Diabete e tumore, i segreti dietro la prevenzione
- Postato il 22 maggio 2025
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Diabete e tumore, i segreti dietro la prevenzione
Diabete e tumore, i segreti dietro la prevenzione. Le interviste al dottor Luigi Postorivo e alla dottoressa Maria Pia Salerno in occasione del VII Memorial Emilia Gatto.
ROGGIANO GRAVINA (COSENZA) – Informazione, prevenzione, tempestività, consapevolezza e stile di vita: sono queste le parole chiave che hanno guidato la giornata di screening gratuito organizzata a Roggiano Gravina in occasione del VII Memorial “Emilia Gatto”. Un’iniziativa dedicata alla salute a 360 gradi, promossa dall’associazione Arco fondata da Francesco Provenzano, in sinergia con i Lions Club Castello Aragonese Pollino Sibaritide Valle dell’Esaro presieduta dal dottor Luigi Postorivo, il Corpo di Soccorso Universo Humanitas, e con il patrocinio del Comune di Roggiano Gravina. Per conoscere i segreti dietro la prevenzione del tumore al seno e del diabete abbiamo intervistato i due specialisti impegnati in questa giornata di screening senologici e diabetologici: il dottor Luigi Postorivo e la dottoressa Maria Pia Salerno.
Tumore, il dottor Luigi Postorivo svela i segreti dietro la prevenzione
Il dottor Luigi Postorivo ha effettuato controlli al seno, rivolti a donne dai 22 agli 80 anni. «I fattori di rischio sono molteplici – spiega Postorivo – ma l’età resta uno dei più significativi. Oggi registriamo un’incidenza crescente tra i 49 e i 65 anni, ma i casi in età più giovane sono purtroppo in aumento». Le visite hanno coinvolto donne di tutte le fasce d’età e, fortunatamente, non sono stati rilevati casi maligni. Tuttavia, sono emerse diverse patologie benigne come cisti, fibroadenomi e secrezioni dal capezzolo, che, pur non essendo pericolose, richiedono attenzione e monitoraggio. «In presenza di fibroadenomi consiglio l’intervento chirurgico; per le cisti è sufficiente un esame citologico; in caso di secrezioni, suggeriamo un controllo ambulatoriale con striscio cellulare», chiarisce il medico.
Il messaggio è chiaro: non bisogna attendere i sintomi per iniziare a prendersi cura di sé. Ecco le indicazioni del dottor Postorivo: dai 20 ai 35 anni: una visita senologica annuale con ecografia; dai 35 anni in su: visita senologica ogni anno, mammografia biennale alternata all’ecografia. Il medico ricorda i campanelli d’allarme da non ignorare: presenza di un nodulo o ritrazione della pelle del seno, nota come “buccia d’arancia”.

Tumore: una diagnosi tempestiva può cambiare la prognosi
La prognosi cambia radicalmente con una diagnosi tempestiva: individuare il tumore nelle fasi iniziali può salvare la vita. Se il nodulo è di piccole dimensioni (inferiore o pari a un centimetro) e non particolarmente aggressivo, la guarigione è molto probabile. Al contrario, un nodulo di dimensioni superiori ai 2 centimetri può ridurre significativamente l’aspettativa di vita e richiedere trattamenti più intensivi, come radioterapia, chemioterapia e terapie ormonali. Tuttavia, anche in casi gravi si possono ottenere ottimi risultati.
«Ad esempio – racconta l’esperto- ho operato una ragazza di 36 anni con un tumore di 6 cm e 40 linfonodi asportati, di cui 23 risultati positivi a metastasi. A distanza di 5-6 anni, è ancora libera da malattia, dimostrando che anche i tumori più aggressivi, se trattati correttamente, possono garantire una buona qualità e durata di vita».
