempimenti necessari al quartiere fieristico, costruito anche questo negli anni 60, furono utilizzati i milioni di metri cubi recuperati dagli scavi necessari per la realizzazione delle gallerie autostradali di A12 e A10. E lo stesso materiale fu utilizzato anche per la creazioni di alcune grandi spiagge del genovesato, come quella di Sori, di fatto artificiale. All’epoca non si chiamava “economia circolare” ma l’effetto era lo stesso.

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Genova24

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