“Dichiarare nulli i contratti tra Leonardo e le sue controllate con Israele”: il ricorso delle Ong contro la vendita di armi
- Postato il 20 novembre 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Dichiarare nulli i contratti stipulati da Leonardo Spa e le sue controllate con lo Stato di Israele, relativamente alla vendita e alla fornitura di armi all’IDF, le forze armate dello Stato d’Israele“. Con questo obiettivo, lo scorso 29 settembre un gruppo di ong – AssoPacePalestina, A Buon Diritto, ATTAC Italia, ARCI, ACLI, Pax Christi, Un Ponte Per – e la dottoressa Hala Abulebdeh o Abu Lebdeh, cittadina palestinese (rappresentate e difese dagli Avvocati Luca Saltalamacchia e Veronica Dini, affiancati dagli Avvocati Michele Carducci e Antonello Ciervo), hanno depositato al Tribunale civile di Roma un atto di citazione notificato a Leonardo ed allo Stato italiano. “Abbiamo ribattezzato la nostra campagna ‘In nome della legge’. Giù le armi, Leonardo” perché per noi questo ricorso è una richiesta di obbedienza. Noi abbiamo l’articolo 11 della Costituzione, una legge sul commercio delle armi, la 185/1990, ancora in vigore seppur sotto attacco. E c’è la normativa internazionale. Bisogna che tutti rispettino queste norme. Difendiamo il diritto di giustizia, l’unico potere di chi il potere non ce l’ha”, ha rivendicato Raffaella Bolini, vicepresidente Arci, nel corso di una conferenza stampa a Roma.
Secondo quanto denunciato dalle associazioni, la vendita e la fornitura di armi a Israele da parte di Leonardo Spa sarebbe in contrasto anche con quanto previsto nei Codici etici e negli strumenti di due diligence della stessa Leonardo Spa: “Sul sito web della Leonardo viene anche chiarito che l’azienda non solo si impegna a rispettare i codici etici, ma anche che è pronta ad assumersi le proprie responsabilità nel caso in cui siano infranti. Siamo qui per sfidare Leonardo e il governo italiano, dato che il ministero dell’Economia e delle Finanze è azionista di maggioranza, con una partecipazione del 30%: vediamo le carte”, rivendica Marco Bersani di ATTAC Italia. E ancora: “Se per qualcuno nel nostro governo il diritto internazionale ‘vale fino a un certo punto‘, per noi vale sempre. E questo ricorso è un modo per dire che esistono ancora delle regole”.
Un atto necessario, secondo le associazioni, di fronte agli oltre 70mila morti a Gaza e a un “genocidio che è in corso tutt’ora”, come ha rivendicato Luisa Morgantini, di AssoPace Palestina. E di fronte a quanto avviene in Cisgiordania. “Se il Tribunale civile di Roma riconoscerà la nullità dei contratti di fornitura di armi, Leonardo e lo Stato italiano non potranno più garantire sostegno militare ad Israele”, spiegano i ricorrenti. Allo stesso modo viene così richiesto alla magistratura che sia vietata la futura vendita di armi e di tecnologie militari a Israele, in particolare “quelle ad oggi utilizzate nelle operazioni di terra e di cielo contrarie al diritto internazionale, condotte contro la popolazione palestinese”. “Abbiamo individuato una serie di contratti che, pur non essendo pubblici sul piano documentale, ci risultano essere quelli collegati alle azioni militari portate avanti dall’IDF a Gaza come in Cisgiordania”, ha precisato l’avvocato Ciervo, a margine della conferenza. In particolare, ha sottolineato il legale Luca Saltalamacchia, “parliamo sia di veicoli, come aerei o elicotteri, sui quali vengono addestrati piloti che poi salgono sugli F35 ed F16 per bombardare la Striscia, ma non solo”. Perché le associazioni ricorrenti sottolineano quali siano gli ordini che Leonardo ha verso Israele: “Finora disponiamo di documenti relativi a componenti per velivoli F-35 prodotti principalmente attraverso la filiale britannica di Leonardo. Allo stesso modo Leonardo continuerà a effettuare riparazioni e a fornire pezzi di ricambio per la flotta di velivoli M-346. Poi ci sono i radar di difesa a corto raggio e anti-drone: nel luglio 2022, Leonardo ha acquisito la società israeliana RADA Electronic Industries, che ha partecipato allo sviluppo di “Iron Fist”, un sistema di protezione attiva montato sui nuovi veicoli corazzati da combattimento (AFV) dell’IDF, gli Eitan a otto ruote”.
E ancora, precisa il team legale, “Leonardo. attraverso le sue controllate con sede negli Stati Uniti, supporta la mobilità dei veicoli pesanti dell’IDF fornendo speciali autocarri a due assi. E ci sono anche i cannoni navali 76/62 Super Rapido MF prodotti negli stabilimenti della controllata OTO Melara a La Spezia, in Italia, utilizzati per armare le nuove corvette della Marina israeliana. Ma soprattutto i componenti per bombe GBU-39: ovvero le alette che si dispiegano dopo il lancio, consentendo alla bomba GBU-39 di essere guidata con estrema precisione verso il suo obiettivo”. Di fronte a quanto dichiarato dall’ad di Leonardo Roberto Cingolani, che aveva minimizzato sui contratti pregressi e bollato come “false le accuse a Leonardo sulle forniture a Israele”, Saltalamacchia ha replicato: “Leonardo si difende dicendo ‘io ho avuto un’autorizzazione quindi lo faccio, se questa cosa non si poteva fare doveva pensarci lo Stato’. Ma nonostante ci siano delle autorizzazione amministrative, non è detto che quello che viene autorizzato non possa essere annullato da un magistrato nel caso vengano violati i diritti soggettivi di terzi soggetti”. E ancora: “Rispetto alla responsabilità di Leonardo sulle sue controllate, dire come ha fatto l’ad di non poter fare nulla perché soggiace a leggi di altri ordinamenti è vero in parte, perché anche in Italia esistono regole che governano i gruppi societari. Ci sono obblighi della capogruppo, considerati in modo dettagliato anche nel codice etico di Leonardo. È una scusa che non regge”.
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