La collaborazione tra associazioni del territorio
«La diagnosi precoce è un’arma potentissima». Fondamentale il contributo delle associazioni locali, come i Lions Club, con cui il dottor Postorivo collabora da oltre trent’anni: «Grazie alla sinergia con le associazioni, come Lions e Arco, la partecipazione agli screening è aumentata in modo significativo. Questo si traduce in più controlli, meno attese e più vite salvate». Tra gli strumenti proposti, anche un manifesto informativo sull’autopalpazione distribuito durante l’evento.
Diabete, la dottoressa Maria Pia Salerno svela i segreti dietro la prevenzione
Parallelamente, la dottoressa Salerno ha effettuato screening diabetologici mirati, utilizzando stick glicemici a digiuno o due ore dopo il pasto e calcolando l’indice di massa corporea (BMI), per valutare lo stato nutrizionale e il rischio metabolico dei pazienti. I risultati emersi parlano chiaro: numerose pazienti tra i 40 e i 50 anni presentano obesità di secondo e terzo grado, un dato che accende i riflettori su un fenomeno sempre più diffuso e pericoloso: la sindrome metabolica.
La sindrome metabolica
«La sindrome metabolica – spiega la dottoressa Salerno – è oggi una vera emergenza sociale. Colpisce soprattutto soggetti giovani ed è caratterizzata da un insieme di problematiche come: ipertensione, iperglicemia, insulino-resistenza, tutti elementi che aumentano notevolmente il rischio cardiovascolare». La presenza contemporanea di due o più di questi fattori è già sufficiente per una diagnosi.
Ma la questione non si ferma ai numeri clinici: si tratta di un problema che grava pesantemente sul sistema sanitario nazionale e peggiora in modo drastico la qualità della vita dei pazienti, con complicanze macrovascolari e microvascolari. Sempre più giovani soffrono di sindrome metabolica a causa dell’aumento dell’obesità infantile e adolescenziale, che spesso si trascina fino all’età adulta. «Il grasso viscerale bianco – aggiunge Salerno – è un grasso infiammatorio e altamente nocivo, responsabile non solo della sindrome metabolica ma anche di patologie oncologiche». Una vera bomba a orologeria alimentata da abitudini alimentari scorrette, cibo processato e uno stile di vita sedentario.

Diabete: quanto conta lo stile di vita?
Nessun farmaco, da solo, può sostituire ciò che lo stile di vita corretto può garantire: «La prevenzione comincia a tavola e continua con il movimento», sottolinea la dottoressa. Da una parte, l’alimentazione deve essere qualitativamente sana, con attenzione all’indice glicemico dei cibi, evitando prodotti industriali, zuccheri raffinati e cibi altamente infiammatori. Dall’altra, è fondamentale ripristinare l’abitudine al movimento, soprattutto nei più giovani. «Oggi i ragazzi passano troppo tempo davanti agli schermi – osserva –. Bisogna tornare a fare attività fisica, creare un equilibrio tra introito calorico e consumo energetico. È qui che si gioca la vera battaglia della prevenzione».
Diabete: i campanelli d’allarme
I campanelli d’allarme da non sottovalutare? Tra gli indicatori più efficaci c’è il BMI superiore a 25, che segnala sovrappeso. Ma il vero discriminante è la circonferenza vita: «Nelle donne, una misura superiore a 98 cm e negli uomini oltre i 102 cm indica un accumulo di grasso viscerale pericoloso e un alto rischio di insulino-resistenza». La dottoressa lancia un appello alle famiglie e alle istituzioni. «L’adulto ha una responsabilità educativa – conclude Salerno –: deve farsi promotore di salute per i più piccoli. È nelle famiglie e nelle scuole che dobbiamo coltivare la cultura del cibo sano, locale, non processato».
Diabete e tumore: l’importanza della prevenzione
La giornata di screening a Roggiano Gravina si chiude così con un bilancio importante: non solo dati clinici, ma una riflessione profonda su come ripensare il nostro rapporto con la salute, sin dai primi anni di vita. Perché prevenire, oggi più che mai, è vivere meglio e più a lungo.
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