Democrazie e libertà di stampa mai così in declino in 50 anni. Italia criticata anche sui migranti | il dossier

  • Postato il 11 settembre 2025
  • Diritti
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Si intitola “Rapporto 2025 sullo Stato Globale della Democrazia”, e come le volte precedenti è stato curato dall’Istituto internazionale per la democrazia e l’assistenza democratica (International Idea), con sede in Svezia. Per l’Italia del governo Meloni ci sono brutte notizie: il dossier rimarca un passo indietro sulla libertà di stampa, menzionando l’uso da parte dell’intelligence di “spyware contro giornalisti e attivisti”. Non solo: in tema di migrazione il dossier rileva che “i governi europei hanno sempre più spesso fatto ricorso a metodi quali l’esternalizzazione della gestione della migrazione. I centri per migranti finanziati dall’Italia in Albania hanno sollevato preoccupazioni in materia di diritti umani e alimentato tensioni tra il governo italiano e la magistratura”.

Il dossier mette in evidenza che in quei Paesi dove le condizioni di vita sociale sono costrette da guerre o sistemi a democrazia assai limitata, le condizioni della libertà di espressione sono risicate. Ma pressioni ci sono anche nei Paesi dell’Unione Europea, e l’Italia non sfugge a questa crisi: “Un paese su tre in Europa ha registrato un calo della libertà di stampa dal 2019 al 2024. Questo include i paesi in cui le libertà civili sono state influenzate negativamente dall’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia: Bielorussia, Ucraina e la stessa Russia. Tuttavia si sono osservati cali anche negli Stati membri dell’Ue, tra cui l’Italia, le cui agenzie di intelligence hanno utilizzato spyware contro attivisti per i diritti dei migranti e giornalisti”.

Il riferimento è alla vicenda che ha riguardato sette persone – tra cui il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e Luca Casarini, capo missione della Ong Mediterranea Saving Solution – messe sotto controllo tramite il software della società Paragon Solution. In generale, secondo l’Istituto, nel 2024 94 nazioni, che rappresentano il 54% di tutti i paesi valutati, hanno subito un calo in almeno un indicatore del livello di vita democratica rispetto ai risultati ottenuti cinque anni prima. La relazione sottolinea “l’attuale clima globale di radicale incertezza, esemplificato dagli sviluppi politici negli Stati Uniti che stanno scuotendo convinzioni di lunga data sulla democrazia”

Il dossier ha preso quattro punti di riferimento per valutare lo stato di salute delle democrazie: rappresentanza, diritti, stato di diritto e partecipazione. Lo Stato di diritto continua a essere la categoria con la performance più debole. Il 38% della regressione dello Stato di diritto si è verificata nei Paesi europei, mentre l’ambito più colpito è quello dell’indipendenza del sistema giudiziario. E si arriva alla nota dolente della libertà di stampa, con una calo di protezione per i giornalisti e la loro attività in 43 paesi, il più ampio mai registrato dall’inizio della raccolta dei dati (1975).

Un dato che, secondo gli esperti, segnala “una seria minaccia alla responsabilità pubblica e alla partecipazione politica informata”. Spazio anche all’analisi dei flussi migratori globali e il loro rapporto con le istituzioni democratiche. “La migrazione globale è emersa come un fattore chiave che contribuisce all’attuale clima di incertezza, sollevando complesse questioni sulla cittadinanza, l’appartenenza, l’universalità e l’uguaglianza dei diritti e sul significato di essere una democrazia inclusiva oggi”. Ma non tutto il panorama è nero come la pece: un segnale positivo arriva dal Cile, Paese dalla storia martoriata a causa della dittatura, che oggi è in controtendenza: tutela la libertà di stampa con una nuova legge che protegge sia i reporter che le loro famiglie.

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