Di necessità virtù nei musei: quando deficit di bilancio fanno assecondare le esigenze dei visitatori
- Postato il 2 agosto 2025
- Politica E Pubblica Amministrazione
- Di Artribune
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Una delle manifestazioni più evidenti del “libero mercato” è la volontà dell’offerta di stimolare la domanda.
Tanto le botteghe quanto le industrie sviluppano complesse operazioni economiche e finanziarie per fornire al proprio target il miglior prodotto possibile a un prezzo competitivo, idoneo a garantire la remunerazione degli investimenti. Le strategie sono differenti ma lo scopo è sempre di suscitare nuovi bisogni per stimolare gli acquisti. L’obiettivo è fare in modo che il cliente potenziale percepisca prodotti e servizi come necessari, assecondandone gusti, aspettative e guidandolo alla comprensione dell’offerta. Comprendere e soddisfare le esigenze dei consumatori è di primaria importanza per un’efficace strategia di marketing. Alcuni medici, ad esempio, accettano di ricevere i pazienti anche in momenti particolari per intercettare coloro che avrebbero difficoltà durante gli orari di lavoro.
La centralità del cittadino nell’economia della cultura
Quando si tratta di cultura, invece, soprattutto quando il servizio è erogato dal settore pubblico, è raro che il “cittadino” costituisca il centro dell’attività. Indubbiamente sono stati fatti tantissimi passi avanti, soprattutto nell’ultimo decennio, ma la cultura non ha ancora realmente agito quella trasformazione che invece è visibile negli altri settori privati.
Tale processo è probabilmente reso più complicato dalla struttura organizzativa, dalle dimensioni occupazionali, dai differenti rapporti di forza che in campo pubblico caratterizzano il settore culturale. Tuttavia è innegabile che a questa mancata evoluzione contribuisca anche il ruolo marginale attribuito al cittadino, al visitatore, al turista nella creazione del valore.
Il ruolo marginale attribuito ai visitatori nel settore della cultura: un fenomeno internazionale
Non si tratta di una caratteristica solo nostrana. È infatti di questi giorni la notizia che persino i Trustees della Tate Modern di Londra hanno approvato un bilancio in deficit per il periodo 2024 – 2025 perché il numero di visitatori, seppur crescente, ha mostrato trend meno ottimistici rispetto agli andamenti pre-pandemici. Una scelta prudenziale, fondata sull’analisi del numero di visitatori.
L’apertura serale, quindi, rappresenta un’azione importante, soprattutto sotto il profilo organizzativo; che mostra come, a fronte di esigenze specifiche, i musei che mantengono un controllo costante sulle proprie performance siano in grado di attivare strategie puntuali per fronteggiare potenziali criticità “in corso d’anno”. Non si tratta dunque di mere aperture serali ma di azioni che si inscrivono all’interno di una gestione attenta del Museo e che, integrate alle altre attività commerciali, oltre che ai rapporti con i finanziatori, possono generare risultati importanti. Come dimostrato dal fatto che nell’anno fiscale 2023-2024, le sole iscrizioni al programma di membership della Tate hanno generato un flusso economico di circa 15 milioni di sterline. Se è ovvio che non tutti i musei possono essere la Tate e che in Italia è difficile sviluppare un rapporto con cittadinanza e finanziatori internazionali pari al modello inglese; è però vero che molti dei nostri musei, alle condizioni giuste, potrebbero beneficiare di donazioni dirette da parte dei cittadini; una tipologia di flusso monetario che, al di là dell’evidente beneficio economico, genererebbe tra i cittadini un senso di appartenenza al museo che pochissime persone attualmente hanno.

L’opportunità di introdurre degli indicatori chiave per valutare le attività
Inoltre, è chiaro che non tutti i musei possono essere economicamente e finanziariamente sostenibili; ed è altrettanto evidente l’esigenza di mantenerli finanziariamente autonomi dalle performance registrate. Tuttavia, potrebbe però essere utile definire un set di indicatori-chiave per identificare il successo o l’insuccesso delle attività svolte nel corso dell’anno, per valutare eventuali premialità da conferire non solo all’organizzazione nel suo complesso ma anche ai dipendenti. Meccanismi premiali che siano in grado di combinare la performance economica con la reputation e soddisfazione personale da parte di tutto lo staff museale.
La considerazione del ruolo dei visitatori nell’andamento dei musei: un indicatore necessario
Una tale dinamica, al di là degli aspetti più prettamente monetari e di “rewarding”, andrebbe ad incidere positivamente sull’intera struttura organizzativa, incentivando le singole istituzioni a definire degli obiettivi perseguibili nel breve periodo e a monitorare i risultati raggiunti in corso d’anno, così da poter eventualmente sviluppare azioni e strumenti specifici.
Obiettivi che potrebbero (anzi che dovrebbero) non essere soltanto economici e finanziari ma anche volti a coinvolgere il cittadino, incentivandone le visite periodiche, nonché la partecipazione attiva da parte di Enti e associazioni; così da porre in luce gli aspetti più contenutistici e culturali dell’azione museale. Azioni che sicuramente, da qui a dieci anni, verranno adottate dai nostri musei, l’unica incognita rimane il “quando”, sperando che “tardi” non sia la risposta.
Stefano Monti
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L’articolo "Di necessità virtù nei musei: quando deficit di bilancio fanno assecondare le esigenze dei visitatori" è apparso per la prima volta su Artribune®.