Delitto di Garlasco, i legali della famiglia Poggi: “Impronta 33 non è di Andrea Sempio, chiediamo incidente probatorio”

  • Postato il 2 luglio 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Era il 21 maggio scorso quando una nota della procura di Pavia, a firma del capo dei pm Fabio Napoleone, specificò che l’impronta 33 – trovata sulla parete destra della scala che portava alla taverna di casa Poggi – era stata “rianalizzata con nuove tecniche rispetto al 2007” ed era attribuibile ad Andrea Sempio, indagato nella nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi. Una traccia – che nel 2007 fu ritenuta “non utile” dal Ris dei carabinieri – e che né allora, né recentemente aveva dato esito positivo come traccia ematica ovvero sangue.

La famiglia Poggi – che da sempre ha partecipato a tutti gli atti istruttori nella convinzione che a uccidere la figlia sia stato Alberto Stasi – ha fatto svolgere a propri consulenti un approfondimento sulla famosa traccia palmare 33 e le analisi dei consulenti hanno stabilito la “estraneità dell’impronta alla dinamica omicidiaria” e la non “attribuibilità della stessa ad Andrea Sempio”. Un’attribuzione già dubbia secondo quelli che sono i criteri stabiliti dalla Cassazione ovvero la necessità di almeno 16 minuzie perché ci sia attribuzione.

Gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, alla luce di questi risultati, hanno chiesto ai pm di “sollecitare” un incidente probatorio proprio su questa impronta. Istanza che, però, è stata “rigettata” dai pm. I legali ricordano come la notizia di un’impronta fosse data con ampia eco dal TG1 “mediante immagini quantomai suggestive” perché si intravedeva un rossore che poi si è compreso fosse relativo al reagente chimico – ninidrina – usato dagli investigatori per rilevare le impronte.

La famiglia Poggi – in questi giorni costretta più volte a rilasciare dichiarazioni e interviste per arginare uno tsunami di falsità – ha provveduto a richiedere ai propri consulenti “un apposito approfondimento tecnico, previa acquisizione della consulenza dattiloscopica del pubblico ministero. Poiché le conclusioni formulate depongono per la sicura estraneità dell’impronta alla dinamica omicidiaria, oltre che per la non attribuibilità della stessa ad Andrea Sempio, abbiamo pertanto ritenuto di sollecitare, quali legali delle persone offese, un definitivo accertamento sul punto, da compiersi con incidente probatorio, ponendo immediatamente a disposizione della Procura il contributo tecnico-scientifico fornito dai nostri consulenti. Con l’occasione, a fronte delle sorprendenti ipotesi che erano state avanzate su alcuni media in merito alla possibile presenza di sangue sull’impronta in questione (come tale già esclusa dall’apposito test effettuato dal RIS di Parma), ci era parso opportuno evidenziare l’esigenza di fare definitiva chiarezza anche su questo aspetto, valutando in contraddittorio l’asserita esperibilità – ad avviso di uno dei consulenti di Alberto Stasi – di ulteriori accertamenti. Tale istanza, volta esclusivamente a garantire un imparziale accertamento dei fatti nell’interesse di tutti i soggetti coinvolti nell’attuale vicenda processuale, è stata tuttavia rigettata dal Pubblico Ministero – prosegue la nota – il quale ha ritenuto di dover sottoporre i dati tecnici in esame ad una sua diretta ed esclusiva valutazione, da compiersi all’esito delle indagini in occasione dell’eventuale esercizio dell’azione penale nei confronti dell’attuale indagato. Prendiamo doverosamente atto di tale determinazione, ma ci saremmo sinceramente augurati che un dato probatorio rappresentato ai media come decisivo per l’accertamento dei fatti potesse essere subito chiarito proprio nell’ambito dell’attuale incidente probatorio, per il quale è stata fissata udienza al 24 ottobre 2025″

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Il Fatto Quotidiano

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