“Dietro le foto di costumi, intimo e lingerie in vendita su Vinted si nascondono contenuti porno”: l’allarme sul “lato oscuro” della piattaforma di second hand

  • Postato il 21 novembre 2025
  • Moda E Stile
  • Di Il Fatto Quotidiano
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È la più famosa app di compravendita second hand, un mercatino digitale in cui trovare qualsiasi cosa – vestiti soprattutto, ma anche libri, accessori e oggetti per la casa. Vinted ormai è entrata negli armadi di milioni di italiani, permettendo di vendere ciò che non si usa più e di comprare abbigliamento a pochi euro. La crescita dell’app, però, ha aperto la porta a usi illeciti della piattaforma, in cui si sono insinuati anche contenuti porno.

Il caso è esploso in Francia dopo la denuncia dell’Alto Commissario per l’infanzia Sarah El Haïry e un’inchiesta del sito L’Informé, in cui si legge: “Con il pretesto di vendere costumi da bagno o biancheria intima, molti profili utilizzano la famosa piattaforma di seconda mano come porta di accesso ai propri account su altre applicazioni in cui vengono venduti contenuti erotici o pornografici” citando come esempi Onlyfans e Mym. Nel feed, questo tipo di contenuti si presentano come tutti gli altri: foto di lingerie, di costumi da bagno o completini. Ma scorrendo i caroselli di foto e leggendo le didascalie ci sono alcuni dettagli sospetti, come la richiesta dei venditori di essere contattati in privato o link che portano fuori dalla piattaforma verso gruppi Telegram, siti per adulti o profili Onlyfans.

Il caso francese scoperchia una questione più ampia: piattaforme che, pur nate con scopi diversi, diventano porte d’accesso a contenuti pornografici. Soprattutto quando molti utenti sono adolescenti. Vinted non è l’unica piattaforma ad aver avuto problemi per questo tipo di contenuti. Il caso più recente – e più noto – è quello di Shein, il colosso cinese dell’ultra fast fashion: sulla piattaforma sono apparse bambole gonfiabili con le fattezze di bambine, ma anche armi come tirapugni e machete.

Al centro del dibattito c’è la questione, urgente, della tutela dei minori e l’insufficienza delle misure di protezione messe in campo fino a questo momento. Come ha sottolineato El Haïry, “Non possiamo permettere che la protezione dei minori online dipenda dalla buona volontà delle aziende tecnologiche”. Il commissario ha avvisato la controparte lituana, Paese in cui è stato fondato Vinted e in cui ha sede la piattaforma. Sul fronte della tutela dei minori Vinted ha mostrato più volte delle crepe: un’indagine della rete di giornalismo investigativo NDR, WDR e Süddeutsche Zeitung ha scoperto gruppi Telegram a sfondo erotico in cui venivano pubblicate foto di ragazze trovate su Vinted senza il consenso delle dirette interessate. Alcuni uomini avevano infatti creato profili sull’applicazione di shopping second-hand per rubare le immagini delle ragazze che indossavano i capi, specialmente nel caso di pantaloncini, costumi da bagno e vestiti attillati. Sui social molte donne, anche italiane, hanno raccontato di approcci indesiderati in chat, di apprezzamenti volgari e di richieste pressanti di foto da parte di alcuni utenti. La piattaforma si è sempre difesa parlando di una politica di “tolleranza zero” per questo tipo di comportamenti e ricordando agli utenti la possibilità di bloccare alcuni messaggi e segnalare account fraudolenti. Misure che, in assenza di leggi chiare sugli spazi digitali, rischiano di essere cerotti su una ferita aperta.

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Il Fatto Quotidiano

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