Della Valle contrattacca il pm Storari sul caporalato

  • Postato il 10 ottobre 2025
  • Di Il Foglio
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Della Valle contrattacca il pm Storari sul caporalato

“E’ urgente una legge sul Made in Italy. Che tuteli noi, imprenditori, le nostre aziende, le persone che lavorano per noi, e soprattutto la nostra filiera. Non possiamo permetterci di dare vantaggi ad altri paesi, soprattutto in questo momento”. La voce rotta dalla rabbia, più che dall’emozione, il patron di Tod’s Diego Della Valle parla ininterrottamente per quasi sei minuti, in una conferenza stampa convocata con urgenza, per ribattere alle accuse di mancato controllo delle condizioni di lavoro nella subfornitura da parte della Procura di Milano. Il suo, che peraltro era stato respinto in due ordini di giudizio per un problema di competenza funzionale (a decidere non dovrebbe essere la Procura di Milano, ma quella di Ancona), ma è stato fatto oggetto di un ulteriore ricorso, è il sesto procedimento nel giro di un anno e mezzo ad aver raggiunto altrettante aziende del lusso: Alviero Martini, Armani Operations, Manufactures Dior, Valentino Bags Lab e Loro Piana. L’inchiesta, che va avanti da tempo ed è sostanzialmente terminata ma i cui nomi vengono fatti circolare uno ogni due mesi circa, con molta precisione, riguarda in realtà molti altri settori, dalla logistica alla metalmeccanica che però, non valendo titoli sui giornali, non vengono nemmeno resi noti. Accanirsi sul lusso, invece, piace tantissimo. Di solito, l’amministrazione giudiziaria chiesta dal pm Paolo Storari dura qualche settimana, dalla Armani Operations venne tolta dopo poche settimane, in alcuni casi si è arrivati alla sola raccomandazione. I danni reputazionali, però, sono enormi e durano a lungo: per l’azienda, e per il sistema nazionale. Che il procedimento di Storari non riguardi i beni messi in vendita dal gruppo Tod’s, ma la manifattura delle divise dei dipendenti, è piuttosto indicativo del metodo, tanto che a un certo punto Della Valle non riesce a trattenere le accuse di “leggerezza”, l’essersi basato “su quattro fotina che gli hanno portato in ufficio”, ribadire l’impegno nel welfare del suo gruppo. “Prima di venirci a dire che noi siamo un’altra cosa”, cioè che agiamo scorrettamente, “in modo pesante, gente come il procuratore, che invito a visitare le nostre fabbriche, si deve documentare bene. E per quanto riguarda gli amici e i colleghi imprenditori, non possiamo permetterci di essere silenti. Tacere in questo momento, per paura”, sottolinea con durezza, e la mente di chi l’ha vissuta torna a Tangentopoli, “significa diventare complici di un sistema che ci fa male e noi vogliamo un sistema perfetto, che rispetti la gente, le leggi e le aziende.  È determinante che si legiferi in fretta per dare agli organi di controllo la massima possibilità di intervenire ma anche agli imprenditori le condizioni per lavorare serenamente, per tutelare il Made in Italy che rappresenta una delle eccellenze del nostro paese e una delle eccellenze più forti nella competitività mondiale. Preserviamo questa leadership, non regaliamola a nessuno e teniamo alta la nostra bandiera. Questa è una raccomandazione anche ai politici. Dateci delle leggi urgenti che ci permettano di lavorare bene”.

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Autore
Il Foglio

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