Delio Rossi esalta Gattuso: “Lo conosco, ha la personalità giusta. Un delitto l'Italia fuori dal Mondiale". ESCLUSIVA
- Postato il 18 novembre 2025
- Di Virgilio.it
- 2 Visualizzazioni
I quattro schiaffi subiti dall’Italia contro la Norvegia di Haaland a San Siro, uniti ai tre dell’andata, fanno ancora male. E non potrebbe essere altrimenti, vista la prestazione messa in campo, in particolare nel secondo tempo.
A fine partita, il commissario tecnico Gennaro Gattuso ha voluto chiedere scusa ai tifosi per la figuraccia internazionale. Adesso, però, è tempo di pensare ai plaoyff, che si disputeranno nel marzo del 2026. Dalle prossime due sfide dipenderà molto del futuro della Nazionale e dell’intero movimento calcistico del nostro paese.
Sulla questione abbiamo interpellato Delio Rossi, 65enne allenatore che ha avuto alle sue dipendenze Gattuso alla Salernitana nella stagione 1998/1999. E le sue dichiarazioni non possono lasciare indifferenti.
- Il problema del calcio italiano
- Dove sono i giovani talenti?
- Gattuso calciatore: il ricordo di Rossi
- Gattuso è l'uomo giusto al posto giusto?
- In attesa della proposta giusta
Il problema del calcio italiano
Calcio italiano in allarme: la qualità diminuisce, i ricavi pure e la Nazionale soffre maledettamente. Qual è il problema principale secondo lei?
“Onestamente, mi sorprende che abbiamo dovuto aspettare la partita di domenica sera per accorgerci di una cosa che era palese il giorno dopo aver vinto il Mondiale nel 2006. Quello, secondo me, era il culmine del nostro percorso, stavamo ballando sul Titanic. Avevamo avuto la capacità di vincere la competizione e in quel momento bisogna avere il coraggio di svoltare. In Italia ci sono bravi allenatori, preparatori atletici, mentre mancano dirigenti illuminati che possano cambiare la prospettiva. Ci siamo cullati sugli allori, mentre gli altri non sono stati fermi. Parlo di Spagna, Germania e Francia che si sono posti il problema, mentre noi non l’abbiamo fatta. Adesso la situazione non è facile, ma bisogna cambiare registro e renderci conto che siamo inferiori a certe realtà, anche dal punto di vista economico. Un tempo, i migliori giocatori venivano in Italia, da Maradona a Zico e Van Basten. Ora vanno all’estero e non penso sia solo un discorso di soldi. Andiamo a prendere i calciatori come facevano i club turchi qualche anno fa, a fine carriera. Gente come Modric e De Bruyne, per esempio, arrivano dopo aver dato il meglio altrove e avanti con l’età.
Dove sono i giovani talenti?
Perché non escono fuori altri giovani talenti come Pio Esposito?
“Sicuramente, la prima cosa da fare è la riforma dei campionati. Non ci possiamo permettere 20 squadre in A e B e più di 60 nella terza serie. Personalmente, abolirei la Serie C, un campionato che non ha senso. Ci sono club con diversi punti di penalizzazione, altre che non finiscono la stagione: così non è professionismo. Serie A a 18 squadre e due gironi di B a 20 squadre, questa è la mia ricetta. Ma, come detto, servono dirigenti con una strategia, anche copiando il meglio che fanno gli altri”.
Gattuso calciatore: il ricordo di Rossi
Si è ripartiti da Rino Gattuso CT, che lei conosce bene per averlo avuto a Salerno all’inizio della carriera: che giocatore era?
“Conosco bene Gattuso, sì. Ai Glasgow Rangers guadagnava 1 miliardo di lire ed era titolare. Con la Salernitana andammo in Serie A e la società mi fece il suo nome per il centrocampo. Lo andai a vedere in un’amichevole, ma venne espulso dopo 12 minuti per doppia ammonizione. Mi trasferii in albergo dopo la partita, eravamo a Cremona, e lo incontrai. Subito gli chiesi perché volesse lasciare la Scozia, dove aveva uno stipendio importante, per scendere giù a Salerno e lottare con una neopromossa. Facevo di tutto per cercare di fargli dire no, esageravo di proposito. Mi rispose che il calcio vero si poteva fare solo in Italia, la Salernitana gli dava questa opportunità e voleva prenderla al volo. Telefonai al direttore sportivo e gli dissi di prenderlo subito, per la determinazione e le idee chiare che aveva, nonostante la giovane età. Quattro giorni dopo giocammo contro la Fiorentina e non fece toccare palla a Rui Costa. Poi è diventato un giocatore importante al Milan, ci sentivamo spesso. Esistono due tipologie di calciatori: quelli che hanno motivazioni intrinseche ed estrinseche. I secondi dipendono da chi li allena, dove giocano, se c’è il sole. E sono il 98%. Al restante 2% non interessa nulla di questo, l’importante è giocare la partita della vita ogni 3 giorni. E Rino faceva parte di questa minoranza”.
Gattuso è l’uomo giusto al posto giusto?
Ha le capacità per riportare l’Italia al Mondiale tramite i playoff?
“Sicuramente ha la personalità giusta, è rimasto se stesso nonostante abbia vinto tutto in campo. È umile, determinato, grintoso. A livello di Nazionale sono tutte caratteristiche importanti. Non so se riuscirà a portare gli Azzurri al Mondiale, ma sarebbe delittuoso per l’Italia quattro volte campione del Mondo non qualificarsi per la terza volta consecutiva”.
In attesa della proposta giusta
Il 6 novembre scorso ha dato l’addio al Foggia dimettendosi. Adesso è già pronto a tornare in sella?
“So fare solo questo, giusto o sbagliato che sia. Non so neanche cambiare una lampadina. Di fronte ad una proposta che mi consenta di portare in dote le mie capacità per dare una mano alla squadra e alla società, la prenderei in considerazione. Questo è poco, ma sicuro”.
ALESSIO LENTO