De Luca come un petardo nel Pd. Tutti gli imbarazzi di Schlein
- Postato il 30 luglio 2025
- Di Il Foglio
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De Luca come un petardo nel Pd. Tutti gli imbarazzi di Schlein
La partita delle regionali si sta rivelando più complicata di quanto Elly Schlein pensasse. Fino a una ventina di giorni fa la segretaria del Pd era convinta che tutto sarebbe filato liscio come l’olio. Che alla fine Enzo De Luca, dopo aver alzato la posta, avrebbe ceduto e che il Pd avrebbe potuto suggellare il patto con i 5 stelle sul nome di Roberto Fico. E che sul patto che avrebbe portato l’ex presidente della Camera alla guida della Campania si sarebbero costruite le basi per quell’alleanza larga di centrosinistra che Schlein persegue con grande determinazione. Ma la vicenda che ha coinvolto il candidato dem alla presidenza della regione Marche, Matteo Ricci, ha reso il percorso più impervio. E non soltanto perché il Pd è costretto a stare appeso a Giuseppe Conte e al M5s in attesa di capire che cosa decideranno di fare gli alleati. No, non si tratta solo di questo.
La vicenda dell’ex sindaco di Pesaro ha aperto un’altra falla nel progetto ideato da Schlein. Enzo De Luca, in realtà, nonostante quello che abbiano propagato le veline del M5S e del Pd, non aveva dato nessun via libera ufficiale a Fico ma si era limitato a dire che non poneva pregiudiziali sui nomi. E adesso De Luca alza il tiro. Lascia intendere – a qualcuno l’ha detta proprio così – che è pronto a far saltare Fico se Conte si ritirerà dall’accordo su Ricci. Il ragionamento è più o meno questo: non si vede perché noi dobbiamo accettare il suo candidato in Campania nonostante le tante perplessità che parecchi nel Pd hanno sul conto di Fico e lui invece può decidere di schifare un nostro candidato, se lui può dire di no, possiamo far saltare il tavolo anche noi in Campania. Schlein, quindi, è sulle spine perché non vuole rinnegare quel patto sul nome dell’ex presidente della Camera anche nel caso in cui il M5S annunciasse che non appoggia Ricci nelle Marche. Per sovrappiù De Luca chiede, esattamente come un altro dei cacicchi dem, ossia il governatore della Puglia Michele Emiliano, che gli sia consentito di candidarsi. Lui lo farebbe con una sua lista, Emiliano con il Pd, ma i termini del problema posto dalla presenza ingombrante di due personalità straripanti resta tutto.
Si capisce quindi perché la segretaria del Pd non abbia voglia alcuna di riunire gli organismi collegiali del partito. Finora solo la segretaria si è riunita, sebbene non con regolarità. Ma la direzione, che avrebbe dovuto tenersi dopo il fallimentare referendum sul lavoro e la cittadinanza per discutere di quello che era successo, è stata rinviata per non porre problemi a Schlein e a Bonaccini, che rischia di perdere metà buona della sua corrente. Poi c’è stato il caso Milano. Un altro buon motivo per rinviare. Infine, la vicenda Ricci. Perciò per giovedì 31 luglio è stata convocata una direzione surreale. A cominciare dalle premesse nella lettera di convocazione: “La direzione è convocata in via esclusivamente telematica”. Poi l’ordine del giorno, altrettanto surreale: la riunione si occuperà solo di votare i commissariamenti proposti di Schlein. Certo, potrebbe aprirsi una polemica sulla decisione di spedire a Pisa un commissario solo perché l’attuale segretario non è in linea con la leader. Poca roba, però, rispetto a quello che bolle in pentola in un Pd sempre più in fibrillazione.
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