Delitto di Garlasco – Il sangue sui gradini, le scarpe, le telefonate di Sempio. Ecco per i Poggi “è Stasi il colpevole”
- Postato il 13 maggio 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Mentre si attendono gli sviluppi della nuova indagine sul delitto di Garlasco, restano alcuni punti fermi. Alberto Stasi “è un condannato in via definitiva. Ci sono delle sentenze e non dovrebbe esprimere dei pareri. Fino adesso è lui il condannato” hanno detto Rita Poggi, la madre di Chiara uccisa nel 2007 a Garlasco, intervistata con il marito Giuseppe dalla trasmissione Quarto Grado nei giorni. Per Giuseppe Poggi, “uno dei colpevoli è Stasi. Con Sempio non può essere, perché Sempio non lo conosceva. E con ignoti; gli ignoti non li conosco io, ma Stasi li conosce. Gli ignoti sono ignoti a noi, ma non a Stasi”.
Il Dna – L’eventuale ritrovamento del Dna di Andrea Sempio “non sarebbe straordinario – spiega Rita Poggi – perché lui veniva in questa casa. Veniva a giocare con Marco, giocavano sia sotto che sopra, li ho visti anch’io. Mi è capitato di entrare e scendevano le scale, perché sotto giocavano con dei videogiochi, con la televisione e di sopra col computer”. “Ho sentito parlare del cromosoma Y. Ma a Garlasco, quasi più o meno compatibili, potrebbero essercene anche 500“, aggiunge Giuseppe Poggi. “Lui veniva in questa casa a giocare con Marco, giocavano sia sotto, con i videogiochi sul televisore, che sopra al computer di Chiara”, quella traccia genetica sarebbe perfettamente spiegabile.
Le telefonate – La coppia, sempre riservatissima e parca di dichiarazioni e commenti, ha dichiarato: “Quando abbiamo saputo che Sempio era di nuovo indagato abbiamo pensato: ci siamo un’altra volta”. Uno degli elementi su cui la procura di Pavia sta indagando è il traffico telefonico tra Andrea Sempio e la casa dei Poggi nei giorni precedenti all’omicidio, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. Ma il padre di Chiara è perentorio: “Dal primo gennaio 2007 al 4 o 5 agosto di sue telefonate in casa mia non ne ha mai fatte. Tranne qualcuna di notte, perché magari era mio figlio che usava il suo cellulare per dirmi che stava tornando a casa”. Le celle telefoniche, insieme alla ricostruzione fornita da Sempio, per i Poggi, escludono una sua responsabilità come emerso da una consulenza difensiva come risposta agli atti prodotti nel 2016 dai legali di Stasi alla Corte di appello di Brescia – in cui l’esperto informatico Paolo Reale si concentra sulle telefonate che Sempio fa e riceve tra il 12 e il 13 agosto 2007, ossia nelle ore precedenti e immediatamente successive il delitto (Chiara muore tra le 9.12 e le 9.35 è scritto in sentenza).
L’indagato, già archiviato otto anni fa (sugli stessi elementi) dalla procura di Pavia, ha contatti telefonici con due amici – chiamate ed sms si concentrano tra le 9.58 e le 12.18 – e in tutti i casi le celle agganciate dimostrano “la presenza di entrambi gli interlocutori in Garlasco”. A chi immagina che il mancato riscontro sul tabulato di alcuni eventi “sarebbe significativo di una presenza al di fuori di Garlasco” dimentica che si tratta di un “errore”: gli sms in ingresso (della compagnia telefonica dei due amici, ndr) “non vengono registrati con l’indicazione di cella, per cui non figurano proprio. Figurano invece in caso di sms uscente, e si nota che questo avviene sempre tramite celle di Garlasco” si legge nella consulenza.
La “logica” – Per Poggi c’è anche un elemento di logica da tenere in considerazione. “Sempio sa che Chiara è a casa da sola con il fidanzato. Telefona cinque giorni prima e dice che sarebbe venuto il 13? Poteva trovare il fidanzato, può essere che mia figlia non fosse in casa. Questo piccolo ragionamento non lo fanno?”. Sempio non avrebbe avuto né un movente, né un reale contatto con Chiara: “La conosceva solo di vista”. Un fatto che ha ripetuto nel corso del tempo anche Marco Poggi, fratello della vittima e amico di Sempio.
Le scarpe – C’è il capitolo delle scarpe pulite e i gradini di casa Poggi imbrattati del sangue della vittima. “Il suo errore è stato quello di non entrare in casa, camminarci su, e poi andare dai carabinieri. Così lui non è entrato in casa con quelle scarpe lì. Perché non ci sono le sue impronte” ha ricordato Giuseppe Poggi ricordando che il 42enne, che ormai è in semilibertà e si è dichiarato innocente, disse di aver un paio di gradini, ma le sue scarpe risultarono pulite. Un elemento che, secondo le sentenze, ha portato alla ricostruzione secondo cui Stasi avrebbe cambiato scarpe prima di chiamare i soccorsi gettando quelle usate durante il delitto.
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