Delitto di Garlasco, i nuovi esami sul Dna e la “guerra” di periti e consulenti su tracce e oggetti

  • Postato il 17 maggio 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Con il conferimento dell’incarico ai suoi consulenti e la formulazione del quesito – che ha portato dentro la nuova indagine altre persone, nessuna di queste indagate – si apre ora una nuova fase dell’inchiesta bis sul delitto di Garlasco, destinata a trasformarsi in una vera e propria battaglia tra consulenti e periti. La giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli, ha concesso 90 giorni di tempo ai periti incaricati della maxi consulenza genetica. Le operazioni prenderanno il via il 17 giugno a Milano, e si tornerà in aula per la discussione delle parti il 24 ottobre 2025. Fra un mese quindi si consumerà un confronto serrato tra genetisti forensi, periti e consulenti di parte: una battaglia scientifica e legale che potrebbe riaprire scenari o consacrare definitivamente in uno dei casi giudiziari più intricati degli ultimi decenni.

A quegli accertamenti parteciperanno tutti i consulenti di parte: procura, difesa di Andrea Sempio, unico indagato in questo fascicolo per omicidio volontario con Alberto Stasi o con altri, quelli della parte civile della famiglia di Chiara Poggi e di Stasi. La prima incrinatura arriva sull’utilizzabilità delle tracce di Dna sulle unghie della vittima, la 26enne uccisa a martellate e gettata giù dalle scale della villetta di famiglia in via Pascoli a Garlasco (Pavia). Ma gli esperti della scientifica nominati dalla gip e i consulenti avranno da confrontarsi anche con una confezione di uno yogurt, una scatola di biscotti e un brick di tè, usati per la colazione del 13 agosto 2007), un frammento del tappetino del bagno e altri sacchetti sequestrati quasi 18 anni fa nella villetta di Garlasco, una sessantina di fascette para-adesive.

Chi sono gli esperti – La giudice per le indagini preliminari ha nominato Denise Albani e Domenico Marchigiani. La prima è la commissario capo Denise Albani ed è una nuova allieva del genetista Emiliano Giardina, ricusato dai pm per aver rilasciato una intervista; il secondo è sovrintendente tecnico dattiloscopista. L’esperto della procura è Carlo Previderè, genetista dell’Università di Pavia che analizzò il Dna di Ignoto 1 nel caso di Yara Gambirasio.

La difesa Sempio ha nominato Luciano Garofano, ex comandante del Ris all’epoca del delitto, biologo, che, come ufficiale dell’Arma, ha seguito numerosi casi giudiziari. La difesa Stasi ha nominato Ugo Ricci, genetista forense dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Careggi a Firenze, biologo, già ispettore nella polizia scientifica. La parte civile Poggi ha nominato consulente Davide Radaelli.

L’analisi genetica – Si tratta di due tracce parziali di Dna maschile rinvenute sotto le unghie di Chiara Poggi. Nel processo d’appello bis per Alberto Stasi (la prima condanna per l’imputato che era stato assolto, ndr) il professor Francesco De Stefano, nominato dai giudici dell’Assise d’appello di Milano, stabilì che erano troppo degradate e in quantità troppo limitata, e quindi il confronto con il profilo genetico dell’imputato, pur evidenziando la compatibilità di cinque ‘marcatori’, non aveva dato esiti sufficientemente attendibili.

I consulenti della procura invece ritengono quelle tracce siano utilizzabili e comparabili con il profilo genetico di Andrea Sempio, indagato nell’inchiesta. Utilizzabilità segnalata da una consulenza della difesa di Stasi, poi confermata dal genetista che si occupò del caso di Yara, Carlo Previderè, nominato dalla Procura di Pavia. Il nuovo confronto genetico si annuncia complesso e allargato: servirà, nelle intenzioni della procura, a escludere con certezza la presenza di Dna di soggetti terzi e prevenire futuri contenziosi difensivi da parte di eventuali nuovi indagati. “È un’operazione a tutela di tutti” ha sottolineato il legale della famiglia Poggi, l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, “per evitare che un domani qualcuno possa lamentare una lesione del diritto di difesa”.

