Delitto di Garlasco – Il test del Dna sulle unghie di Chiara Poggi. Nuovo round dell’incidente probatorio
- Postato il 4 luglio 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Negativi i test su impronta n° 10 e sulla spazzatura (i profili genetici sono di Chiara Poggi e Alberto Stasi), il prossimo round dell’incidente probatorio sarà sul Dna trovato sulle unghie di Chiara Poggi o meglio sui margini ungueali. Nel processo d’appello bis a carico del fidanzato della vittima, il perito dei giudici della Corte d’assise d’appello di Milano, Francesco De Stefano, stabilì che erano troppo degradate e in quantità troppo limitata, e quindi il confronto con il profilo genetico, pur evidenziando la compatibilità di cinque ‘marcatori’, non aveva dato esiti sufficientemente attendibili: “È necessario che la corrispondenza sia di tutti e 17 i marcatori” per l’attribuzione. Una conclusione con cui all’epoca concordò anche la difesa di Alberto Stasi. La procura di Pavia, invece, ritiene sulla base di una consulenza di Carlo Previderè (il genetista che isolò il profilo Ignoto 1 nel caso Yara Gambirasio) e Pierangela Grignani, che quelle tracce siano utilizzabili e comparabili con il profilo genetico di Andrea Sempio, indagato nell’inchiesta. Utilizzabilità segnalata precedentemente da una consulenza della difesa di Stasi.
Il test – L’analisi dei due profili genetici trovati sui “margini ungueali” della 26enne uccisa il 13 agosto del 2007 nella villetta di Garlasco, diventa dirimente rispetto alla pista alternativa dei carabinieri di Milano e degli inquirenti pavesi nella riscrittura del delitto che vedrebbe Sempio autore insieme a ignoti. E lo è ancora di più, dopo che gli esami effettuati finora alla ricerca di Dna, sui reperti della spazzatura e su quasi 60 impronte, non hanno fornito riscontri alle indagini riaperte. Se non in senso favorevole all’amico del fratello della vittima, indagato per la seconda volta in otto anni. Già nel nuovo round, il terzo, degli accertamenti nei laboratori di Polizia scientifica, fissato per venerdì 4 luglio, i periti della giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli, potrebbero far sapere ai consulenti delle parti come intenderanno procedere, ossia modalità e tempi, per la lettura e lo studio dei tracciati documentali del Dna sulle unghie di Chiara. Un profilo, secondo i pm e sulla base di una consulenza seguita ad un’altra della difesa di Alberto Stasi, il condannato definitivo, sarebbe attribuibile a Sempio. L’altro è il cosiddetto “ignoto 2”.
Le verifiche su pelo e tappettino – I periti, e in particolare la genetista Denise Albani, dovranno verificare, in primo luogo, la “possibilità o meno” di ritenere “utilizzabile” per un confronto quei due profili, “allo stato attuale” dell’evoluzione tecnica e scientifica. Poi, semmai procedere alle comparazioni. Tra le attività in programma per venerdì ci sono le campionature, per le successive analisi genetiche, su tre tamponi di Chiara, tra cui uno mai analizzato. Non ci si attendono novità nemmeno su questo fronte perché, viene chiarito, “il delitto di Garlasco non fu un crimine a sfondo sessuale”. In più, altre campionature su due o tre tracce ematiche (tra le oltre 100 repertate) che non avevano fornito risultati all’epoca.
Saranno rifatte le analisi, in sostanza, su quello che dovrebbe essere sangue di Chiara. E ancora su tre tracce rinvenute su un frammento del tappetino del bagno macchiato dal sangue lasciato dalla scarpa dell’assassino, che calzava il 42 come Alberto Stasi mentre Andrea Sempio ha il 44. Una di queste tracce era Dna della 26enne, mentre un’altra non aveva dato esiti. I risultati, dopo questa altra serie di campionature, dovrebbero essere disponibili la prossima settimana.
Analisi, inoltre, saranno effettuate pure sul frammento di pelo o capello trovato nella spazzatura. Nessun accertamento, invece, è previsto su un cucchiaino, che fu già esaminato e su cui c’era il profilo di Chiara. Nel frattempo, i carabinieri del Ris di Cagliari stanno lavorando, dopo il sopralluogo del 9 giugno con laser e droni nella villetta dei Poggi, per ricostruire tridimensionalmente scena e dinamica dell’omicidio. Gli inquirenti, infatti, vogliono rileggere tutte le impronte e le tracce, anche quella già note da tempo e comprese quelle del muro e delle scale verso la cantina in fondo alle quali c’era il corpo di Chiara. Tutto ciò per mettere nero su bianco una ricostruzione alternativa. L’impronta 33 – sia per i consulenti della famiglia Poggi sia per quelli della difesa Sempio – non è attribuibile a Sempio. Ma non solo: i legali dei Poggi fanno sapere che la procura di Pavia ha rigettato una richiesta di incidente probatorio sulla traccia, mentre quelli dell’indagato parlano addirittura di “forzatura geometrica” sull’attribuzione al 37enne.
I dubbi dei consulenti – Nei giorni scorsi tra l’altro è merso che nelle 61 pagine della consulenza di Previderè e Grignani che il Dna sulle unghie di Chiara Poggi potrebbe aver subito “contaminazioni” il cui “effetto” sui “profili” genetici sarebbe “imponderabile”. Per i due scienziati si tratta di una delle “importanti precisazioni” che vanno fatte rispetto ai “campioni identificati” sul quinto dito della mano destra, sul primo e sul quarto dito della mano sinistra della vittima e attribuiti dalla difesa di Alberto Stasi al 37enne amico di Marco Poggi. Una attribuzione di cui appaiono convinti anche gli inquirenti pavesi, coordinati dall’aggiunto Stefano Civardi.
In particolare per uno dei 5 aplotipi del cromosoma Y, che identifica una linea paterna, e ritenuto “perfettamente sovrapponibile” al campione prelevato da Sempio su una tazzina di caffè, un cucchiaino e una bottiglietta d’acqua sottratti al commesso di Voghera dall’agenzia investigativa SKP. Previderè e Grignani hanno basato la loro consulenza su 37 screenshot di “tracciati elettroforetici” (i grafici che permettono di identificare frammenti di Dna) fisicamente effettuati nel 2014 a Genova dal professor De Stefano.
I due consulenti dei pm Napoleone-Civardi-De Stefano-Rizza ritengono che le tracce identificate nel “secondo round” di analisi dal De Stefano (la prima e la terza avevano dato esiti diversi) possano essere utilizzare per “comparazioni” ma ritengono anche che la “mancata replica dei profili” sulle unghie (per ragioni di quantità del materiale biologico) apra alla “possibilità” di “fenomeni artefattuali di amplificazione”, anomalie o “minime contaminazioni”. Tutto questo in vista di una comparazione scientificamente attendibile con il Dna di Sempio e con quelli di Stasi e di tutte le persone che hanno frequentato la villetta di Garlasco. La giudice, su richiesta della parti, ha allargato il prelievo del Dna a diverse persone allungando la lista fatta in un primo momento. Inoltre si procederà, per quanto sia possibile, all’estrazione del Dna dalle impronte sulle fascette para-adesive, tra cui la numero 10 lasciata sulla porta dell’abitazione dei Poggi, e sul materiale allora repertato dal Ris di Parma oppure scartato perché inutile o insufficiente per qualsiasi esame proprio perché i test avevano dato esiti negativi, anche alle tracce di sangue.
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