Decreto Sicurezza, maxi piano di sgomberi delle case occupate: 43 milioni l’anno se rimesse a reddito
- Postato il 19 giugno 2025
- Di Panorama
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In gioco ci sono oltre 30 mila case occupate del patrimonio di edilizia residenziale pubblica che, se sgomberate e riaffittate a chi ne ha realmente diritto e attende da anni nelle graduatorie, farebbero recuperare un gettito di 43,464 milioni di euro l’anno. È quanto si propone il decreto Sicurezza, appena varato, tra le barricate delle opposizioni che hanno bollato come «punitivo» e «dirigista» uno strumento di ritorno alla legalità in un settore diventato una giungla. E sempre più terreno di conquista e di business per la malavita.
Le cifre di questo scandalo, tutto italiano, emergono dall’ultimo studio, relativo al 2023, realizzato dall’Osservatorio ERP-Federcasa con Nomisma. Federcasa rappresenta 84 enti e aziende che in tutta Italia da più di un secolo costruiscono e gestiscono abitazioni di edilizia residenziale pubblica, quelli che un tempo si chiamavano Iacp. Questo patrimonio comprende 742.600 alloggi di cui 63.730 sfitti (l’8,6 per cento) perché necessitano di interventi di manutenzione straordinaria. Le occupazioni abusive sono il 4,7 per cento dello stock, pari a 31.907 unità abitative.
Il dossier riporta che nel 2023 sono stati effettuati sgomberi solo del 5,4 per cento delle occupazioni abusive, ovvero sono stati liberati 1.723 immobili. Complessivamente ne restano impegnati abusivamente ben 30.184. A questi vanno aggiunte circa 20 mila residenze di proprietà privata o appartenenti a enti privati che rientrano nel fenomeno delle «occupazioni-lampo» ovvero quelle messe a segno quando il proprietario è assente per breve tempo, come durante ricoveri ospedalieri, vacanze ma perfino nell’orario di lavoro. Così si arriva quindi a oltre 50 mila abitazioni ostaggio dell’illegalità.
«Il decreto Sicurezza è un utile strumento per accelerare le pratiche di sgombero, ma c’è l’interrogativo di come sarà attuato nella pratica» afferma il direttore di Federcasa, Patrizio Losi. «Ci sono alcune variabili come la presenza di minori, di anziani, di disabili, che rendono comunque molto complicate le procedure. Certo, lì dove non ci sono queste situazioni, le nuove norme offrono un aiuto in più».
Ma c’è anche un altro scoglio contro il quale andrà a sbattere il decreto. «Le 84 aziende che gestiscono le case popolari sono spalmate su 21 regioni, ognuna delle quali ha una sua modalità di gestione del patrimonio che si innesta sul comun denominatore della legge nazionale». Losi va dritto al nodo del problema principale, ovvero la mancanza di fondi. «Mancano i soldi per le ristrutturazioni e la manutenzione. Queste vengono finanziate con i soldi degli affitti che sono in media 120-130 euro al mese. In alcune regioni ci sono canoni anche di soli 20 euro al mese e i pochi incassi a disposizione servono anche per le pratiche di sfratto che sono onerose».
Facendo due conti, riuscendo a liberare tutti gli immobili occupati abusivamente, considerando una media di affitto di 120-130 euro mensili persi, con le nuove locazioni, dopo aver recuperato il bene, si potrebbero recuperare 43,464 milioni l’anno.
Ma il patrimonio residenziale pubblico è anche gravato dalle morosità che nel 2023 hanno raggiunto 2,6 miliardi di euro, pari a 3.600 euro per alloggio.
Il fenomeno delle occupazioni è legato alla diffusione della criminalità. Nella maggioranza dei casi non avvengono per mano di bisognosi, stanchi di attendere un alloggio pubblico, ma sono gestite dalla malavita che lì crea avamposti per traffici illeciti. Tra i palazzoni si definiscono le bande, i rapporti di forza tra le etnie, la spartizione delle aree della città. I ragazzini si organizzano in gang e si «allenano» scippando i coetanei. Una «palestra» per soppiantare gli adulti. Spaccio, prostituzione, aggressioni di ogni genere si allargano a raggiera fino alle aree centrali.
La conferma è nelle cronache degli sgomberi che portano alla luce i traffici illeciti. La malavita talvolta utilizza perfino i droni per perlustrare i palazzi e individuare gli appartamenti vuoti. A breve distanza di tempo, scattano i raid degli «incursori» armati di picconi, mazze e piedi di porco per scardinare i portoni e permettere ai nuovi «inquilini» di entrare. Spesso mandano avanti le donne, incinte o con figli minori, per rendere più difficile l’intervento delle forze dell’ordine.
Ci sono quadranti della Capitale che da anni sono in mano a organizzazioni che lucrano sulla precarietà abitativa. L’amministrazione capitolina stima occupazioni tra il 7 e l’8 per cento delle circa 30 mila unità immobiliari comunali – l’Ater (di competenza regionale) nella Capitale ne ha altre 50 mila – con danni evidenti per chi ne avrebbe diritto. A Venezia «abbiamo 11 mila case in tutta la provincia» spiega il presidente di Ater, Fabio Nordio «e 206 di queste sono occupate. Il decreto Sicurezza ci servirà per trovare una soluzione immediata».
A Milano l’occupazione delle case popolari comunali gestite da Mm, società controllata dal Comune, è scesa a 489 alloggi nel 2024, mentre l’anno prima erano 514. Nel 2024 ci sono stati 46 sgomberi contro i 53 del 2023 (dati forniti durante la commissione Casa del Comune sul Piano annuale offerta abitativa). Nelle case popolari Aler (ente regionale), tra settembre e ottobre scorso, è stata introdotta la vigilanza armata, con servizi di pattugliamento nei cortili, nelle scale, nelle cantine e in tutti gli spazi comuni, e ad aprile scorso risultavano 349 occupazioni abusive in meno rispetto a inizio 2024.
Le occupazioni-lampo di abitazioni private hanno storie incredibili. Come quella avvenuta a gennaio scorso nel quartiere Zodiaco di Lavinio, nel comune di Anzio (Roma). I proprietari di un appartamento sono stati costretti a pagare una sorta di buonuscita a una donna rom incinta che in assenza dell’inquilino, fuori per lavoro, era penetrata nell’appartamento.
Un altro caso singolare è balzato sulle cronache a dicembre scorso: a Firenze una donna di 40 anni, fingendosi una turista, dopo aver prenotato una casa per tre giorni su Airbnb, si era rifiutata di uscire. Le occupazioni-lampo sono le più pericolose perché possono andare avanti per mesi se non per anni. È su queste che interviene il decreto Sicurezza.
Per l’occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui è prevista la reclusione da 2 a 7 anni. La normativa sugli immobili occupati comprende anche l’avvio di una procedura d’urgenza per il rilascio del bene e la sua riconsegna ai legittimi proprietari. «Finalmente si interviene su questa piaga» afferma il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, che indica la prossima sfida: accelerare le procedure di sfratto. Il percorso di ritorno alla legalità nel settore immobiliare è solo agli inizi.