Delitto di Garlasco, caccia all’ignoto numero 3. È il killer o la contaminazione di qualcuno “non autorizzato”?

  • Postato il 14 luglio 2025
  • Cronaca
  • Di Blitz
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Sono attesi per oggi i risultati dei controesami disposti dal Tribunale di Pavia sul materiale genetico ignoto rinvenuto nel 2007 sul tampone oro-faringeo eseguito sul corpo di Chiara Poggi. I periti incaricati, la genetista della Polizia Scientifica Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani, dovrebbero trasmettere a breve l’esito della nuova analisi ai consulenti delle parti. Si tratta di esami altamente standardizzati, per cui difficilmente i risultati si discosteranno in modo significativo da quelli già acquisiti. Tuttavia, resta un nodo centrale: il profilo genetico di tipo Y, appartenente a un soggetto maschile ignoto, è ancora senza nome.

Sarà quindi cruciale il lavoro dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, sotto la guida della procura di Pavia, per determinare se questo profilo sia il frutto di una contaminazione o se appartenga effettivamente all’assassino di Chiara Poggi. Il profilo, dotato di 22 marcatori, è considerato piuttosto completo per gli standard delle analisi genetiche. Gli esperti stanno valutando anche la quantità di DNA presente al momento del prelievo: sembra trattarsi di un materiale biologico consistente, nonostante le dimensioni ridotte abituali in questi casi.

Tra ipotesi di omicidio e scenari di contaminazione

L’ipotesi della Procura è che la quantità di DNA sia troppo elevata per una contaminazione casuale. A differenza del caso dell’assistente del medico legale Marco Ballardini, la cui presenza genetica è risultata minima e spiegabile, in questo caso si ipotizza un contatto diretto con la bocca della vittima. Le ricostruzioni parlano di un possibile gesto dell’assassino volto a zittire Chiara con la mano o addirittura di un “morso” inflitto dalla giovane nel tentativo di divincolarsi.

Parallelamente, però, resta aperta la pista della contaminazione. I carabinieri stanno indagando sull’eventualità che una terza persona – un tecnico, un medico o un investigatore – possa aver toccato la provetta o il corpo della vittima senza guanti o senza essere registrato negli atti ufficiali, magari a distanza di anni dal delitto. Se così fosse, si tratterebbe di una grave anomalia nella gestione delle prove, potenzialmente compromettente per tutta l’indagine.

 

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Blitz

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