Deepfake e violenza digitale: anche Francesca Barra vittima dei nudi creati dall’Intelligenza Artificiale

  • Postato il 28 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Negli anni Sessanta bastava un paio di occhiali a raggi X — una trovata pubblicitaria che prometteva (promessa mai mantenuta) di «vedere le donne nude» — per far sognare adolescenti e uomini curiosi. Oggi non servono più giocattoli da fumetto: bastano un clic, una foto e un algoritmo. E in pochi secondi, l’intelligenza artificiale può spogliare digitalmente chiunque, trasformando l’immaginazione di un tempo in una nuova forma di violenza. È il paradosso dell’era digitale: ciò che un tempo era fantasia ora è abuso concreto, tangibile, virale.

La giornalista e conduttrice Francesca Barra lo ha scoperto purtroppo a sue spese. «Ho trovato immagini di me nuda su un sito per adulti, generate con l’intelligenza artificiale», ha denunciato sui social, raccontando il trauma di una violazione che non riguarda solo il corpo, ma anche la libertà di essere visti per ciò che si è davvero. Quelle immagini, spiega, non sono reali, ma create da un sistema capace di manipolare le fotografie in modo così sofisticato da renderle credibili. Il primo pensiero di Barra è andato quindi ai figli, con la paura che potessero imbattersi in quei contenuti falsi e crudeli.

SocialMediaGirls: la piattaforma al centro delle indagini

Il sito incriminato si chiama SocialMediaGirls, una piattaforma per adulti con circa sette milioni di iscritti nel mondo (sì, avete capito bene). Un numero sconvolgente. Il suo «servizio» è semplice quanto inquietante: l’utente carica una foto e riceve in cambio un nudo realistico della persona ritratta. Nessun consenso, nessun controllo. Solo la promessa di un’immagine che imita la realtà. Il problema è che, a differenza degli occhiali a raggi X, questa piattaforma le promesse le mantiene.

Ed è ancora più drammatico che fra i coinvolti non compaiano solo personaggi pubblici come Chiara Ferragni, Federica Nargi, Diletta Leotta, Benedetta Parodi, Caterina Balivo, Selvaggia Lucarelli, Sophia Loren e Angelina Mango, ma anche donne comuni, vittime inconsapevoli di questo gioco perverso.

Le indagini della Polizia Postale

Dopo la denuncia pubblica, la Polizia Postale ha avviato accertamenti sui server e sui gestori del sito. Le indagini, coordinate dalla Procura di Roma, puntano a individuare i responsabili e a verificare eventuali violazioni delle nuove norme introdotte nell’ottobre 2024, che puniscono la diffusione di immagini alterate con l’uso di Ia capaci di ingannare lo spettatore.

L’obiettivo è anche quello di ottenere la rimozione dei materiali, ma il percorso è lungo e complesso: i siti si sono adattati come i batteri che sviluppano una resistenza agli antibiotici, e cambiano furbescamente dominio in poche ore. Questo rende naturalmente difficile bloccarli in modo definitivo.

Solidarietà e richieste di intervento politico

Il caso Barra ha scatenato una valanga di reazioni. Migliaia di messaggi di solidarietà sono arrivati da giornalisti, politici e cittadini comuni. In particolare, la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli ha chiesto «un’azione mirata delle autorità contro questa nuova forma di abuso», mentre altre forze politiche hanno invocato una collaborazione internazionale per il blocco delle piattaforme che ospitano materiale generato senza consenso.

Nel frattempo, una petizione online per la chiusura dei siti pornografici che diffondono deepfake ha già superato le 140mila firme. L’obiettivo è spingere il governo e l’Unione Europea a introdurre strumenti di rimozione automatica dei contenuti non consensuali.

I precedenti in Italia

E dire che, appena un mese fa, la Polizia Postale aveva oscurato due piattaforme simili, «Mia Moglie» e «Phica.net». Qui venivano pubblicate foto intimespesso rubate — accompagnate da commenti sessisti e diffamatori. Nel caso di Phica.net, attivo da quasi vent’anni, è stato identificato un amministratore toscano di 45 anni, ora indagato per diffusione illecita di immagini e diffamazione.

Una riflessione sulla violenza digitale

Secondo la vittima Francesca Barra, «il cyberbullismo non è solo un problema tra ragazzi, ma lo specchio delle nostre fragilità collettive».

Il fenomeno dei deepfake pornografici in Italia è in effetti una delle minacce più gravi alla privacy e alla sicurezza online al giorno d’oggi. La velocità del web fa sì inoltre che le immagini manipolate si diffondono a velocità virale, mentre le leggi e le indagini arrancano. E la rimozione dei contenuti resta un percorso ad ostacoli.

Viviamo in un tempo degno delle migliori distopie letterarie, in cui un algoritmo può «spogliare» una persona in pochi secondi, ma servono mesi — o anni — per cancellare quell’immagine dalla rete. Gli occhiali a raggi X erano un gioco; i deepfake, invece, sono l’incubo reale di un’epoca che ancora non ha imparato a difendersi dalla rapida e inarrestabile propria tecnologia.

Autore
Panorama

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