Devis Vasquez non era un errore di valutazione

  • Postato il 29 ottobre 2024
  • Di Il Foglio
  • 1 Visualizzazioni
Devis Vasquez non era un errore di valutazione

Arrivò a Milano nei primi giorni di gennaio del 2023. Aveva ventitré anni e mezzo, il viso pulito e lo sguardo di chi era convinto di essere nel luogo dove stare. Lo andarono a prendere all’aeroporto con una foto nella tasca della giacca perché, confermano da Milanello, nessuno sapeva chi fosse e che faccia avesse. Si erano portati pure il traduttore per agevolare la comunicazione tra lui e loro. Non sarebbe servito, parlava già un discreto italiano, ne furono tutti sorpresi. Dei primi momenti italiani e milanisti di Devis Vásquez, chi c’era dice al Foglio di essere rimasto stupito: “Un ragazzo intelligente, molto intelligente, per bene, con le idee chiare. Lo guardavi e ti chiedevi, ma è possibile che non possano essere così tutti i calciatori?”. Chi fosse però non lo sapeva nessuno e il dubbio che fosse arrivato per caso, per chissà quale errore, al Milan c’era: “Se a ventitré anni e passa ha nemmeno trenta partite giocate in carriera, fai il portiere, arrivi dalla Colombia e non sei stato mai nemmeno convocato una volta in Nazionale, capisci che qualche dubbio ti viene”. 

E in tutto questo clima di scetticismo, in primis rossonero, in molti sorrisero, qualcuno rise proprio, delle sue prime dichiarazioni a Milanello: “Io voglio essere tra i migliori cinque portieri della storia”. Più che un sogno sembrava utopia intrisa di una grande quantità di boria. Strano che uno come lui, una persona intelligente, se ne uscisse con certe dichiarazioni. Eppure l’aveva affermato ed erano partite le pernacchie.  

A lungo si ritenne che Paolo Maldini e Frederic Massara avessero preso Devis Vásquez per usarlo come scambio futuro per aggiungere un posto per un altro giocatore extracomunitario. D’altra parte il portiere colombiano era costato nemmeno mezzo milione di euro. Ma perché proprio lui?, si chiesero. Possibile che Maldini e Massara fosse caduti in un tranello? 

L’arrivo di Devis Vásquez iniziò a incrinare la cieca fiducia dei milanisti in Paolo Maldini. Eppure sia Paolo Maldini che Frederic Massara erano convinti che il giocatore avesse un grandissimo potenziale ancora da esprimere. Potenziale che non usciva da nessun analizzatore di big data ma che era stato confermato loro da un osservatore sudamericano che lo aveva visto giocare in Copa Libertadores e nella División Profesional paraguiana con la maglia del Guaranì. Disse loro: prendetelo perché diventerà un gran portiere; se ha giocato poco sino a ora è che solo perché ha trovato tardi qualcuno capace di limargli i difetti. 

Rimase cinque mesi in tribuna a San Siro. Venne mandato in prestito in Inghilterra, allo Sheffield Wednesday. Doveva stare un anno, rimase sei mesi, fu un mezzo disastro. Lo spedirono allora ad Ascoli e andò meglio. Certo l’Ascoli retrocesse, ma fu tra i meno responsabili. Anzi, tenne a galla i marchigiani in molte occasioni. 

Quello che videro in lui l’osservatore rossonero e poi Paolo Maldini e Frederic Massara, tutti ormai lontani dai colori rossoneri, l’hanno iniziato a vedere i tifosi dell’Empoli e quelli di tutti gli avversari dell’Empoli in questa Serie A. In questo inizio di campionato Devis Vásquez è stato uno dei migliori portieri in Italia: nove partite, sei gol subiti, quattro partite senza subire gol, ventidue parate, tra queste diverse di difficilissime. Un tempo ne avrebbero parlato come di una saracinesca. Oggi però è poco in voga il termine.  

Quello che però sorprende del suo avvio di stagione è che Devis Vásquez fa tutto questo con una naturalezza incredibile, come fosse la cosa più semplice al mondo. Chiedetelo a Lorenzo Pellegrini quando era già pronto a esultare dopo essere riuscito a piazzare la palla di testa dove era sicuro non ci sarebbe arrivato il portiere. Non fu così. Chiedetelo a Federico Gatti, a Dušan Vlahović e a Teun Koopmeiners che si sono ritrovati l’esultanza bloccata in gola per tre interventi che il portiere colombiano ha reso semplici, quasi banali, ma che non erano né semplici tanto meno banali. O ad Adrián Bernabé del Parma (tra l’altro forse la peggior partita giocata da Vásquez) che è da domenica che si chiede perché quella sua magnifica punizione non sia entrata in rete. 

Continua a leggere...

Autore
Il Foglio

Potrebbero anche piacerti