Difesa, l’Europa prova a fare da sola e riparte da Londra
- Postato il 26 febbraio 2025
- Notizie
- Di Quotidiano del Sud
- 2 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
Difesa, l’Europa prova a fare da sola e riparte da Londra
Difesa: Si intravede un almeno parziale superamento della Brexit: l’accelerazione bellica riavvicina le due sponde della Manica; l’Europa riparte da Londra
Di fronte alla rivoluzione trumpiana, la “vecchia Europa” prova a battere un colpo. Dopo l’inversione a U di Washington nei confronti della Russia e il discorso del vice del tycoon JD Vance alla Conferenza di Monaco, è ormai evidente come «agli americani, quantomeno agli americani di questa amministrazione, non interessi molto del destino del nostro continente», come ha affermato il cancelliere tedesco in pectore Friedrich Merz. L’obiettivo è dunque «rafforzare l’Europa il più rapidamente possibile, in modo da raggiungere l’indipendenza dagli Stati Uniti», per usare ancora le parole del vincitore delle elezioni in Germania.
Il primo passo in questa direzione avverrà già domenica, quando un gruppo di leader europei si recherà a Londra per incontrare la controparte britannica e valutare insieme dei piani comuni per la difesa. Si parla di creare un fondo o una banca comune ad hoc per le spese militari. Del resto, come ha affermato il ministro polacco Andrzej Domanski «è difficile immaginare una difesa europea senza il Regno Unito», che rimane l’esercito più credibile del continente insieme a quello francese, gli unici due dotati di armamenti nucleari. Armi nucleari francesi che, secondo quanto riferisce il quotidiano The Telegraph, potrebbero essere dispiegate in Germania, qualora gli americani decidessero di ritirare le proprie.
Parigi è particolarmente attiva in questi giorni: il presidente Emmanuel Macron ha prima convocato (per la verità senza grandi successi) un vertice di emergenza sull’Ucraina, mentre lunedì è stato il primo leader europeo a incontrare Donald Trump alla Casa Bianca dall’inizio del suo secondo mandato. L’inquilino dell’Eliseo ha tentato di convincerlo a includere Kiev nelle trattative per la fine del conflitto. Il tycoon non si è impegnato in nulla di concreto, ma ha affermato che il presidente russo Vladimir Putin gli ha detto che non si opporrebbe alla presenza di militari europei in Ucraina come garanti di un accordo di pace.
Il dialogo tra Stati Uniti e Russia sembra in effetti procedere a gonfie vele: lunedì all’Onu Washington ha votato con Mosca in due distinte risoluzioni sulla guerra, mentre ieri Putin si è detto pronto ad accordi commerciali con Trump sulle terre rare, incluse quelle dei territori occupati dell’Ucraina.
Domani arriverà invece alla Casa Bianca il primo ministro britannico Keir Starmer. Il leader laburista proverà a proporre, oltre alla presenza di militari europei e inglesi, la presenza di aerei da combattimento e missili a stelle strisce nell’Europa orientale, come garanzia del rispetto del patto da parte della Russia. Non sarà semplice: il capo del Pentagono Pete Hegseth ha ribadito che l’intero onere dell’accordo sarà sulle spalle dell’Europa ed eventualmente del Canada. Sarebbe anche difficile dire quale sarebbe l’egida sotto la quale una simile missione agirebbe, dal momento che la partecipazione del Regno Unito farebbe sì che non si tratti di una missione dell’Unione europea, ma non sarebbe nemmeno una missione Nato, visto lo smarcamento americano.
Non si può non vedere in questa situazione un almeno parziale superamento della Brexit: l’accelerazione bellica riavvicina e di molto le due sponde della Manica, dopo anni di divisioni e incomprensioni. Rimarrebbe comunque anche l’incognita quali Paesi farebbero effettivamente parte di un eventuale intervento europeo: l’Italia per esempio sembra fredda, con la netta contrarietà della Lega e i dubbi all’interno di Fratelli d’Italia espressi dal sottosegretario Giovanbattista Fazzolari.
Ad ogni modo Starmer proverà a far leva sulla storica “special relationship” tra Londra e Washington e sull’impegno ad aumentare ulteriormente le spese per la difesa: al 2,5% del Pil già dal 2027 e al 3% dal 2029. Si tratta di investimenti costosi (oltre 13,4 miliardi di sterline all’anno), i cui fondi saranno trovati principalmente attraverso la riduzione dei programmi di aiuti all’estero e dai sussidi per le persone che non lavorano. «Non sono felice di fare un simile annuncio, ma in tempi come questi, la difesa e la sicurezza dei britannici devono sempre avere la precedenza», ha affermato il premier alla Camera dei Comuni.
La “vecchia Europa” corre insomma sulle spese per la difesa. La Commissione Ue ha di recente aperto alla possibilità di scorporare gli investimenti militari dalle regole di bilancio, mentre Merz valuta l’istituzione di un fondo speciale da 200 miliardi di euro per puntellare una Zeitenwende finora deludente. Dopo aver delegato per decenni la propria sicurezza oltreoceano si prova a invertire la tendenza, sperando di non essere fuori tempo massimo.
Il Quotidiano del Sud.
Difesa, l’Europa prova a fare da sola e riparte da Londra