Decine di migliaia di palestinesi cacciati, povertà raddoppiata e il “furto” dell’export: 20 associazioni contro le colonie illegali in Cisgiordania
- Postato il 15 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Da gennaio, mentre le bombe di Tel Aviv continuavano a piovere su Gaza, massacrando centinaia di palestinesi al giorno, a poche decine di chilometri i coloni israeliani, sostenuti dall’esercito, hanno sfollato con la forza oltre 40mila palestinesi dai campi profughi della Cisgiordania. Nel mentre, il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, annunciava l’approvazione del “piano E1”, che prevede la costruzione di 3.400 nuove unità abitative nell’area che collega Gerusalemme Est e l’insediamento illegale Ma’ale Adumim. Un progetto che spezza in due il territorio palestinese, interrompendo di fatto la circolazione tra la Cisgiordania settentrionale e quella meridionale, tra Ramallah e Betlemme.
Sono solo alcuni dei dati forniti da Amnesty International Italia, Cospe e Oxfam Italia, promotrici della campagna “Stop al commercio con gli insediamenti illegali”, assieme ad una coalizione di oltre 20 organizzazioni (tra cui Acli, Anpi e Arci). Il fronte chiede che l’Italia e l’Unione europea interrompano ogni relazione commerciale, compresa la fornitura di servizi e investimenti, con le aree occupate illegalmente da Tel Aviv in Cisgiordania, per consentire la nascita dello stato della Palestina, e per fermare il depauperamento dei palestinesi che vivono in questa zona. Negli ultimi due anni, infatti, la povertà di questo territorio è aumentata dal 12% al 28%.
La richiesta della coalizione arriva a ridosso del Consiglio Ue dei ministri degli Esteri e del Consiglio europeo del 20 e 23 ottobre, ed è stata ribadita martedì alla Camera dei Deputati nel corso di un incontro con le forze politiche e con Basel Adra, regista palestinese Premio Oscar con No Other Land, documentario che testimonia l’occupazione militare israeliana nella Cisgiordania palestinese.
Oltre alla richiesta di bandire ogni forma di commercio con gli insediamenti illegali, le organizzazioni hanno chiesto al governo di imporre trasparenza sull’origine dei prodotti, nonché di sospendere tutti gli accordi bilaterali con Tel Aviv, “fino al pieno rispetto da parte di Israele delle disposizioni sui diritti umani”. Perché è difficile parlare di pace in Medio Oriente finché lo stesso popolo palestinese che negli ultimi due anni ha visto morire quasi 68mila persone, di cui più di un terzo bambini, viene sfollato con la forza dalle sue terre, attraverso operazioni militari in aperta violazione del diritto internazionale.
“Per porre fine all’occupazione illegale della Cisgiordania, consentendo la nascita di uno stato palestinese, è decisivo che l’Italia e l’Unione europea interrompano ogni relazione commerciale con gli insediamenti illegali israeliani. Senza farsi condizionare dal piano di pace americano che, pur rappresentando un passo indispensabile per la fine del genocidio nella Striscia di Gaza, manca di ogni riferimento al destino dell’area e alla difesa del diritto di autodeterminazione del popolo palestinese”, dichiarano i promotori della campagna in una nota. “Solo da gennaio sono stati sfollati con la forza oltre 40mila palestinesi dai campi profughi di Jenin, Tulkarem, Nur Shams e Al-Far’a, con centinaia le vittime dall’inizio dell’anno – proseguono -. Nonostante questo contesto però l’Unione europea ad oggi resta il primo partner commerciale di Israele, con un volume totale di scambi di 42,6 miliardi di euro nel 2024. L’Italia nello stesso anno ha importato beni e servizi per oltre 1 miliardo di euro, con un volume totale di scambi pari ad oltre 4 miliardi“, prosegue la nota.
“Oggi in tutta Europa sono presenti prodotti provenienti dalle colonie illegali ma sono etichettati ‘Made in Israel’, a causa di politiche doganali incoerenti o disapplicate” spiega ancora Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia. “Per questo motivo – prosegue – chiediamo con forza che l’Italia, rispettando il parere consultivo emesso dalla Corte Internazionale di giustizia nel luglio 2024, adotti uno strumento normativo nazionale, che preveda la sospensione degli accordi commerciali italiani con Israele”. E Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, conclude: “L’idea che l’attuazione delle prime disposizioni di un precario accordo tra Hamas e Israele debba far dimenticare due anni di crimini e distogliere l’attenzione dalla quotidiana illegalità praticata dallo stato israeliano e dai suoi coloni nella Cisgiordania occupata è profondamente errata”.
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