L’esclusione delle impronte digitali – Nella cornice del nuovo incidente probatorio, un nodo è già stato sciolto: non ci sarà alcuna analisi delle impronte digitali. Una scelta vincolata da un limite giuridico, come ha precisato l’avvocata di Andrea Sempio, Angela Taccia: “Il codice impone che l’incidente probatorio sia delimitato sin dall’inizio. Quindi non può essere esteso alle impronte digitali; non si può fare, nonostante ci sia stata la richiesta e poi l’ammissione di un perito dattiloscopico che avrà eventualmente un altro compito, ma non quello. Ci va bene che il Dna venga comparato con altre persone – ha aggiunto la legale -, ma abbiamo chiesto di integrare i quesiti con la valutazione della ‘catena di custodia‘, che tiene conto di come i reperti negli anni siano stati conservati. Dopo tutto questo tempo, è necessario valutare se la conservazione sia stata fatta con criteri idonei, tenendo conto di variabili come l’influenza della temperatura, ma anche del passaggio da un laboratorio a un altro”. Come ha confermato anche l’ex comandante del Ris di Parma, il generale Luciano Garofano, oggi consulente della difesa Sempio: il perito dattiloscopico della Polizia Scientifica, Domenico Marchigiani, potrà solo fotografare le para-adesive (nastri adesivi usati per raccogliere impronte) per preservarle in vista di eventuali analisi future. Il motivo è tecnico: “L’analisi delle para-adesive è distruttiva”.

I soggetti coinvolti e gli oggetti “dimenticati” – Il confronto genetico includerà diverse persone: le gemelle Paola e Stefania Cappa, ma su un aspetto diverso rispetto al Dna sotto le unghie, che è esclusivamente maschile; Marco Panzarasa, amico di Alberto Stasi e con lui in vacanza a Londra nei giorni precedenti il delitto, e alcuni amici di Marco Poggi — Mattia Capra, Roberto Freddi e un terzo soggetto non identificato — tutti presenti nei tabulati telefonici e frequentatori del computer di casa Poggi. Tre ragazzi che, come ricordato da Marco Poggi nel 2008, “avevano tutti una bicicletta”, ma nessuno possedeva una bici da donna nera, simile a quella avvistata la mattina del delitto da una delle testimoni chiave.

La consulenza si estenderà anche a carabinieri e personale intervenuto sulla scena del crimine quel 13 agosto, nonché al medico legale. Nessuno degli uomini appena citati risulta al momento indagato, ma i loro profili genetici serviranno per le esclusioni. “È stato chiesto di estendere il confronto che a tutti coloro che comunque possono aver avuto contatti con Chiara, quindi il 118, il medico legale, i Carabinieri che per primi sono intervenuti su quella scena, cioè tutti coloro che possono in qualche modo aver toccato Chiara e quindi possono aver rilasciato un profilo maschile che come sapete quello che ha definito il professor De Stefano è un profilo molto parziale e molto discutibile e poi tutta la rivisitazione di alcuni reperti che non avevano dato esito o che avevano dato un esito parziale, ma sempre e soltanto limitatamente alla parte genetica – ha spiegato Garofano -. Distinguiamo i ruoli: chi la frequentava e non ha nulla a che vedere con l’omicidio e chi può avere invece, oltre Alberto Stasi che è stato condannato in via definitiva, può adombrare eventuali nuove piste e nuovi sospetti. Secondo me la verità già c’è, è quella consacrata in cinque processi”.

Gli oggetti – In parallelo, sarà avviata per la prima volta l’analisi di oggetti rimasti finora ai margini dell’inchiesta, trovati nella spazzatura della villetta: un contenitore di Fruttolo, una scatola di biscotti e un brick di tè, forse usati per la colazione della mattina del delitto, un frammento di tappetino. La loro analisi apre un ulteriore fronte tecnico: i genetisti spiegano infatti che la scelta tra cercare Dna o le impronte su un oggetto è cruciale e irreversibile, perché i reagenti necessari contaminano irrimediabilmente il materiale. L’unica (ipotetica) via per ovviare al problema sarebbe tagliare i reperti, ma con il rischio di compromettere tracce già deboli. “Ogni decisione sarà presa oggetto per oggetto, in contraddittorio tra le parti, con trasparenza” ha spiegato il legale di parte civile Tizzoni.

Una lunga attesa – Con un lavoro peritale che si preannuncia articolato, delicato e tecnico, il “verdetto” sulle nuove tracce biologiche non arriverà prima dell’autunno. la giudice ha fissato l’udienza il 24 ottobre, quando i risultati della maxi consulenza genetica dovranno essere discussi davanti al giudice.

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Il Fatto Quotidiano

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